Materie prime, allarme prezzi olio, caffè e cacao alle stelle per colpa del clima e dei dazi

Per le materie prime agricole si prevede un anno di ribassi. Con alcune eccezioni. I prezzi di alcuni prodotti, come caffè e cacao, continuano a salire a causa delle difficoltà globali della produzione e dei cambiamenti climatici. Su questo versante anche l’Italia è in controtendenza rispetto ai mercati mondiali. Per il momento, il fenomeno è circoscritto alla produzione nazionale di grano duro e di olio extravergine d’oliva. Secondo le stime dell’ultimo rapporto Commodity Markets Outlook della Banca Mondiale, quest’anno l’aggregato delle materie prime agricole farà registrare un meno 4% per poi stabilizzarsi nel corso del 2026. Vanno, però, considerate alcune variabili. Non possono escludersi cambi di scenario dovuti a ragioni geopolitiche. Fra gli altri fattori che potrebbero innescare rialzi, la Banca Mondiale indica gli eventi climatici estremi e le opzioni sui biocarburanti. Senza tralasciare, ovviamente, la guerra dei dazi.

L’aumento del caffè bar

Nei giorni scorsi il caffè ha raggiunto la quotazione di 4,40 dollari la libbra rispetto ai 3,35 di dicembre 2024. Il cacao si aggira sui 9mila dollari la tonnellata, dopo aver toccato anche i 12mila dollari. Andrea Illy, presidente di Illycaffè, ha annunciato che il prezzo del caffè, sia quello al bar sia quello da consumare a casa, aumenterà del 15-20%. Nei maggiori Paesi produttori, a cominciare dal Brasile, si registrano difficoltà dovute ai cambiamenti climatici, con una riduzione significativa delle scorte e un conseguente aumento dei prezzi.

Cacao sempre più su

Stessa situazione per il cacao. La grave siccità che ha colpito la Costa d’Avorio e il Ghana, che insieme rappresentano il 60% del mercato mondiale, unita alla bassa qualità delle sementi e alla diffusione di alcune malattie, hanno determinato un drastico calo della produzione e un’impennata delle quotazioni. La situazione non migliorerà nei prossimi mesi, nonostante l’apporto di altri Paesi produttori, come Ecuador e Brasile. Per i consumatori dell’Ue i rincari potrebbero essere ancora più marcati. Il regolamento europeo approvato nel 2023 e operativo dal 30 dicembre scorso, infatti, impone alle aziende di utilizzare materie prime, fra cui cacao e caffè, che non provengano da processi di deforestazione.

I rincari del grano duro italiano

Gli eventi climatici estremi hanno inciso anche sull’impennata delle quotazioni del grano duro italiano, che ultimamente hanno raggiunto anche i 34,50-35 euro al quintale. «Per la disponibilità di grano nazionale bisognerà aspettare il nuovo raccolto — avverte Vincenzo Divella, amministratore delegato delle omonime industrie alimentari –. Negli ultimi mesi siamo passati da 31 a 34-35 euro al quintale. Le grande aziende hanno scorte per alcuni mesi, ma le più piccole devono andare sul mercato e comprare a prezzi più alti. Il prodotto importato da Canada, Arizona e Australia, altamente proteico, ci permette di andare avanti».

La speculazione sul mais

Fra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 anche il prezzo del mais ha fatto registrare un sensibile aumento. Attualmente si aggira intorno ai 245 euro per tonnellata. «La spinta verso l’alto è stata provocata da operazioni speculative, ma la bolla si sta sgonfiando — spiega Giovanni Tanzi, titolare della principale azienda di stoccaggio dell’area adriatica –. Hanno inciso anche la scarsità della produzione e la bassa qualità del prodotto comunitario. Nei prossimi mesi i prezzi dovrebbero scendere di almeno 10 euro per tonnellata».

L’olio Evo e la concorrenza straniera

Il 2024 è stato un annus horribilis anche per la produzione di olio. Secondo i dati di Ismea, la siccità, soprattutto nel Meridione, ha causato un calo della produzione del 26%. L’Italia è retrocessa dal secondo al quinto posto nella classifica dei produttori mondiali di olio. Il prezzo all’ingrosso dell’extravergine di oliva sfuso è aumentato fino a 9,50-11 euro al chilogrammo. Anche il biologico e i Dop sono schizzati verso l’alto. La quotazione è considerata bassa, soprattutto a fronte di costi di produzione molto elevati. Nel contempo è aumentata la quantità di olio importata da Paesi extra Ue. Nel 2024 sono stati raggiunti 65 milioni di litri. Una situazione che preoccupa Coldiretti, secondo la quale in questo modo si alimenta il rischio di frodi e si fanno crollare i prezzi dell’extravergine italiano a vantaggio dei prodotti stranieri. Per il mercato è un ulteriore fattore di instabilità.

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