‘Many moons’: a Lugano prima personale per Louisa Gagliardi
Dal 16 febbraio il Masi di Lugano dà spazio ai mondi immaginari di Louisa Gagliardi. Curata da Francesca Benini, ‘Many moons’ presenta due cicli pittorici monumentali creati per l’occasione insieme ad una selezione di opere realizzate di recente da parte dell’artista zurighese, uno dei talenti più interessanti della scena artistica contemporanea. Le sue opere si collocano nel solco di correnti storiche come il surrealismo, la metafisica e il realismo magico cariche di un immaginario inquietante che attinge da diversi registri estetici.
L’artista utilizza una tecnica pittorica innovativa che integra i metodi tradizionali agli strumenti digitali. Le immagini vengono inizialmente create al pc per poi essere stampate su supporti di vinile o pvc. Successivamente Gagliardi rimaneggia la riproduzione con additivi impiegati nella pittura acrilica per modificare consistenza, trasparenza e finitura del colore. Gel, vernici e glitter conferiscono all’opera un effetto pittorico più materico e tridimensionale donando ai dipinti una qualità ibrida che riflette la contaminazione fra mondo reale e virtuale. Secondo Gagliardi nello spazio in cui oggi avviene l’esperienza umana si dissolvono i confini tra naturale e artificiale, intimità e visibilità, appartenenza e alienazione, voyeurismo ed esibizionismo.
L’esposizione al Masi si sviluppa lungo un percorso che rivela scenari inaspettati. Un sottile senso d’irrequietezza accompagna l’osservatore posto di fronte ai grandi dipinti privi di cornice che sembrano essere delle finestre affacciate su realtà parallele. Nei suoi paesaggi urbani la natura irrompe in modo imprevedibile attraverso i dettagli. È il caso delle pesche sparse a terra in ‘Climbing’ o delle cinciallegre in ‘Birds of a feather’ che si poggiano su una coppia. Non mancano le visioni distopiche di ‘Swamped’ dove un’automobile sommersa dall’acqua è circondata da aironi a ribadire il prevalere della natura sull’uomo. Figure disumanizzate mosse da uno strano automatismo popolano ‘Roundabout’ e ‘Green room’ dove figure dai volti verde acido siedono su un divano, apparentemente indifferenti a qualsiasi stimolo uditivo.
Nel primo ciclo pittorico site-specific il pubblico si trova immerso nella rappresentazione di un interno non-luogo. Nello spazio, forse una sala d’attesa, convivono piccioni, ombre che tengono cani al guinzaglio e figure anonime immobili. Nel secondo ciclo, intitolato ‘Streaming’, due enormi personaggi avvolti da drappi rinascimentali, sono raffigurate in un profondo sonno. La presenza di grandi orologi-scultura crea un cortocircuito visivo, suggerendo una riflessione sulla perdita di controllo del proprio essere nell’era digitale.
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo che metterà in dialogo le opere di Louisa Gagliardi con i racconti di Noëmi Lerch, Sara Catella e le poesie di Micah Schippa-Wildfong. I testi si alterneranno alle opere dell’artista per una felice narrazione dello spirito dei tempi.
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