David 2025, 15 documentari in gara per il premio Cecilia Mangini

Tra ritratti di grandi personalità della storia, della società civile e dell’arte, finestre sugli scenari internazionali di guerra e storie che rivelano un’Italia lontana dagli stereotipi, sono quindici i documentari che concorrono al premio Cecilia Mangini per il David di Donatello 2025, una selezione che testimonia la ricchezza espressiva del documentario italiano, capace di intercettare le urgenze e il sentire del mondo contemporaneo. Anche con un forte sguardo femminile: fra le 15 opere selezionate, 9 sono firmate da registe.

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I film sono: A man fell di Giovanni C. Lorusso sul Gaza Hospital, ex ospedale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina diventato poi simbolo della sopravvivenza dei palestinesi, che tuttora vi trovano rifugio; Amor di Virginia Eleuteri Serpieri dedicato al rapporto tra l’autrice, la madre che si è usccisa nel Tevere e Roma; Il cassetto segreto di Costanza Quatriglio sull’archivio di documenti del padre giornalista e scrittore Giuseppe Quatriglio.

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Duse – The greatest di Sonia Bergamasco a cent’anni dalla scomparsa della grande attrice; Liliana di Ruggero Gabbai; Lirica Ucraina di Francesca Mannocchi che parte dalle strade di Bucha, città martire in cui la reporter entra solo due giorni dopo la liberazione dalle truppe occupanti russe.

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L’autoritratto cinematografico di Antonietta De Lillo L’occhio della gallina; Prima della fine. Gli ultimi giorni di Berlinguer di Samuele Rossi sui giorni dopo il malore del segretario del partito comunista fino al funerale politico più imponente della storia repubblicana; Quir di Nicola Bellucci dedicato al negozio palermitano, un luogo d’amore che sfida ogni convenzione diventato un importante punto d’incontro della scena LGBTQI locale. E ancora Real di Adele Tulli, un viaggio immersivo che utilizza le stesse lenti di accesso ai nuovi territori digitali: visori, webcam, smartphone, camere di sorveglianza, restituendo la trasformazione dell’esperienza umana nell’era digitale.

Tempo d’attesa di Claudia Brignone ambientato nel parco del Bosco di Capodimonte, a Napoli, dove si incontra un gruppo di donne in gravidanza insieme a Teresa, un’ostetrica esperta che le ascolta; The flats di Alessandra Celesia: Belfast, New Lodge. Nel suo appartamento in un quartiere cattolico e working class, Joe rievoca i traumi di gioventù vissuti durante gli anni ‘80, segnati dal conflitto nordirlandese. The strong man of Bureng di Mauro Bucci con protagonista Essa, ex soldato delle Nazioni Unite fuggito dal Gambia per raggiungere l’Europa, dove è riuscito ad avviare un’attività che sostenga la sua famiglia, ma durante una visita a casa, il suo destino cambia: la diffusione del coronavirus impedisce il ritorno di Essa in Europa e il rinnovo del suo permesso di soggiorno, gettandolo in una delle crisi più gravi della sua vita.

Tineret di Nicolò Ballante con protagonista Andrei, un ragazzo moldavo che vive nella periferia di Roma insieme alla madre e alla sorella di 16 anni, a cui fa da padre. Chiude la selezione Valentina e i muostri di Francesca Scalisi: Valentina sferruzza piccole rose, mentre il padre si occupa di piante che non producono frutti in un villaggio rurale siciliano sfigurato dai “MUOStri”, ovvero i MUOS, imponenti antenne militari americane.

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