Nasr “Ora è possibile tentare il dialogo sul nucleare degli ayatollah”

Masoud Pezeshkian non stravolgerà la politica estera dell’Iran su cui l’ultima parola spetta alla guida suprema Ali Khamenei. Ma cercherà «di riaprire il dialogo con l’Occidente e ribilanciare il rapporto con Russia e Cina nell’idea che l’Iran debba essere un punto di equilibrio tra l’Est e l’Ovest», dice Vali Nasr, il più brillante analista internazionale di cose iraniane, politologo della Johns Hopkins University ed ex consigliere dell’amministrazione Obama.

Cinque candidati conservatori e un solo riformista, peraltro poco conosciuto: la vittoria di Pezeshkian l’ha sorpresa?

«In Occidente c’è l’idea che le elezioni in Iran siano completamente chiuse e ininfluenti. Non sono pienamente democratiche, il regime controlla chi può partecipare, ma una volta avviata la competizione il risultato non è deciso. È molto diverso da quello succede in altri sistemi come la Siria dove il presidente vince con il 99%. Pezeshkian non è riuscito a portare al voto tutti gli iraniani laici, pro riforme, i giovani delle proteste ma ha attratto alcuni di loro e un certo numero di conservatori che non volevano l’ultraradicale Jalili. Sul velo, sulla libertà di Internet, sul dialogo con l’Occidente ha unito i moderati dei due campi e questo è un dato interessante».

Una morsa che si allenta

Questa inedita convergenza può avere un impatto anche sulla successione a Khamenei?

«Elementi dentro i conservatori e nei Guardiani della rivoluzione pensano che Pezeshkian possa creare le condizioni per un Iran più stabile internamente e nelle relazioni con l’esterno. E questa è qualcosa a cui anche la guida suprema Khamenei è interessato».

Il presidente ha poteri limitati. Riuscirà a fare delle riforme, anche parziali?

«La cosa più importante è che non andrà avanti con questa enorme pressione sulla società. Non potrà cambiare le leggi perché il parlamento è nelle mani degli ultraconservatori, ma può allentare la repressione sulle libertà sociali e garantire l’accesso a Internet che il suo sfidante Jalili voleva tagliare del tutto».

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Riaprirà i negoziati con l’Occidente?

«Credo che ci sia più di una possibilità che lo faccia, e credo che anche Khamenei sia positivamente predisposto verso questo sviluppo. Jalili credeva che l’Iran non dovesse fare nessun compromesso. In questo senso la presenza di Pezeshkian fa la differenza. L’Occidente non avrebbe mai negoziato un accordo con Ahmadinejad ma con Rouhani si, l’ha fatto».

Pensa dunque che anche Khamenei sia interessato al dialogo con l’Occidente?

«Penso di si. L’Iran non è disposto a rinunciare al suo programma nucleare, certo. Ma credo che ora sia pronto a negoziare e a prepararsi per una eventuale presidenza Trump. Teheran non vuole una totale rottura con l’Occidente e non vuole una guerra con gli Stati Uniti. L’Occidente, dal canto suo, sa che l’Iran non rinuncerà al programma nucleare ma vuole evitare che questa situazione diventi estremamente pericolosa. E qui è importante che il presidente sia Pezeshkian. Bisogna vedere se è possibile arrivare a qualcosa con il negoziato».

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Putin appare preoccupato da un possibile riavvicinamento tra Iran, Europa e Usa: è stato il primo a congratularsi con Pezeshkian. L’Iran potrebbe modificare la sua politica verso la Russia?

«Credo che Pezeshkian non lascerà il tema russo solo nelle mani dei Guardiani. I rapporti con la Russia non verranno stravolti ma è possibile e che ci sia un riequilibrio. Pezeshkian non è contrario alla cooperazione con Mosca e Pechino ma il campo che rappresenta ritiene da sempre che i rapporti dell’Iran debbano essere equilibrati tra Oriente e Occidente. Tenteranno di ricostruire una relazione con l’Ovest per ribilanciare il rapporto con l’Est».

Sulle crisi regionali, Gaza, il Libano, dobbiamo aspettarci continuità?

«L’Iran non cambierà la sua politica meno che mai nel mezzo di una guerra. Nessuno dirà non supportiamo più Hezbollah. Ma cambiamenti graduali di approccio sono possibili. Se ci sarà un dialogo costruttivo sul nucleare tra Iran, Europa e Stati Uniti sarà possibile coinvolgere Teheran in negoziati positivi anche sul dossier Russia -Ucraina e sulle questioni regionali».

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