Condhotel e mixed-use: un concept in crescita per il mercato italiano
Un modello di gestione tipico dei mercati anglosassoni che fa della struttura alberghiera una sorta di condominio tra hotel di lusso, 4 e 5 stelle, e residence, così da garantire al viaggiatore un’ospitalità personalizzata. Stiamo parlando dei “condhotel” e “mixed-use”, concept che permettono di guadagnare, quando non si è in vacanza, lasciando la gestione dell’appartamento al proprietario dell’albergo. In sintesi, vengono acquistate singole unità immobiliari, da utilizzare in proprio in periodi predeterminati. Nel resto del tempo gli spazi sono dati in locazione e gli incassi divisi tra il responsabile della struttura e il proprietario. Una formula ampiamente diffusa all’estero che si sta aprendo anche al mercato italiano come best in class, con marchi nazionali che hanno deciso di inserire questa offerta nel proprio portafoglio.
È il caso di LHM, white label management company, la prima management company ad avere adottato e sviluppato il concept in Italia. Nel corso degli anni il Gruppo ha gestito un totale di oltre 800 tra camere d’albergo e appartamenti, con differenti formule di contratti d’ingaggio, collaborando con le più importanti catene alberghiere internazionali, tra cui Marriott, Wyndham e Hilton, e avviato prestigiose partnership nell’ambito dell’hotellerie. E nel breve termine si è posta l’obiettivo di arrivare ad amministrare oltre 600 camere sul territorio nazionale, per un fatturato target di circa 20 milioni di euro. “La cosa interessante è che questo movimento non riguarda solo il gestore dell’albergo, ma anche l’investitore, e quando c’è una coincidenza di interessi tra queste due figure chiaramente il modello ha possibilità di svilupparsi”, dichiara Cristina Paini, founder e ceo di LHM.
Dalla flessibilità alla sicurezza, diversi sono i vantaggi dei Condohotel e Mixed-use. “La camera di un appartamento offre più spazio e maggiore personalizzazione – continua Paini – Oltre al fatto che la possibilità di avere l’appartamento va a gestire delle necessità che prima magari venivano coperte con più difficoltà dal settore alberghiero. Basti pensare agli extended stay, ovvero a quelli che decidono di soggiornare per un periodo più lungo, perché possono lavorare da remoto”. Qualcosa è stato fatto, ma ancora molto resta da fare affinché questa tipologia di hospitality conosca in Italia la stessa espansione del mercato estero. “Il turismo è anch’esso un elemento importante e fondamentale del Made in Italy: una sorta di cassa di risonanza per quello che è il nostro Paese, per questo è fondamentale che facciamo squadra da un lato puntando sull’industrializzazione, dall’altro sulla formazione del personale, un problema che sentiamo tutti all’interno del settore” aggiunge la ceo di LHM.
Oggi LHM opera in aree metropolitane con vocazione anche leisure: al momento Roma e Milano, ma intende espandere l’offerta in altre zone d’Italia, con nuove aperture in pipeline in città come Venezia, ma anche Bologna, Napoli e Verona. “In diverse percentuali e in diverse modalità ogni città italiana esprime due vocazioni: quella business e quella del leisure – sottolinea Paini – Abbiamo la fortuna di appartenere ad un Paese che vanta caratteristiche interessanti per il turismo e dobbiamo essere in grado di coglierle”.
Ne è esempio Palazzo Velabro, raffinato mixed-use hotel, divenuto punto di riferimento dell’hotellerie di lusso della Città Eterna, situato all’interno della cornice dei fori imperiali. Con 27 home suite e 6 camere di design, Palazzo Velabro riunisce sotto lo stesso tetto arte contemporanea, libri, cinema, verde ed eccellenza gastronomica. “Questo progetto è il più ambizioso di LHM perché ci permette da un lato di collaborare con brand internazionali, dall’altro di sviluppare il nostro concetto di hotel, diventando un contenitore della creatività italiana, dal design all’arte e al food, per questo faremo in modo di svilupparlo anche in altre città d’Italia”.
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