Meloni: “Con Trump leali ma non subalterni. Contro di me attacchi sessisti”. E pensa già al bis

Parla dei rapporti con Donald Trump (“Siamo leali ma non subalterni”), con Ursula von der Leyen con cui “abbiamo ormai una collaborazione consolidata e un rapporto di stima” e con altri leader europei. Elenca gli interventi del suo governo che “ha aumentato il lavoro e ridotto il precariato” nonostante le critiche dell’opposizione in occasione anche della festa dei lavoratori e l’attacco di Elly Schlein che la accusa di “mentire raccontando un Paese che non esiste e di vivere su Marte”. E poi il premierato, la libertà di stampa, “gli attacchi sessisti” ricevuti “nel silenzio di quelli che si riempiono la bocca dei diritti delle donne”. Seconda intervista di Giorgia Meloni in una settimana. Questa volta rilasciata al direttore dell’Adnkronos Davide Desario.

I rapporti con Trump

“Noi siamo determinati a far valere i nostri interessi, nel solco della tradizionale amicizia che ci lega agli Stati Uniti, con lealtà ma senza subalternità”, ha spiegato la presidente del Consiglio parlando dei suoi rapporti con il presidente americano incontrato lo scorso 17 aprile alla Casa Bianca per parlare di dazi.

“L’affermazione del principio ‘America First’ non era solo uno slogan elettorale che i cittadini americani hanno premiato, ma un programma politico su cui per quattro anni hanno lavorato i principali think tank repubblicani. Quindi, in generale, non mi ha sorpreso”, ha detto, parlando dell’impatto del secondo mandato di Trump sulle relazioni internazionali. “Soltanto gli ingenui si sorprendono quando in politica estera una nazione difende i propri interessi. Per di più, una tendenza più ‘self Made’, era già avviata con le precedenti amministrazioni, anche democratiche”, ha evidenziato il premier.

A dimostrare le buone relazioni con la nuova amministrazione Usa è stato anche il recente annuncio di Trump “di voler ripristinare il Columbus Day, una festa tanto cara alla comunità italoamericana, che negli ultimi anni ha subito un vergognoso attacco ideologico nel nome della cancel culture”.

“Contro di me attacchi sessisti”

Dalla politica estera alla sua storia politica. “Sono cresciuta in un quartiere storicamente di sinistra (Garbatella a Roma, ndr) e ho iniziato la mia militanza politica a scuola, in infuocate assemblee studentesche. Sono abituata al confronto politico, anche a quello più aspro. Quello che mi è dispiaciuto in questi anni è stato vedere che, pur di colpire me e questo governo, alcune persone senza scrupoli non abbiano avuto alcuna remora a mettere in mezzo la mia famiglia, mia sorella, il padre di mia figlia, addirittura mia figlia. Quasi sempre senza ragione, in una strategia di banale character assassination – ha osservato Meloni – L’altra cosa che mi colpisce è che troppe volte sono stata oggetto di attacchi sessisti vergognosi, nel silenzio e nell’indifferenza di quelli che si riempiono la bocca dei diritti delle donne. Mi verrebbe da dire che ormai ci sono abituata ma non voglio dirlo, perché non bisogna abituarsi a cose di questo genere. Non per me ma perché non è giusto, non è accettabile, non dobbiamo rassegnarci a questo imbarbarimento”, ha evidenziato ancora Meloni.

Il governo

La premier parla del lavoro del suo governo. “Voglio realizzare per intero il programma del centrodestra e potermi ripresentare agli elettori dicendo la cosa più banale su cui i politici andrebbero giudicati: ve lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto”, ha detto ancora Meloni aggiungendo che “vale per l’economia, per l’immigrazione, per la sicurezza, per il sostegno alla famiglia, per le riforme istituzionali, per la politica estera. E vale per il lavoro”.

Lavoro

Il lavoro, appunto. E la sicurezza. “Proprio su questo sono fiera che il governo abbia reperito, insieme all’Inail, ulteriori 650 milioni su questo tema, che sommati ai 600 milioni già previsti quest’anno, portano a oltre un miliardo e 250 milioni la dotazione disponibile. Ci confronteremo l’8 maggio con le parti sociali per discutere delle proposte del governo e ascoltare quelle che ci verranno sottoposte”.

