“Alex Cross”, un detective nella mente dell’assassino. La serie dai bestseller di James Patterson
Quattrocento milioni di copie vendute nel mondo. James Patterson è uno degli scrittori di thriller più prolifici e di successo dell’editoria globale. A 77 anni ha creato sette collane di romanzi di cui la prima, dedicata al poliziotto metropolitano Alex Cross, è arrivata in vent’anni a 33 volumi. Ora Cross ha un nuovo volto dopo un primo adattamento cinematografico con Tyler Perry, è quello dell’attore Aldis Hodge (Black Adam) nella serie tv, dal 14 novembre su Prime Video. La firma lo showrunner Ben Watkins.
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“Fin dall’inizio abbiamo discusso molto con James Patterson del personaggio, del mondo che ha costruito e delle storie che ha inventato – ci ha spiegato da Los Angeles lo sceneggiatore – Io ho potuto prendere le fondamenta dei suoi romanzi e trasporle nella nostra versione della storia. Volevamo ripartire da zero, costruire una storia del tutto nuova e lui ci ha incoraggiati a farlo. Era contento perché sapeva che i fan sarebbero stati soddisfatti: avrebbero avuto i personaggi e il mondo che amavano ma anche delle avventure tutte nuove. Ovviamente si tratta di un thriller, alla base di tutto c’è un delitto ma quello che distingue questo racconto da altri è il fatto di fornire la prospettiva dei cattivi. Era molto importante per noi che Cross avesse degli avversari degni della sua mente”.
“Alex Cross”, la serie. Il trailer dello show tratto dai romanzi di James Patterson
Sì perché il protagonista di questa serie non è soltanto un poliziotto muscoloso e scattante, è un detective e psicologo forense, straordinariamente abile nell’entrare nella psiche degli assassini e delle loro vittime, sempre un passo avanti rispetto ai suoi nemici. “La sua mente, il suo intelletto complicato è quello che mi ha attratto di questo personaggio – ci racconta Aldis Hodge, 1 metro e 86 di muscoli di talento – Mi piace come decompone la situazione prima di affrontarla, come entra nella mente del sospettato, come capisce l’umanità dietro la sua funzione. È un preveggente e sa quali sono i passi successivi. È come se giocasse a scacchi, degli scacchi mentali con i criminali, è veramente un uomo brillante”.
Cross è un poliziotto abile e un detective acuto ma da quando sua moglie è stata uccisa e il suo caso è ancora insoluto il suo autocontrollo è messo a dura prova dall’incontro con ogni criminale. Intanto a Washington un serial killer sta tenendo la città col fiato sospeso e la comunità nera si ribella a come la polizia stia indagando sulla morte di un giovane attivista. La tensione è alle stelle. “Era importante raccontare la tensione tra la polizia e la comunità nera – commenta Hodge – per noi era fondamentale, è l’esperienza reale che viviamo quotidianamente. Abbiamo avuto l’opportunità di raccontare qualcosa di reale utilizzando un tono, uno stile che siamo sicuri arriverà al pubblico. Il razzismo cambia il nostro modo di muoverci, camminare, il nostro senso di consapevolezza in uno spazio. Abbiamo cercato di raccontarlo in modo che il pubblico capisca quanto è realistico questo scenario per noi”. “La nostra sensazione – dice Ben Watkins – è che tu non possa fare un poliziesco senza raccontare il rapporto che c’è tra la comunità nera e le forze di polizia. Non saremmo stati dei narratori onesti se non avessimo affrontato la questione di petto. Se fuori piove qualcuno si bagnerà. Non vogliamo fare la predica a nessuno, è solo il racconto della realtà. La nostra realtà”.
Michael Connelly: “Addio Bosch, non sarai mai fuori moda”
Nella storia della televisione ci sono moltissime saghe di romanzi che hanno come protagonista detective e che si sono trasformate in serie di successo: da Bosch a Reacher soltanto per citarne alcuni. “Tutti amano la figura del buono che fa del bene – spiega lo showrunner – Tutti amano gli enigmi e vengono attratti dal mistero. E se la posta in gioco è alta meglio per il pubblico. Inoltre dal momento che sappiamo che queste sono storie di fantasia, riusciamo a immergerci anche nell’aspetto più dark della natura umana. Nel retro della nostra mente sappiamo che c’è un eroe che alla fine risolverà la situazione. Questo dà un grande senso di sollievo allo spettatore visto che nella vita reale invece non sempre succede”.
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