Il Milan batte la Stella Rossa e vede la qualificazione. Fonseca accusa: “Qui non tutti danno tutto”
MILANO – “Sono triste. C’è chi non dà tutto per questa maglia. Se sarà necessario, farò entrare qualche ragazzo dal Milan Futuro”. Il Milan ha battuto la Stella Rossa e può qualificarsi direttamente per gli ottavi della Champions, però Fonseca è irritato con alcuni giocatori. Non fa nomi, ma non è difficile individuare almeno due colpevoli: Theo Hernandez, una prova anonima e un cartellino giallo per non avere buttato fuori il secondo pallone, è Tomori, che si è fatto ammonire addirittura dalla panchina e sarà squalificato. Eppure Alla Scala del calcio la forza del destino è una prova da tenori. Vale finalmente a Leao un gol da campione: aggancio di destro, con una carezza sul lancio di Fofana, e colpo di sinistro a porta semivuota. E vale soprattutto al tenorino Camarda, entrato per raddrizzare nel finale una partita compromessa dal pari della Stella Rossa grazie all’acuto dello scarto del Torino Radonjic, la meritata etichetta di campioncino scacciaguai: un pallone toccato di testa, su speranzoso cross di Chukwueze, obbligando Gutesa ad allungarlo sulla traversa e propiziando la zampata in mischia di Abraham, che in precedenza era riuscito nell’ardua impresa di centrare Djiga sulla linea.
Qualificazione vicina
Tanto basta al Milan per avvicinarsi all’obiettivo non molto immaginabile, dopo le due sconfitte iniziali con Liverpool e Bayer: l’ingresso diretto agli ottavi di finale della Champions, senza passare dai rischiosi play-off. Con due vittorie contro Girona e Dinamo Zagabria, avversarie resistibili, l’approdo sarà possibile. Se conta il modo in cui è avvenuta la navigazione — traversa dell’imberbe Maksimovic nel primo spicchio di serata, doppio infortunio muscolare in un paio di minuti a Loftus-Cheek e a Morata (in aggiunta a quello dell’assente Pulisic), parata di piede di Maignan a inizio ripresa sul terzino Mimovic — è lecito soffermarsi sull’affondamento rischiato e sul fatto che la squadra ha mostrato più di una falla tattica per lo sbilanciamento cronico. Il solo ingresso dell’ex torinista Radonjic ha fatto imbarcare acqua, anche se il cammino europeo è meno incerto di quello in campionato, dove urge risalire verso la zona Champions, imprescindibile per la dirigenza americana.
LA DIRETTA
Le questioni societarie
La quale non riesce più a nascondere i dissidi interni, a cominciare dalle divergenze tra l’azionista di controllo Cardinale e il fondo Elliott, che gli ha prestato i famosi 560 milioni del vendor loan, nel frattempo già saliti a 653 in attesa di trasformarsi in 693 alla scadenza dell’agosto 2025. Tra un colpo di coda e l’altro, è emersa nelle ultime ore una nuova ipotesi: che RedBird, il fondo di Cardinale, possa affidare il rifinanziamento del prestito al fondo americano Carlyle, di area governativa. Ibrahimovic, consulente di Cardinale, ha intanto licenziato il ds D’Ottavio per contrasti col ds del settore giovanile e suo pupillo Kirovski, anche se poche ore prima della partita di San Siro la Primavera è stata eliminata dalla Youth League.
Mentre il diffidato Tomori si è fatto ammonire dalla panchina durante il riscaldamento e sarà squalificato, la Stella Rossa si è lamentata dell’arbitro Manzano e del Var spagnolo per una spinta a Spajic sul gol decisivo di Abraham. Ma resta pallida erede della squadra che vinse la Coppa Campioni 1991 con Savicevic, poi eroe milanista. Il glorioso numero 10 dovrebbe essere domenica tra i protagonisti della sfilata per i 125 del Milan, alla quale mancheranno verosimilmente Maldini, Boban, Kakà, Shevchenko e forse Rivera.
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