Salari

Dalla sicurezza sul posto di lavoro ai salari, tema spinoso per la maggioranza e una delle principali battaglie delle opposizioni. Che proprio in questi giorni hanno rilanciato la proposta di Elly Schlein, in un’intervista a Repubblica, sul salario minimo. “Ho visto l’intervento di Mattarella e non ho sentito quelle parole, anche se sono state riportate da alcuni organi di stampa. Il presidente della Repubblica ha giustamente ricordato che l’Italia si distingue per una dinamica salariale negativa nel lungo periodo, anche se dal 2024 si assiste ad una ripresa. Abbiamo molto terreno da recuperare, ma sono particolarmente fiera del fatto che questo governo sia riuscito ad imprimere un cambio di rotta”. Parole già pronunciate alla vigilia del Primo maggio e contestate dalle opposizioni, dal Pd ad Avs.

Fin dall’inizio del mandato, ha ricordato il premier, “abbiamo lavorato per sostenere i redditi più bassi, segnatamente quelli da lavoro. Lo abbiamo fatto con la stabilizzazione del taglio del cuneo fiscale, con i bonus bollette, con gli sgravi fiscali alle aziende che assumono donne, giovani, ex percettori di reddito e disoccupati di lungo corso”. I dati sull’occupazione “ci dicono che dall’inizio del nostro governo abbiamo avuto un milione di nuovi posti di lavoro, in gran parte a tempo indeterminato e con un record per l’occupazione femminile. Abbiamo rinnovato molti contratti pubblici, non ultimi quelli della scuola e del comparto sicurezza e difesa e stiamo esercitando la nostra moral suasion per i contratti privati ancora bloccati. Stiamo anche procedendo con una legge storica che introdurrà la partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa”.

Insomma, ha sintetizzato Meloni, “la strada è tracciata e continueremo in questa direzione, ma un gap pluridecennale non si risolve in due anni. E se chi oggi accusa noi avesse fatto qualcosa quando governava, non avremmo ereditato una situazione così compromessa”.

Libertà di stampa

È intervenuta anche sulla libertà di stampa “una cosa troppo seria e preziosa per essere sminuita con la propaganda politica”, ha detto ancora la presidente del Consiglio. È di oggi la classifica globale stilata da Reporters Sans Frontieres in cui l’Italia si posiziona al 49esimo posto, perdendo tre posizioni rispetto al 2024. Considerato “il risultato peggiore in Europa Occidentale” perché minacciata dalle “organizzazioni mafiose” mentre “i giornalisti lamentano anche il tentativo della classe politica di ostacolare la libera informazione in materia giudiziaria attraverso una legge bavaglio”.

“L’Italia ha bravi e agguerriti giornalisti, e una moltitudine di liberi organi di stampa, che sanno fare benissimo il proprio lavoro e che per fortuna non si risparmiano negli attacchi a me e a questo governo – ha commentato Meloni nell’intervista all’Adn – Chiunque legga i giornali e accenda la televisione sa bene che non mancano le voci critiche nei confronti del governo. Anche, giustamente, sulla televisione pubblica”. Del resto, ha proseguito, “abbiamo sempre detto che non avremmo sostituito un’egemonia di destra a quella radicata della sinistra e continueremo su questa linea: garantire spazi di libertà a tutti, anche a chi non ha mai potuto esprimere le proprie qualità o competenze perché non aveva la tessera giusta in tasca e non frequentava i salotti più in, quando cioè in Italia un problema di pluralismo c’era davvero ma, ovviamente, non si poteva dire”.

Antifascismo

Ha voluto precisare poi che rifugge “dall’utilizzo strumentale della categoria dell’antifascismo, che purtroppo storicamente non si manifestò soltanto nell’opposizione alla dittatura”. Oggi, ha spiegato, “il vero discrimine è tra chi difende libertà e democrazia a tutte le latitudini e chi invece lo fa solo a corrente alternata. Da molto tempo a destra non c’è nessun imbarazzo a condannare ogni forma di dittatura e di violenza politica, cosa che purtroppo la sinistra non riesce ancora a fare, invocando una serie di distinguo molto preoccupanti”.

Ha ricordato poi che nel suo “messaggio per i 50 anni dalla morte di Sergio Ramelli, ho messo in guardia soprattutto i più giovani dai seminatori di odio e dai cattivi maestri che, ieri come oggi, giustificano la violenza e la sopraffazione come strumenti di lotta politica. Ci sono preoccupanti segnali di un nuovo odio e di una nuova intolleranza, per ora confinati a minoranze rumorose, ma che non devono essere mai sottovalutate. Ne sono recenti esempi gli insulti antisemiti alla senatrice Liliana Segre, a cui rinnovo la mia solidarietà, così come le aggressioni ripetute alle forze dell’ordine e ai giovani militanti di destra nelle scuole e nelle università”.

