Asma nei bambini, combattiamola anche proteggendo le mamme in gravidanza dall’inquinamento
La medicina compie giorno dopo giorno dei passi avanti e ci aiuta meglio a comprendere i meccanismi immunologici delle patologie e quindi a trattarle e a gestirle al meglio. Nel caso dell’asma in particolare ci ha aiutato negli ultimi anni ad identificare i fattori di predisposizione e di rischio, ma anche le terapie che ci possono permettere di gestire al meglio la situazione, alleviando i sintomi e prevenendo il rimodellamento irreversibile delle vie aeree nei più piccoli. Tutto ciò ha contribuito a una significativa riduzione dei tassi di morbilità e mortalità per asma negli ultimi decenni. Tuttavia, nonostante questi miglioramenti, le condizioni di molti pazienti rimangono inadeguatamente controllate e l’onere economico associato alle riacutizzazioni acute e alla gestione cronica continua ad aumentare anche in pediatria.
L’incidenza dell’asma tra i bambini
Sebbene infatti l’asma sia classificata come una malattia respiratoria cronica, in realtà presenta caratteristiche distinte da quelle di tante altre malattie croniche. A differenza di altre patologie croniche che tipicamente aumentano in incidenza con l’età, l’asma ha una prevalenza notevolmente più elevata già nella fascia pediatrica. Di conseguenza, l’asma in bambini ed adolescenti contribuisce in modo significativo alla spesa sanitaria a causa di frequenti visite ospedaliere, farmaci e cure, che si aggiungono a considerevoli costi indiretti a carico delle famiglie.
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Ma c’è di più. L’epidemiologia dell’asma varia significativamente tra i Continenti, ma anche all’interno dei singoli Stati. I dati epidemiologici raccolti a livello globale suggeriscono che la prevalenza globale di asma tra bambini e adolescenti di età inferiore ai 20 anni sia di 4.313,76 ogni 100.000 abitanti, con una diminuzione del 29,78 rispetto al 1990. Questa tendenza al ribasso non è però una costante in tutto il mondo. Al contrario. