“Generazione romantica”, Jia Zhangke: “Una riflessione sui cambiamenti in Cina negli ultimi 20 anni”
Tra i molti meriti da regista Jia Zhangke, Leone d’oro a Venezia con Still life, ne ha anche uno da distributore: è stato lui a portare in Cina C’è ancora domani di Paola Cortellesi. I due si sono anche salutati sul palco del Nuovo Sacher di Nanni Moretti in occasione dell’arrivo in Italia del nuovo film dell’autore cinese: “In Cina, anche se c’è voluto del tempo, le donne si stanno prendendo la loro libertà e lo fanno grazie anche al supporto di altre donne che, attraverso il cinema e le serie, stanno realizzando lavori anche indipendenti notevoli, forti e di spessore che parlano delle difficoltà vissute per giungere all’indipendenza. Anche il film di Paola Cortellesi, C’è ancora domani, che ha avuto un successo enorme in Cina e sta continuando ad attirare nelle sale tante persone, aiuta a svegliare le coscienze. Le donne in Cina si stanno prendendo la scena, stanno prendendo coscienza del loro potere”.
Abbiamo incontrato Zhangke in occasione della sua visita a Roma per l’uscita di Generazione romantica, presentato allo scorso Festival di Cannes e ora in sala con Tucker film. Interpretato dalla moglie e musa del regista, Zhao Tao, il film è una storia d’amore che si intreccia con i mutamenti di un’intera nazione.
Come è nata l’idea, qual è nata l’idea e che viaggio è stato per lei questo film?
“Generazione romantica nasce da un’idea abbastanza complessa. Nasce durante il Covid, durante le strade vuote del 2020. Eravamo tutti chiusi in casa e non sapevamo bene cosa sarebbe successo. Non avevamo nulla da fare, eravamo tristi e non potevamo svolgere il nostro lavoro. Ho pensato a come poter sfruttare questa situazione, come dimostrare che nonostante tutto noi potessimo ancora far vivere il cinema, potevamo esprimerci o creare altre opere. Quindi mi sono ricordato di tutti i materiali che avevo girato dal 2001, era un progetto che avevo chiamato L’uomo con la macchina digitale: questo è stato il punto di partenza. All’epoca andava molto di moda girare e fare foto con la fotocamera digitale. Ho raccolto molti materiali girati nel tempo, la storia poi è cambiata durante la fase di montaggio e quindi in quest’opera ho incluso anche tutto il lavoro che ho svolto nel corso di questi vent’anni. Ho lavorato per tre anni, quindi è stata diciamo un’opportunità. La mia idea è stata anche riflettere su quali sono stati i cambiamenti in questi anni, e proprio questo fermo forzato che ci ha dato il Covid, mi ha permesso di farlo. Il Covid mi ha dato la possibilità di riflettere sulla società, sulle persone, e sul cambiamento che c’è stato. All’inizio eravamo abituati a vivere in un mondo globalizzato, aperto, e all’improvviso il Covid non ci ha permesso più di viaggiare, ci ha costretto a mantenere le distanze con le persone. Una realtà completamente diversa da quella che eravamo abituati a vivere. E quindi questa è una mia riflessione sulla nostra vita in questi vent’anni”.
Come è cambiata la Cina negli ultimi anni, come è cambiata la sua vita e il rapporto con l’arte in questi 20 anni? Chi era quel ragazzo di 20 anni fa e chi è diventato oggi l’autore conosciuto in tutto il mondo?
