Aversa: “Approccio cambiato, la riuscita del piano Stellantis dipenderà dai nuovi modelli”
Torino — «Clima più sereno e prospettive a lungo termine, fino al 2032, sono i due elementi più importanti». Stefano Aversa, presidente dell’Europa e vicepresidente globale di AlixPartners, è uno dei massimi esperti del settore automotive.
Le scadenze a medio termine non sono un modo per prendere tempo?
«Stellantis ha dato elementi di prospettiva, una visione, tutt’altro che un disimpegno. Sotto la gestione Tavares c’è sempre stata reticenza, anche per non dare elementi ai concorrenti. Ora l’azienda ha scelto di condividere di più. E questo ha permesso a tutti i protagonisti di scendere dal ring. Quando si fa business è meglio essere sereni».
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Il piano è valido?
«Sì, considero elementi come la piattaforma Small a Pomigliano e la Pandina al 2030 con un’evoluzione successiva importanti. Progetto e prodotti ci sono, bisogna vedere come sarà l’esecuzione e se le auto avranno successo. I concorrenti non stanno ad aspettare Stellantis».
Non si è sbloccata la situazione della gigafactory di Termoli…
«La gigafactory di Termoli non è fatta da Stellantis, ma da Acc, dove c’è dentro Mercedes e Total. Il settore delle batterie ha problemi tecnologici e finanziari, vedi i casi Britishvolt e Northvolt. Non ci sono impegni, ma io credo che si farà. Stellantis ha poi annunciato il progetto con i cinesi di Catl in Spagna, dove il costo dell’energia è competitivo, cosa su cui dovrebbe ragionare il governo italiano. Questa joint venture in prospettiva potrebbe rappresentare un’alternativa».
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E su Maserati poche certezze…
«Maserati è piccola, ma importante. Mi aspetto novità rispetto al sistema Motor Valley di cui, ricordiamo, fa parte anche Ferrari, altro asset fondamentale. Il cambio di approccio non va sottovalutato».
Quale?
«Elkann sta riconoscendo l’importanza dei Paesi e in primis dell’Italia, oltre che della Francia e della Germania. Il suo è un approccio più bilanciato, meno radicale, meno da azienda indipendente da tutto che pensa solo a sé e agli azionisti, senza tenere conto degli elementi nazionali e locali. Con Tavares era diverso».
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Come crescerà il mercato?
«In Europa il mercato, non solo per la crisi, tenderà a ridursi con l’aggravante della concorrenza cinese che oggi è al 5%, tra cinque anni al 12% e tra dieci al 20%».
Come si riscrive la transizione verso l’elettrico?
«Con più flessibilità. L’elettrico rimarrà la via maestra, lasciando però spazio ad altre soluzioni tecniche, come e-fuel».
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