Ictus, ecco i tre maggiori fattori di rischio: fumo, ipertensione e fibrillazione atriale

Tre fattori di rischio. Tre elementi ostili, spesso silenziosi, per la circolazione. In generale accrescono le probabilità di andare incontro ad un ictus cerebrale. Ma c’è di più. Pressione alta non controllata, fibrillazione atriale senza le adeguate contromisure farmacologiche indicate dal medico, fumo (bisogna solo smettere) fanno salire il pericolo che la crisi circolatoria per il cervello sia più grave e provochi danni maggiori. Ovviamente rispetto a che va incontro ad ictus senza presentare precedentemente questi elementi. Risultato? Vista la maggior severità del quadro può diventare peggiore la prognosi a breve termine. Ma non basta. Anche il percorso di recupero può rivelarsi più insidioso e lento, perché il danno ai neuroni in genere tende ad essere più diffuso se sono presenti questi fattori di rischio.

A segnalare la situazione e chiedere contromisure efficaci, soprattutto nel riconoscimento dei soggetti che corrono i pericoli maggiori, è una ricerca coordinata da Catriona Reddin dell’Università di Galway, in Irlanda, apparsa sull’edizione online di Neurology. Lo studio ha preso in esame nel tempo circa 27.000 persone di 32 paesi con un’età media di 62 anni. Di questo gruppo, la metà nel tempo è andata incontro ad un ictus: 4.848 persone hanno avuto un ictus grave e 8.612 persone hanno avuto un ictus da lieve a moderato.

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Quanto pesano i fattori di rischio

La fibrillazione atriale è sicuramente in testa come fattore di rischio per l’ictus. Chi presentava questa aritmia aveva probabilità maggiori di 4,7 volte (quindi un rischio quasi quintuplicato) di andare incontro ad ictus grave, in confronto a chi non soffriva del disturbo del ritmo. Inoltre, il rischio di avere un ictus da lieve a moderato è salito di 3,6 volte nella popolazione con la fibrillazione atriale. I soggetti ipertesi hanno più che triplicato (3,2 volte in più rispetto a chi non soffriva di pressione alta) le probabilità di avere un ictus grave, vedendo salite anche di 2,9 volte il rischio di andare incontro ad un ictus da lieve a moderato, sempre in confronto a chi non presenta valori pressori elevati. Infine, sul fronte del fumo di sigaretta, chi ha l’abitudine ha mostrato nello studio 1,9 volte probabilità in più di avere un ictus grave e 1,7 volte più probabilità di avere un ictus da lieve a moderato, rispetto ai non fumatori.

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Cosa si intende per ictus grave

“L’ictus può portare a disabilità o persino alla morte, ma ci sono una serie di fattori di rischio che le persone possono modificare con un cambiamento nello stile di vita o con i farmaci – riporta in una nota Catriona Reddin. I risultati sottolineano l’importanza di gestire i fattori di rischio per l’ictus, in particolare ipertensione, fibrillazione atriale e fumo, al fine di prevenire ictus gravi e invalidanti”.

Per la cronaca, nello studio si è parlato di ictus grave in caso di esiti che vanno dall’incapacità di camminare o prendersi cura di sé senza assistenza alla necessità di cure infermieristiche costanti fino alla morte. L’ictus da lieve a moderato è stato definito come un quadro che va dall’assenza di sintomi alla necessità di un piccolo aiuto per la cura personale, pur mantenendo la capacità autonoma di deambulare.

Ovviamente sono stati considerati nell’analisi diversi fattori di rischio: oltre all’ipertensione (oltre 140-90 millimetri di mercurio), alla fibrillazione atriale e al fumo si è tenuto conto di eventuale presenza di diabete, ipercolesterolemia, consumo di alcolici, alimentazione, attività fisica, stress e misure del girovita.

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Il valore della prevenzione e degli screening

“L’ictus rappresenta una delle principali cause di morte e disabilità con un impatto rilevante sul nostro Sistema Sanitario – commenta Francesco Dentali, Direttore Dipartimento di Area Medica, Asst Sette Laghi, Varese e Presidente FADOI (Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti). La sua gravità durante la fase acuta è un fattore determinante per la prognosi a lungo termine. I pazienti che vanno incontro a un ictus meno severo hanno maggiori probabilità di recuperare l’autonomia e di godere di una migliore qualità di vita rispetto a coloro con forme più gravi. Di conseguenza, identificare e agire sui fattori di rischio associati a forme di stroke severo è di fondamentale importanza”.

In questo senso, esistono però fattori di rischio su cui è fondamentale agire. “Per l’ipertensione arteriosa e la fibrillazione atriale sono disponibili terapie efficaci in grado di ridurre significativamente il rischio di ictus – fa sapere Dentali. Altro elemento critico è il fumo di sigaretta, un’abitudine ancora molto diffusa in Italia: i dati più recenti, che evidenziano un aumento della prevalenza del fumo nelle fasce più giovani della popolazione. Per affrontare questa importante sfida sanitaria, è essenziale implementare programmi di screening su larga scala per individuare precocemente l’ipertensione e la fibrillazione atriale e promuovere politiche nazionali mirate a ridurre in maniera drastica l’utilizzo di tabacco”.

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