“Salvini si ritiri”. E alla festa leghista scatta l’applauso. Lui ora cerca alleati

MILANO — «Affinché la Lega sopravviva, Matteo Salvini deve fare un passo di lato», dice Paolo Grimoldi, ex segretario della Lega Lombarda e anima del Comitato Nord, la minoranza vicina a Umberto Bossi nel partito. Il problema, per il segretario federale e vicepremier, è un altro: che Grimoldi queste cose può dirle da un palco di una festa della Lega in provincia di Bergamo, domenica scorsa, e ricevere applausi scroscianti dalla folta platea.

La contestazione a Salvini non è solo quella dei reprobi venetisti, ma sta dilagando anche in Lombardia, il fortino storico: dallo striscione apparso qualche giorno fa sulla Milano-Meda (“Da Verdi a Verdini, ora basta, congressi subito!”) a quello su un’altra statale in Valle Camonica (“Rispetto per i militanti, congresso subito!”). La faccenda ancora tutta da chiarire è: se pure ci sarà un congresso, chi può prendere il posto del (fu?) Capitano? In pochi scommettono su Luca Zaia, qualcuno in più su Massimiliano Fedriga, ma la verità è che per far scattare un piano B servirebbe un disastro conclamato alle Europee, necessario per far svegliare anche l’ampia zona grigia di dirigenti che si lamentano ai tavoli delle feste di partito ma poi lì si fermano. Non siamo ancora ai livelli delle scope di Bobo Maroni, quando con i suoi barbari sognanti rovesciò Bossi, e solo dirlo poteva sembrare una bestemmia nella vecchia Lega, ma c’è ebollizione.

Intanto la prossima débâcle leghista al Parlamento europeo, dove il gruppo del Carroccio passerà dai 28 eletti del 2019 ai 5-6 di giugno, miete già la prima vittima ed è una vittima di peso: Marco Zanni, presidente del gruppo Identità e democrazia, la famiglia europea leghista di cui fanno parte Rassemblement national e Alternative für Deutschland. Il quale, e qui siamo al punto, non si ricandiderà alle elezioni. Zanni è un fedelissimo di Salvini e la sua storia politica in realtà nasce con il M5S. Viene eletto per la prima volta a Bruxelles nel 2014, ed è il Movimento “né di destra né di sinistra” che sceglie l’alleanza europea con la destra euroscettica di Nigel Farage. Ma già nel 2017 Zanni lascia i 5 Stelle ed entra nella Lega in ascesa, venendo rieletto nel 2019 nella circoscrizione Nord-Ovest.

Solo che adesso, a giugno, le cose cambieranno parecchio. Il vicepremier punta alla doppia cifra ma non sarà semplicissimo, anzi. E soprattutto in quel collegio la concorrenza si preannuncia fortissima. Del generale Roberto Vannacci capolista in tutti le circoscrizioni si è detto molto, si vedrà, di sicuro per lui — se sarà — si prevede una bella incetta di preferenze. Ma per dire, oltre al fattore Vannacci, lo Zanni che prese 18 mila preferenze nel 2019 come può competere con l’Angelo Ciocca che sta scaldando i motori e che ne conquistò 89 mila? Oppure, altro nome di peso: come farlo con la milanese Silvia Sardone, 44 mila preferenze? Per Zanni meglio quindi un preventivo passo indietro, visto anche il ruolo politico di peso avuto sinora a livello europeo. E una futura compensazione un domani, chissà, del resto Salvini viene descritto come uno che non si dimentica degli amici.

La strategia del capo leghista da qui al voto è comunque abbastanza semplice: allearsi con qualche sigla che porta voti qua e là, dall’Udc di Lorenzo Cesa all’Mpa di Raffaele Lombardo, oppure con Italia del Meridione, piccolo movimento calabrese guidato da Orlandino Greco (già accusato di concorso esterno alla ‘ndrangheta), oltre al fattore Vannacci, tutto per portare a casa una percentuale considerata accettabile e poter insistere sulla strada nazionalista. Quel che basta per non farsi travolgere dalla base, o quel che ne resta: nelle ultime settimane sono andati via parecchi quadri locali, alcuni anche conosciuti ai più come Tony Iwobi, passato a Forza Italia; oppure Nino Spirlì, ex presidente calabrese. «La Lega Salvini premier non si salva candidando questa gente — ragiona sempre Grimoldi — si salva valorizzando i propri tesserati e cambiando urgentemente nome». Difficile che Salvini sia d’accordo.

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