Ecco chi sono “Gli sbirri di Sciascia”. Il libro del generale Giuseppe Governale

Come verranno interpretati questi Sbirri di Sciascia, mi sono chiesta. Come un reportage su alcuni eroi del passato siciliano? Come un saggio storico? Un romanzo realista? Oppure come una sorta di nuova Bibbia dei tutori della legge? E infine: come l’autoritratto di Giuseppe Governale che si sarebbe così dolcemente messo in scena attraverso alcuni personaggi mitici?

In verità, Gli sbirri di Sciascia non sono niente di questo e, insieme, tanto di questo. L’autore fa sfilare, osserva, analizza e disseziona questi personaggi della penna sciasciana. Dal capitano Bellodi, “investigatore misurato”, all’ispettore Rogas, coi suoi “criteri”. Dall’infame Matteo Lo Vecchio, “tracotante e prevaricatore” al brigadiere Lagandara e la sua “storia semplice”. Dal Vice, sbirro “ideale” del Cavaliere e la morte suo penultimo romanzo, fino ad arrivare a reclutare investigatori ausiliari non “salariati” come l’insegnante Laurana di A ciascuno il suo e il pittore di Todo modo. Senza dimenticare ovviamente il carabiniere Renato Candida, l’ispiratore, che fu anche “antifascista e partigiano” e divenne per trent’anni “il miglior amico dello scrittore Sciascia”.

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Ma l’autore fa sfilare anche l’identità siciliana metaforica col suo scarso senso della cittadinanza, il suo individualismo e il suo Stato vissuto come un’astrazione tante volte dannosa e irraggiungibile. Un’identità nella quale navigano come possono i nostri eroi. La mentalità comune spesso accontentatasi di “proverbi” del tipo “Se ritieni di collaborare con lo Stato, soltanto guai ti dovrai aspettare”, sintesi perfetta del pensiero dell’autista della Volvo di Una storia semplice. Oppure del proclama guerriero tipo “Il miglior diritto e la più giusta giustizia (…) possono soltanto uscire dalle canne di un fucile”.

Ci hanno navigato in queste fantastiche approssimazioni i nostri «sbirri» ma hanno capito anche che l’unico Stato che in fin dei conti gli isolani (e quindi un po’ tutti perché la Sicilia è ancora una metafora non lo dimentichiamo) vedono chiaramente, valutano e apprezzano sono appunto loro, gli uomini in uniforme, poliziotti, carabinieri o altre forze dell’ordine, autentici “capitani coraggiosi” capaci di decifrare anche i cosiddetti “cadaveri eccellenti”. Ci navigano, realizzando quanto il rapporto del cittadino con la giustizia, facilmente diffidente e vessatorio, abbia bisogno di relazioni concrete fra esseri umani e non di leggi incomprensibili o astratte.

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Giuseppe Governale se ne fa l’interprete con la sua grande esperienza professionale e umana, fatta anche di “sicilitudine”.E cosi che noi lettori, attenti all’evoluzione generale del rapporto popolo-Stato, per tanto tempo ammiratori della più vera coraggiosa Antimafia e dell’Antiterrorismo italiano e dei suoi uomini, leggiamo con tenerezza e curiosità la genesi lontana dello “sbirro” odierno, apprezzatissimo a livello internazionale, efficace e formato. Un modello, questo “special sbirro”, come direbbe Giuseppe Governale, che in quell’espressione si potrebbe di certo riconoscere.

L’autrice

Marcelle Padovani è una giornalista e saggista francese. E’ autrice con Giovanni Falcone di Cose di Cosa Nostra (Rizzoli, 1991) e con Leonardo Sciascia di La Sicilia come metafora (Mondadori 1979). Nel 2022 ha pubblicato Giovanni Falcone. Trent’anni dopo (Sperling&Kupfer)

Il libro

Gli sbirri di Sciascia

di Giuseppe Governale

Zolfo Editore

pagg. 137

euro 16

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