Us Open, fuori Djokovic e Musetti dopo Alcaraz: il peso delle Olimpiadi affossa i big. Il serbo: “Stanco dopo i Giochi”

Al termine della lunga serata che ha visto uscire di scena agli Us Open Novak Djokovic e Lorenzo Musetti (è una strage per i medagliati olimpici a Parigi, ieri Carlos Alcaraz, oggi il serbo e il numero 2 d’Italia), vi racconto una storia che ho letto giorni fa sul New York Times. È il 1990, forse il 1991, e James Blake, un ragazzino di colore, vorrebbe iscriversi a un torneo under 12 nel Connecticut. “Non ha una classifica e ci sono più richieste rispetto ai posti disponibili, quindi fanno un sorteggio. Il suo numero non viene estratto”, scrive Matthew Futterman. “Non preoccuparti, gli dicono gli organizzatori. Chi non è stato ammesso questa volta entra automaticamente nel torneo che faremo a breve”. Blake si ripresenta puntuale e stavolta il direttore lo ferma all’ingresso del circolo: siamo sold out, caro, torna a casa tua. Si capisce che non vuole un nero tra i piedi. La madre del piccolo James s’infuria per l’ingiustizia, fa il diavolo a quattro e impone l’iscrizione del figlio. È così che il futuro numero 4 al mondo va a vincere il suo primo torneo.

Us Open 2024, lo Slam degli afroamericani

Oltre trent’anni dopo, il grande tennis americano è più nero che bianco e, soprattutto, attira più pubblico, crea più business. Non c’è un buco a Flushing Meadows quando giocano Coco Gauff, Ben Shelton o Frances Tiafoe. Raccolgono ottime audience televisive anche Chris Eubanks, Madison Keys, Taylor Townsend, Sloane Stephens, Alicia Parks. Piacciono di più le donne (forse è la coda lunga dell’effetto Williams): ora si punta sulle giovani Robin Montgomery e Clervie Ngounoue. Cresce l’attenzione mediatica per Tyra Grant, 16 anni, nata a Roma, italiana di formazione, figlia di Tyrone, ex cestista professionista attivo a Bologna, Milano, Avellino, Livorno e altrove. La mamma è di Vigevano, ha un fratellino del quale si dicono meraviglie. Tennisticamente cresciuta da Riccardo Piatti a Bordighera, ora se la coccola l’Usta, la United States Tennis Association, in Florida.

Tiafoe batte Shelton, match spettacolare

In un contesto finalmente incomparabile con gli anni lontanissimi di Althea Gibson, con quelli lontani di Arthur Ashe e anche con i tempi del’under 12 Blake, succede dunque che il match clou della prima giornata dei terzi turni degli Us Open sia tra due americani di colore, Tiafoe e Shelton (qui semifinalista un anno fa), dei quali su Monday’s Net ho spesso scritto: il primo è figlio di immigrati dalla Sierra Leone, ha 26 anni ed è il numero 20 del ranking mondiale ufficiale; il secondo, classe 2002, ATP 14, è il rampollo di Bryan, eccellente professionista degli Anni 90 (fu Atp 55) e poi formidabile coach universitario. Giocatori votati allo spettacolo, Frances e Ben estasiano a tratti gli spalti gremiti del campo principale dell’Usta Billie Jean King National Tennis Center. Pur vestendo uno, Tiafoe, un completo Nike e l’altro uno di On, sfoggiano stessi colori (rosa, fucsia e bianco) e canottiere similbasket: non sono un esperto, ma sono gli outfit preferiti dai consumatori del vasto mercato afroamericano. Sparano colpi a tutto braccio, non si sottomettono a tatticismi. Potenti e veloci, non danno mai la sensazione che uno dei due stia prendendo in modo definitivo le redini del gioco. Il predominio pendola con regolarità dall’uno all’altro. Nell’ultimo tratto delle quattro ore di spettacolo è Tiafoe a sfruttare la propria più vasta esperienza nei match ad alta tensione. Finisce 4-6 7-5 6-7 6-4 6-3 a suo favore. Espn ci resoconterà su quanti milioni di statunitensi hanno visto il match.

