Tumore al seno, l’obiettivo guarigione (per tutte) è più vicino
Importanti novità in arrivo per il trattamento del tumore al seno, sia in fase precoce che metastatica. A prometterlo sono i risultati di tre nuovi studi condotti anche in Italia e che saranno presentati al San Antonio Breast Cancer Symposium (dal 10 al 13 dicembre in Texas), uno degli appuntamenti scientifici più attesi nell’ambito del carcinoma mammario.
Una tripletta in pochi giorni
Il primo degli studi, guidato da Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione nuovi farmaci per terapie innovative dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) e presidente eletto della Società europea di oncologia medica (Esmo), è appena stato pubblicato sul New England Journal of Medicine (Nejm), mentre gli altri saranno pubblicati nei prossimi giorni: uno sempre sulle pagine del Nejm e l’altro su quelle di Nature Medicine. Una tripletta che, riferisce Curigliano, avvicina l’obiettivo della guarigione per sempre più pazienti.
Giulia e il tumore al seno: “Correre mi ha aiutato a fare pace con il mio corpo”
Anticorpi coniugati per tumori metastatici
La prima importante notizia (di cui sono già pubblici i dettagli) riguarda i tumori mammari metastatici più frequenti, quelli positivi al recettore ormonale e in cui il recettore 2 del fattore di crescita dell’epidermide umana (Her2) è poco espresso (si parla di neoplasie Her2-low e Her2-ultralow). Per questi pazienti, l’impiego dell’anticorpo farmaco-coniugato trastuzumab deruxtecan, dopo la terapia ormonale, ha migliorato la sopravvivenza senza progressione di malattia in media di cinque mesi rispetto alla chemioterapia. In particolare, nel caso di malattia Her2-low, la sopravvivenza libera dalla progressione mediana è stata di 13,2 mesi nel gruppo di pazienti trattati con trastuzumab deruxtecan e di 8,1 mesi nel gruppo trattato con la chemioterapia. Anche in caso di malattia Her2-ultralow si sono registrati risultati simili.
In cammino insieme a otto donne con il tumore al seno metastatico
Un nuovo farmaco anti-ormonale
Progressi anche per la terapia di carcinomi avanzati ormonali ma che non esprimono Her2 (Her2-). Nello studio Ember-3, la somministrazione di imlunestrant (un nuovo farmaco “anti-ormonale”) associato al farmaco mirato abemaciclib ha aumentato di circa quattro mesi la sopravvivenza mediana senza progressione di malattia rispetto alla terapia standard. Il lavoro sarà pubblicato sempre su Nejm nelle prossime ore.
L’immunoterapia prima della chirurgia
L’ultimo studio, di prossima pubblicazione su Nature Medicine, fa fare un passo avanti nella cura dei tumori al seno scoperti in fase iniziale ma ad alto rischio di recidiva. In questo caso è stato dimostrato che l’immunoterapia con nivolumab aumenta l’efficacia della chemioterapia somministrata prima dell’intervento chirurgico per diminuire le dimensioni del tumore e operare con più facilità.
Tumore al seno: avventure illustrate per spiegare ai figli il ritorno della malattia
Verso l’obiettivo della guarigione
“Dobbiamo continuare a interrogarci sugli schemi terapeutici e le classificazioni del tumore al seno, per migliorare le cure dei tumori metastatici e quelli iniziali ad alto rischio: le due grandi sfide della senologia contemporanea – commenta Curigliano – Dobbiamo continuare a sviluppare lo studio delle caratteristiche molecolari del tumore e in particolare la presenza di bersagli molecolari sulle cellule tumorali e quali livelli sono presenti, perché su questa conoscenza si basa la strategia terapeutica del futuro. I progressi ci sono già oggi, come dimostra il fiorire di studi mondiali, tra cui i tre appena pubblicati. La prospettiva di vita per una donna con una malattia metastatica è quasi triplicata negli ultimi 20 anni: sono convinto che questo sia solo l’inizio di un processo che ci porterà verso l’obiettivo della guarigione per tutte le pazienti con tumore del seno”.
Cancro al seno: attività fisica sì, ma qual è la migliore?
Condividi questo contenuto: