Troppi antibiotici, con più vaccini 1 milione di morti in meno all’anno
Più vaccini, meno antibiotici, meno infezioni e meno morti. È questo, sinteticamente, il messaggio che l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), invia al mondo, informazione contenuta nel suo ultimo rapporto sull’argomento, un’analisi che ha stimato il potenziale impatto degli aumenti nei tassi di immunizzazione.
Più precisamente l’Oms dice: “L’espansione dell’uso dei vaccini potrebbe ridurre la somministrazione di fino a 2,5 miliardi di dosi di antimicrobici all’anno, contribuendo in modo significativo alla lotta contro la resistenza antimicrobica (AMR), una delle maggiori sfide per la salute pubblica a livello mondiale”. Un’affermazione condivisa dagli esperti. La pensa in questo modo anche Massimo Ciccozzi, professore di Epidemiologia e Statistica medica al Policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma. Che evidenzia: “L’esitazione vaccinale per l’Oms è un grosso problema. In 50 anni, grazie ai vaccini, si sono salvate 150 milioni di vite: dopo l’acqua potabile, sono quelli che hanno risparmiato più persone”.
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Prima regola: addestrare il sistema immunitario
Il documento dell’Oms non usa mezzi termini nel descrivere una situazione preoccupante e la possibile soluzione a portata di mano. Con un piccolo problema: si tratta di convincere la gente a vaccinarsi. A tale proposito l’Organizzazione ha sottolineato che “il ruolo dei vaccini nella riduzione dell’AMR non è stato pienamente riconosciuto”, anche se possono “addestrare” il sistema immunitario a difendersi meglio da vari patogeni prima che un’infezione inizi o peggiori.
E ha aggiunto: “Le persone vaccinate avranno meno infezioni e quindi saranno anche protette dalle potenziali complicazioni delle infezioni secondarie che potrebbero innescare l’uso di antimicrobici o richiedere il ricovero in ospedale”.
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Impatto calcolato su tre tipi di vaccini
Vediamo come si è arrivati a questa conclusione. I ricercatori hanno calcolato l’impatto totale su tre categorie principali: vaccini già esistenti, quelli nelle fasi finali di sviluppo e quelli ipotetici. Sono stati valutati in totale 44 vaccini mirati a 24 patogeni, di cui 19 contro i batteri, 4 contro i virus e 1 contro un parassita. E, visto che le infezioni possono causare sindromi diverse e colpire vari gruppi di età, in molti casi sono stati spesso valutati più vaccini per lo stesso patogeno al fine di determinare il loro potenziale impatto sull’antibioticoresistenza.
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Cos’è l’AMR
Quando parliamo del problema dell’AMR ci riferiamo ad una causa precisa: l’uso eccessivo e improprio di antibiotici. Si stima che l’antibioticoresistenza sia collegata a circa 5 milioni di decessi all’anno. E, secondo il rapporto dell’Oms, un uso crescente di vaccini potrebbe prevenire molti di questi decessi, oltre a comportare significativi risparmi sui costi del trattamento e ridurre le perdite finanziarie dovute alla diminuzione della produttività dei pazienti.
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Cosa ha chiarito lo studio
A quali risultati è pervenuta la ricerca? Ha stimato che l’uso dei vaccini esistenti contro l’Haemophilus influenzae di tipo B e la Salmonella typhi potrebbe prevenire fino a 106.000 decessi all’anno, appunto strettamente collegati alla resistenza antimicrobica. E ogni anno, altri 543.000 decessi, sempre dovuti a quel collegamento, potrebbero essere evitati grazie allo sviluppo e alla distribuzione globale di nuovi vaccini contro il Mycobacterium tuberculosis e la Klebsiella pneumoniae . Attualmente, nuovi vaccini contro i patogeni che causano la tubercolosi sono già in fase di sperimentazione clinica, mentre uno contro la K pneumoniae è nelle prime fasi di sviluppo.
A ciò bisogna aggiungere che, i vaccini nelle fasi avanzate di sviluppo clinico potrebbero prevenire fino a 135.000 decessi all’anno e 5 milioni di anni di vita aggiustati per disabilità (DALY – misura dell’impatto di una particolare patologia). Inoltre, potrebbero ridurre i costi ospedalieri di 1,2 miliardi di dollari e le perdite di produttività di 2,2 miliardi di dollari, tutti associati all’AMR.
Ma anche i vaccini nelle prime fasi di sviluppo giocano un ruolo significativo creando impatti massicci. Tanto da poter prevenire fino a 408.000 decessi all’anno e 23 milioni di DALY, risparmiare 30 miliardi di dollari in costi ospedalieri e 17,7 miliardi di dollari in perdite di produttività.
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Le raccomandazioni
Il nuovo rapporto Oms è andato oltre, fornendo anche una serie di raccomandazioni, come l’integrazione dei vaccini nelle strategie globali e regionali per combattere la resistenza antimicrobica, nonché la revisione sistematica dei risultati.
Il documento suggerisce che l’introduzione dei vaccini esistenti debba essere accelerata, inclusa l’espansione della copertura vaccinale. E spiega: “Tutti i vaccini pediatrici esistenti dovrebbero raggiungere gli obiettivi di immunizzazione di IA2030 (Agenda per l’immunizzazione 2030) e si dovrebbe prendere in considerazione l’uso dei vaccini nelle fasce di età più avanzata”.
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L’impegno dell’Onu
Intanto, anche da altre parti sale l’attenzione sull’antibioticoresistenza. I gravi impatti sanitari ed economici che porta con sè ha prodotto, durante l’Assemblea generale Onu di fine settembre, un incontro di alto livello sul tema, incontro che si è concluso con la pubblicazione di una dichiarazione politica.
L’impegno assunto dai leader mondiali in quella sede è stato di “intraprendere azioni per affrontare il problema, delineando obiettivi per aumentare i finanziamenti per la ricerca di nuovi farmaci e vaccini, nonché sforzi congiunti per rafforzare i sistemi sanitari pubblici”. Uno dei punti salienti è stanziare 100 milioni di dollari entro il 2030 per garantire che almeno il 60% dei Paesi membri possa finanziare i propri piani di lotta alla resistenza antimicrobica.
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Ciccozzi: “L’AMR è la vera pandemia nascosta”
Di antibioticoresistenza parla anche Ciccozzi. E non usa toni morbidi: “È la vera pandemia nascosta – sottolinea -. Abbiamo due modi per evitarla: non somministrare antibiotici per le infezioni virali e pure quando non serve. Perché vanno dati quando c’è un’infezione di tipo batterico”.
“La prima cosa da fare è prevenire la resistenza agli antibiotici, e quindi le infezioni – prosegue Ciccozzi -. Ciò significa fare la vaccinazione giusta, che abbia un senso. Ma non solo. La seconda regola è dare un antibiotico mirato per quel batterio e non per un’affezione di tipo virale. Infine, il farmaco deve essere assunto per il periodo di tempo, per la frequenza e nella dose prescritta dal medico. Non a discrezione personale”.
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