Nakashima batte Musetti

Ho spoilerato all’inizio le sconfitte di Musetti e Djolovic. È andata così. Mentre sul Queens s’allungavano le ombre, Lorenzo ha affrontato sul campo 17 uno dei giocatori più in forma del circuito, l’americano – un altro figlio d’immigrati! – Brandon Nakashima, allenato dall’ex numero 1 italiano Davide Sanguinetti che i più ricordano per il successo a Milano nel febbraio 2002 ai danni del ventenne Roger Federer. Il californiano di origine giapponese, classe 2001, già vincitore delle Next Gen Finals milanesi del 2022, aveva eliminato nei primi due turni newyorkesi l’olandese Holger Rune e il francese Arthur Cazaux: in entrambi i casi, percorso netto.

Musetti cede al tie break del quarto set

Nel primo set, la velocità e la varietà del gioco di Brandon, Atp 50, sono impressionanti. Lorenzo tiene il ritmo forsennato degli scambi ma poi deve regolarmente cedere. Sotto 4-0, il carrarino trova le prime contromisure, ma ormai il destino del parziale è segnato. Poco dopo il numero 2 d’Italia e 18 del mondo sale in cattedra. È lui a piazzare incrociati, lungolinea e perfino passanti di diritto a lato del paletto della rete. In via teorica, è un doppio risultato raggiunto: mettere in pari il conto dei set e minare le certezze dell’avversario. Invece Nakashima riparte come nulla fosse e si prende il terzo set. Incassato lo svantaggio, Lollo appare incontenibile, si porta sul 4-0 e sembra deciso a giocarsi tutto nel quinto parziale. Nakashima no, non ci sta: recupera il doppio break e poi è determinato quanto basta (7-4) nel tie break. Il punteggio finale è 6-2 3-6 6-3 7-6.

Popyrin elimina Djokovic

Djokovic non perdeva al terzo turno di New York dal 2006, quando a sconfiggerlo (6-3 6-4 3-6 2-6 3-6) era stato Lleyton Hewitt. A riuscire di nuovo nell’impresa è un altro australiano, il numero 28 al mondo Alexei Popyrin, al quale peraltro sono sufficienti quattro set: 6-4 6-4 2-6 6-4. Ho visto solo a tratti il match, quindi non ho da resocontare granché su quanto è accaduto in campo. In conferenza stampa Nole si limita ad ammettere di non aver saputo mai esprimere, in questo torneo, il suo tennis migliore, che è quello mostrato alle Olimpiadi. Popyrin è reduce dal suo primo Atp 1000 vinto in carriera, a Montreal poche settimane fa, ed è finalmente approdato, a 25 anni, al livello al quale era, secondo chi lo conobbe dieci anni fa, predestinato. Il suo prossimo avversario sarà Tiafoe. “Popyrin ha sicuramente giocato meglio – dirà il serbo dopo il match – e ha meritato di vincere. Per quanto mi riguarda, onestamente, per come mi sentivo e per come ho giocato dall’inizio del torneo, il terzo turno è un successo. Ho giocato uno dei peggiori tennis di sempre e il mio servizio è stato pessimo. Quando hai una percentuale di prime così bassa non puoi vincere contro ragazzi come Alexei. Ero scarico dopo tutte le energie che avevo speso per vincere a Parigi. Qui la superficie è diversa ed ero a corto di benzina. Non ho mollato perché sono gli Us Open – ha ammesso – e ho fatto un tentativo. Pazienza, la vita va avanti e guardo al futuro”.

Errani-Paolini, il doppio olimpico fuori dagli us Open

Mentre Sara Errani e Andrea Vavassori superano il primo turno del torneo di misto, la romagnola e Jasmine Paolini si fermano in quello di doppio femminile, sconfitte in tre set (7-6 3-6 6-3) dalla britannica Harriet Dart e dalla francese Diane Parry. Le campionesse olimpioniche devono forse rivedere la programmazione all’interno degli slam: tre tornei contemporanei per Sara e due per Jasmine (entrambe sono ancora in corsa nel singolare) sono davvero troppi.

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