Con Ue

Si è soffermata anche sui rapporti con i leader di altri Paesi europei. A partire dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: “Abbiamo ormai una collaborazione consolidata e un rapporto di stima ispirato alla risoluzione dei problemi e anche alla massima franchezza. Sono molto soddisfatta del fatto che, già nello scorso mandato e ovviamente anche in questo, la Commissione abbia accolto molte proposte dell’Italia, dalla rimodulazione del Pnrr alle politiche migratorie, su cui ormai parliamo una lingua molto simile e molto diversa dal passato”, ha spiegato la premier. Precisando anche che “quando abbiamo avuto visioni differenti, come avvenuto di recente quando ho sostenuto con forza che gli investimenti nella difesa europea non dovessero esaurirsi al tema armi ma affrontare la sicurezza dei cittadini in tutti i suoi aspetti, le abbiamo fatte valere con buoni risultati. È quello che cerco di fare con tutti gli interlocutori internazionali. Ora credo serva un passo avanti nella rimodulazione del Green Deal, affinché non rappresenti più un fardello sulla competitività delle nostre imprese. Temi emersi anche al congresso del Ppe e su cui dobbiamo lavorare spediti”, ha aggiunto Meloni.

Con la Francia “rappresentiamo due grandi nazioni europee, amiche e confinanti, con tanti interessi comuni ma anche una sana competizione in molti settori. Rappresentiamo anche due famiglie politiche che hanno sensibilità culturali diverse. I nostri rapporti sono figli di tutte queste sfumature, ma ormai anche di una consuetudine che ci porta a collaborare su tanti dossier – ha proseguito – Come forse si è capito, io nei rapporti internazionali ho un approccio molto pragmatico, bado ai risultati concreti e in diversi campi, Italia e Francia, si trovano alleate”.

“Ci siamo incontrati prima delle elezioni che lo hanno visto vincitore. E ci siamo sentiti in queste settimane. Faccio i migliori auguri a lui e al suo governo. Ho letto alcune sue dichiarazioni al congresso del Ppe sui temi della competitività e del Green Deal e le ho molto condivise. Sono certa che lavoreremo bene insieme”.

Dalla Francia alla Germania. Parlando del suo rapporto con il prossimo cancelliere tedesco Friedrich Merz ha riferito: “Ho trovato un premier pragmatico che non ha esitato ad avviare un lavoro comune con noi. Lo facciamo sui temi della difesa, perché naturalmente non si può pensare a un forte sistema di difesa euroatlantica senza il Regno Unito. E lo facciamo sul contrasto all’immigrazione irregolare, superando le differenze politiche di partenza. Anche se devo dire che un numero sempre maggiore di governi anche di sinistra condividono questo approccio, abbandonando progressivamente l’ideologia dell’immigrazione incontrollata”.

Premierato

All’Adnkronos ha ricordato anche la “madre di tutte le riforme”, il premierato. Che “insieme alla riforma della giustizia, all’autonomia differenziata, alla riforma fiscale è l’impianto riformatore per il quale gli italiani ci hanno votato. Andremo avanti perché vogliamo rafforzare la nostra democrazia e difendere il diritto dei cittadini a scegliere da chi farsi governare. Ci riusciremo”.

Energia e natalità

Sul prezzo dell’energia, ha aggiunto Meloni, “abbiamo fatto molte cose, ma dobbiamo riuscire a trovare il modo di abbassare strutturalmente il costo dell’energia in Italia. È fondamentale soprattutto per la competitività del nostro sistema”.

La premier, poi, si è soffermata anche su un tema per lei molto importante: la natalità. Su cui vorrebbe “ottenere gli stessi straordinari risultati che abbiamo ottenuto sul fronte dell’occupazione e su quello del contrasto all’immigrazione irregolare. Il sostegno alla natalità rimane una priorità a cui abbiamo dedicato misure importanti e risorse significative, ma non basta. I risultati sono ancora insufficienti”. Per Meloni occorre “continuare a sostenere le madri lavoratrici e a rafforzare gli strumenti di conciliazione famiglia lavoro. E oltre a ciò serve una grande alleanza culturale, per cambiare la narrazione secondo la quale mettere al mondo un figlio sia un carico troppo gravoso per la carriera e per le ambizioni personali, soprattutto delle donne”.

Ponte sullo Stretto

Poi c’è il Ponte sullo Stretto, opera su cui punta Matteo Salvini. “È un punto ambizioso del nostro programma, che condivido. Siamo stati la civiltà delle grandi edificazioni che stupivano il mondo, non possiamo intimidirci per un ponte, anche se maestoso. Dopodiché sappiamo quante difficoltà comporti, ma tutto sta procedendo nella giusta direzione”.

Carceri

E, infine, il sovraffollamento delle carceri italiane. “Mi hanno molto colpito le parole di papa Francesco quando all’uscita della sua ultima visita a un carcere ha detto che, ogni volta che vede dei carcerati, pensa ‘perché loro e non io’. Non dobbiamo mai perdere la nostra umanità nei confronti di chi ha sbagliato e sta scontando una pena. Certamente le condizioni carcerarie ci preoccupano, abbiamo ereditato una situazione pesante sia per i detenuti che per gli agenti di polizia penitenziaria a cui stiamo cercando di porre rimedio con interventi straordinari e un nuovo piano di edilizia carceraria – ha commentato Meloni all’Adnkronos – Non ho mai creduto che la strada per ridurre il sovraffollamento siano indulti e svuotacarceri. Uno Stato giusto adegua la capienza alle necessità, non i reati al numero di posti disponibili. Servono misure strutturali per ampliare gli spazi a disposizione, e per migliorare le condizioni carcerarie, ed è quello che stiamo facendo”, ha spiegato il premier.

Il piano del Governo “è di arrivare alla fine della legislatura con una capienza nelle carceri aumentata di almeno settemila unità, ma fermo restando che occorre trovare le risorse il mio intendimento sarebbe di arrivare a 10 mila, cioè ai posti medi mancanti secondo le statistiche degli ultimi anni”.

Le reazioni

Le opposizioni si scatenano, dal Pd a Italia viva.

Schlein ribadisce quanto espresso ieri in occasione del Primo maggio: “Meloni mente sapendo di mentire. I salari reali sono calati e chi lavora è in condizioni sempre più precarie”.

Toni Ricciardi, vicecapogruppo del Pd alla Camera, commenta: “Oggi i lavoratori italiani guadagnano in media l’8 per cento in meno rispetto a quattro anni fa. Lo certifica l’Istat, che ha pubblicato i dati sulle retribuzioni di marzo 2025. Sulla sicurezza sul lavoro l’esecutivo ha solo peggiorato la situazione, creando un sistema di subappalti a cascata e quindi suona come una presa in giro il Cdm alle soglie del primo maggio per promettere interventi spot. La realtà, al di là delle favolette di Meloni, è che questo governo sta purtroppo fallendo sul lavoro e sulle politiche industriali”. I 5S contestano le parole della premier sul Ponte sullo Stretto. “Le nubi che si sono condensate sul dossier ponte sullo Stretto sono inquietanti. Cinque procure italiane, coordinate dalla Direzione nazionale antimafia, hanno acceso i riflettori su un intreccio già in atto tra mafia, ‘ndrangheta e politica, finalizzato a mettere le mani sugli appalti della grande opera. I rischi di infiltrazione criminale sono più che concreti. La comoda retorica governativa della magistratura politicizzata non regge: le parole odierne di Meloni sull’opera, oltremodo generiche, non sono sufficienti . commentano i parlamentari M5S delle commissioni Trasporti e Infrastrutture di Camera e Senato Antonino Iaria, Roberto Traversi, Giorgio Fede, Ilaria Fontana, Patty L’Abbate, Daniela Morfino, Agostino Santillo, Gabriella Di Girolamo, Elena Sironi e Luigi Nave – E danno il polso di tutto l’imbarazzo della premier di fronte a un dossier che è ancora in piedi solo per tenere buono Salvini”. E la senatrice M5s Sabrina Licheri capogruppo in commissione Industria e Attività produttive, aggiunge: “Il tentativo di delegittimare o, peggio, tirare per la giacchetta il presidente Mattarella è il punto più basso raggiunto fino a ora dalla premier Meloni”.

Attacca Angelo Bonelli, deputato di Alleanza verdi e sinistra e co-portavoce di Europa Verde: “La presidente Meloni è un’ingannatrice seriale e le sue politiche sono un incubo per milioni di italiani. Lo dimostrano i fatti, non le opinioni: 5,7 milioni di persone in povertà assoluta, precarizzazione selvaggia del lavoro, sfruttamento diffuso, stipendi tra i più bassi d’Europa, oltre 100 mila giovani costretti a emigrare, un welfare demolito. Di fronte a tutto questo, Meloni ha il coraggio di dire che ‘i salari stanno aumentando’ e che ‘non c’è un problema salarialè. Una balla colossale, smentita dai numeri ufficiali”.

Per Beatrice Lorenzin, vicepresidente dei senatori Pd, “il richiamo di Mattarella sui salari, come problema strutturale, è stato chiarissimo, così come chiarissimo è il tentativo della Premier Meloni di riscrivere la realtà, in modo autocelebrativo, ma distante anni luce dal vero”.

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