I dati guidano la transizione green
Nessuna marcia indietro. I venti contrari ai temi della sostenibilità che arrivano dagli Stati Uniti non condizionano l’Europa. La transizione green che è digitale ed energetica, procede con l’uso degli algoritmi predittivi che aprono nuove possibilità per ottimizzare la distribuzione dell’energia e migliorare l’efficienza operativa. È quanto emerge dal Rapporto Cesef 2024, curato dalla società di ricerca e consulenza strategica Agici.
L’elettrificazione dei consumi, la crescita delle fonti rinnovabili e l’automazione dei processi industriali impongono nuovi modelli di business e richiedono ingenti investimenti in tecnologie smart, sottolineano gli autori dello studio. Secondo il rapporto, le aziende che sapranno coniugare sostenibilità e innovazione digitale avranno un vantaggio competitivo nel lungo termine. Un’affermazione che a prima vista può apparire scontata, ma che in realtà non lo è a considerare che in ballo non c’è solo una questione di risorse finanziarie da investire e di volontà di cavalcare il cambiamento, ma anche la capacità delle organizzazioni di rinunciare ai propri modelli per abbracciare l’innovazione.
In questo senso, la spinta del legislatore può risultare decisiva. Il rapporto non ne parla trattandosi di una novità delle scorse settimane, ma il Clean Industrial Deal messo a punto dalla Commissione europea può costituire una svolta decisiva. Bruxelles è convinta che la transizione energetica sarà un motore di crescita per le aziende perché le renderà più competitive. Tuttavia, i costi non possono essere addossati interamente su famiglie e imprese, quindi l’Ue lancerà una banca per la decarbonizzazione. Circa 20 miliardi di euro arriveranno dal fondo per l’innovazione, gli Stati membri contribuiranno con 30 miliardi, mentre dalle aste per le emissioni tra il 2028-32 ne dovrebbero arrivare oltre 30. Considerando i contributi della Bei e di altri fondi a disposizione dell’Ue, come quelli per la coesione, l’obiettivo è arrivare ai 100 miliardi, base di partenza per generare l’effetto leva con l’arrivo dei capitali privati, in primis, casse professionali e fondi pensioni.
Tornando allo studio, Agici segnala che un aspetto chiave della transizione è la crescente decentralizzazione della produzione energetica, con il passaggio da modelli caratterizzati da nodi dai quali partivano varie diramazioni a reti intelligenti distribuite. Questo fenomeno è alimentato dalla diffusione di impianti di generazione rinnovabile su piccola scala, come i pannelli solari domestici e le comunità energetiche locali, che consentono agli utenti di diventare produttori, oltre che consumatori di energia.
Uno dei principali motori di crescita evidenziati da Agici è l’adozione di sistemi di gestione intelligente dell’energia, che consentono una maggiore efficienza e una riduzione dei costi operativi. Tecnologie come l’intelligenza artificiale, l’Internet of Things (IoT) e il cloud computing stanno diventando centrali nella gestione della domanda e dell’offerta. Inoltre, l’integrazione tra reti intelligenti e sistemi di storage avanzati favorisce la stabilità del sistema elettrico, rendendo possibile una maggiore penetrazione delle fonti rinnovabili. Tutto questo mentre gli operatori dell’energy fanno un utilizzo sempre più diffuso dei dati per ottimizzare le piattaforme digitali che sovrintendono alla distribuzione dell’energia e migliorare l’efficienza operativa. Le utility stanno implementando soluzioni di demand response, che regolano il consumo in base alle esigenze della rete, riducendo così sprechi e costi.
La ricerca non lo dice, ma questo approccio ha anche una valenza geopolitica nella misura in cui l’Europa è chiamata a cercare di affrancarsi dai fornitori storici di materia prima per questioni di sicurezza. Quello che evidenziano gli analisti è la presenza di un quadro normativo, spesso frammentato e poco chiaro, che rischia di frenare gli investimenti. La necessità di infrastrutture adeguate, dalla modernizzazione della rete elettrica alla sicurezza informatica, impone alle istituzioni un ruolo attivo nel supportare la transizione. Da qui la ricetta: una maggiore sinergia tra settore pubblico e privato sarà essenziale per superare questi ostacoli.
Un’altra questione centrale è la necessità di garantire la cybersecurity del sistema energetico. La crescente digitalizzazione espone il settore a potenziali minacce informatiche che potrebbero compromettere la stabilità della rete e la sicurezza dei dati. Ancora una volta la tecnologia è di supporto, con le nuove frontiere della blockchain e dell’intelligenza artificiale applicata alla sicurezza che aiutano a contrastare le minacce.
L’accesso ai capitali è determinante per il successo della transizione e il Rapporto Cesef segnala che gli investimenti in progetti di digitalizzazione e sostenibilità stanno attirando sempre più interesse da parte di investitori istituzionali, fondi Esg e banche.
Condividi questo contenuto: