All We Imagine As Light – Amore a Mumbai, un poetico incrocio di solitudini e sorellanza. Online su MYmovies il film vincitore a Cannes
Dimenticate gli orpelli e le scene roboanti di Bollywood e preparatevi ad entrare in una storia essenziale ma profonda, complessa e delicata, calata nella realtà di tutti i giorni.
Online da oggi su MYmovies ONE, All We Imagine As Light – Amore a Mumbai, che ha conquistato la giuria di Cannes presieduta da Greta Gerwig aggiungicandosi il prestigioso Grand Prix, racconta la routine quotidiana dell’infermiera Prabha, divisa tra una vita pubblica fatta di doveri e accudimento e una vita privata fatta di ricordi e attesa.
Dopo essersi sposata da poco attraverso un matrimonio combinato suo marito è andato a lavorare in Germania e da allora non l’ha più visto, salvo ricevere un giorno un regalo inatteso, che lei abbraccerà con tutte le sue forze in una delle scene più tenere del film.
C’è un medico interessato a lei che si farà avanti in un modo poetico, ma il focus narrativo non è solo su Prabha, sulla sua vita, i suoi legami e – soprattutto – la sua solitudine esistenziale, a cui fa specchio un impegno quotidiano sempre profuso verso gli altri, siano pazienti, colleghe, apprendiste infermiere o amiche.
L’altro personaggio centrale nel film è la vivace coinquilina Anu, una sorta di sua sorella minore, che infatti lei critica aspramente per la sua libertà sentimentale/sessuale, giudicandola troppo disinibita.
Nel firmare una storia di sorellanza e incrocio di solitudini al femminile, la regista Payal Kapadia, reduce da una serie di cortometraggi e dal lungometraggio A Night of Knowing Nothing, recupera tutto il suo stile documentaristico.
MYmovies ONE, il grande cinema d’autore in streaming. Ovunque, quando vuoi.
Il risultato è un’opera che somiglia a un mockumentary, in cui la realtà entra con tutta la sua violenza dirompente. Sullo schermo vediamo il lavoro, la fatica, i doveri, le responsabilità del quotidiano, ma anche un magma silenzioso fatto di desideri, attesa e sensualità.
È un film notturno, quasi interamente girato nelle notti indiane, che sa rimanere impresso grazie alle protagoniste che, un po’ come nel famigerato “Piccole donne”, sono esseri umani in formazione soprattutto sentimentale, ma il sentimentalismo cede subito il passo alla concretezza della vita e i gesti d’amore si dividono tra poemi, messaggi sul cellulare e pentole per cucinare il riso.
C’è della poesia nel caos quotidiano che Kapadia mette in scena, nella sua Mumbai dov’è nata, che nel film fa definire “La città delle illusioni (…) dove se vivi nelle fogne la rabbia non è concessa”.
L’amarezza è presto stemperata dalla speranza: il film si chiude con un viaggio – e una scoperta, che non sveleremo – insieme a un’amica, Parvaty, costretta a tornare al villaggio di origine nel Maharashtra. Ad attendere le protagoniste ci sarà un altro stile di vita, diverso da quello praticato nella grande città, ma anche una misteriosa venuta dal mare.
Ed ecco che il film si lascia baciare dalla luce, ciò che viene dal mare è destinato a sparigliare le carte e a donare un barlume di speranza: “La mia speranza è solo un altro scrigno pieno di oggetti che porto con me in ogni luogo”.
Condividi questo contenuto: