La Bce taglia i tassi di 25 punti. Spinta francese per una riduzione più forte

Non siamo più tra Scilla e Cariddi, tra un’inflazione alle stelle e una crescita insabbiata. La Bce pensa che la belva più feroce sia sconfitta: “il processo di disinflazione è ben avviato”. Il mostro che si mangia i risparmi è pressoché domato. E la presidente dei guardiani dell’euro Christine Lagarde è convinta che “nel medio termine” l’andamento dei prezzi al consumo si assesterà intorno all’obiettivo del 2%. Un livello che sarà raggiunto già all’inizio dell’anno prossimo, nelle previsioni degli economisti di Francoforte.

Ecco perché il consiglio direttivo della Bce ha deciso all’unanimità un taglio dei tassi sui depositi di un quarto di punto, al 3%. Una volta riportata l’inflazione sotto controllo, è chiaro che si liberano spazi per sostenere l’economia alleggerendo il costo del denaro. Anzi, è un passo obbligato alla luce di una crescita che si sta di nuovo indebolendo, come ha ammesso Lagarde. Tanto più che restano all’orizzonte alcuni scogli enormi da affrontare.

Spinta francese per un taglio di 50 punti

Sulla bestia più insidiosa, l’inflazione, Lagarde ha chiarito che “non possiamo ancora cantare vittoria. Ma l’inflazione è su una strada virtuosa. Ciò ci ha donato la fiducia necessaria ed approvare unanimemente un taglio dello 0,25% dei tassi”. Una discussione c’è stata, ha ammesso, sull’opportunità di una sforbiciata di mezzo punto. Secondo fonti dell’eurosistema, la proposta sarebbe arrivata, tra gli altri, dal numero uno della banca centrale francese, François Villeroy de Galhau.

Il governatore della Banca di Francia Francois Villeroy: “Probabile taglio dei tassi a ottobre. I governi stiano fuori dalle fusioni bancarie”

Del resto, la numero uno dei guardiani dell’euro ha ammesso che “la crescita sta perdendo slancio”, che “la ripresa è stata più lenta delle attese” e “l’outlook resta incerto”. Dunque, “l’economia si riprenderà. Ma meno rapidamente di quanto pensato”.

I rischi all’orizzonte

Una delle incognite che si stagliano all’orizzonte si chiama Donald Trump e la sua minaccia dei dazi sui prodotti europei: una bufera protezionistica che potrebbe far schizzare di nuovo alle stelle i prezzi e colpire la fragile economia del continente. Lagarde ha ammesso in conferenza stampa che si è parlato delle “incertezze politiche” negli Stati Uniti e in Europa. Sugli eventuali dazi, Lagarde ha ribadito quanto spiegato in una recente intervista al Financial Times. Le restrizioni sul commercio e il protezionismo “non portano crescita”, soprattutto: non si sa che effetti possano avere sull’inflazione.

Certo non aiuta a pensare a un futuro roseo l’infarto che ha colpito il cuore dell’Europa. Le crisi di governo contemporanee in Germania e in Francia hanno già sortito da mesi effetti depressivi sui consumi e gli investimenti e hanno innervosito a più riprese i mercati. Così, a chi le chiedeva, visto il ridimensionamento dei piani degli acquisti dei titoli di Stato come il Pepp, se si fosse discussa l’opportunità di attivare lo scudo antispread Tpi – molti analisti lo avevano evocato quando i rendimenti sui titoli francesi erano finiti sotto pressione – la numero uno della Bce ha rivelato che “non ne abbiamo parlato”.

Per alimentare l’economia, la presidente della Bce ha invece due fari in mente: i rapporti di Mario Draghi ed Enrico Letta. “E’ fondamentale dare prontamente seguito, con politiche strutturali concrete e ambiziose, alle proposte di Mario Draghi per una maggiore competitività europea e a quelle di Enrico Letta per il rafforzamento del mercato unico”, ha scandito davanti ai cronisti.

Le nuove stime di crescita

Le nuove stime formulate dagli economisti di Francoforte prevedono una crescita economica dello 0,7% nel 2024, dell’1,1% nel 2025, dell’1,4% nel 2026 e dell’1,3% nel 2027. Quanto all’inflazione, si attesterà in media al 2,4% nel 2024, al 2,1% nel 2025, all’1,9% nel 2026 e al 2,1% nel 2027. L’andamento dei prezzi al netto della componente energetica e alimentare si porterebbe in media al 2,9% nel 2024, al 2,3% nel 2025 e all’1,9% nel 2026 e 2027.

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