“Penso che in queste ultime decadi la Cina sia cambiata molto, sempre sulla lunga linea della modernizzazione. Siamo partiti dall’epoca delle politiche di riforma, la Cina si è aperta, si è isolata di meno ed è diventata più globalizzata. E questo è successo anche a livello individuale. Le persone pian piano stanno prendendo coscienza, stanno cercando di avere un po’ più di individualità. Questo percorso non è stato facile, ci sono state frustrazioni, difficoltà, ma stiamo andando piano piano avanti. Dal punto di vista personale, creativo, la mia idea non è mai cambiata. Il mio interesse è analizzare e studiare i cambiamenti in corso nella Cina, in particolare vedere come cambiano le persone in base al cambiamento sociale, e quello che provano le persone, le difficoltà che vivono. Poi, anche, voglio cercare di sperimentare un po’ di più. Generazione romantica rappresenta il tentativo di esplorare un po’ di più il linguaggio cinematografico, abbandonare lo stile più tradizionale per tentarne uno più capace di rappresentare questo presente instabile”.
Il titolo, Generazione romantica?
“Il titolo cinese, tradotto da voi in Generazione romantica, si riferisce a quella generazione tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni 80 che stava vivendo la fine della Rivoluzione culturale. Questa è una generazione che sul fronte degli ideali ha la volontà di cambiamento, di libertà. Quindi questa follia, questa generazione romantica, sono quelle persone che cercavano di cambiare la società dell’epoca”.
E com’è invece la generazione di oggi in Cina?
“Sicuramente è rimasta anche una parte di quella generazione romantica, perché è uno spirito che vive ancora. Tuttavia, penso che sempre più persone, a causa dello stress e della pressione che vivono nella società moderna, provino meno a uscire da questa situazione. Rispetto al passato, penso che la società attuale cinese dia meno possibilità di sperimentare. Noi siamo partiti dall’inizio del secolo, e penso che nello stesso tempo abbiamo anche perso molto, tra cui questa forza di voler cambiare il proprio destino. E spero, nel profondo, che questo sia un aspetto che la gente ricominci a valutare. Penso che il titolo in inglese in realtà esprima meglio questo concetto, ovvero Caught by the tides, che si potrebbe tradurre in italiano come ‘intrappolati dalle onde’, dove le onde simboleggiano i cambiamenti che ci sono in ogni generazione. E quindi noi veniamo intrappolati da questi mondi, in ogni generazione, in ogni epoca. Ma penso che quella generazione romantica sia stata quella che ha provato a uscire, a rompere queste catene. Mentre adesso la gente, anche se si sente intrappolata, non ci prova neanche più”.
Quanto è vivo il cinema in sala in Cina? Da poco un cartone animato cinese, Ne Zha 2 è diventato quello di maggior incasso nella storia dell’animazione.
“Questo film ha suscitato un grande interesse da parte del pubblico cinese. Significa che ancora c’è un mercato, la gente è ancora interessata a ritornare in sala. È la prova che ci sono ancora opportunità. Bisogna solamente esplorare altri generi, in Cina ma anche fuori: andare oltre il puro intrattenimento, ma che possano appunto analizzare i problemi, le questioni, le situazioni che viviamo nella società. Film che aiutino il pubblico a riflettere, a guardare con un altro sguardo il mondo in cui viviamo. Questo penso sia anche il compito dell’artista, e quindi il compito dell’arte. In Italia dopo la Seconda guerra mondiale è nato il neorealismo, anche noi dobbiamo cercare e un nuovo linguaggio per esprimere i sentimenti, le fratture, le trasformazioni del nostro tempo”.
A che cosa sta lavorando ora?
“Lavoro a un mio film di finzione, ancora un racconto sulla realtà cinese contemporanea, su cui non posso dire molto. Ma partecipo anche a un documentario internazionale con vari registi, io mi occupo della parte cinese Si focalizza su questo artista cinese di fuochi d’artificio e sta adattando la sua arte all’avvento della intelligenza artificiale, cosa a cui sono anche io molto interessato”.
Molti artisti temono l’intelligenza artificiale.
“Penso che, prima di dire che dovremmo aver paura dell’intelligenza artificiale, dovremmo utilizzarla e conoscerla. Solo allora potremo dare un giudizio del genere”.
Condividi questo contenuto: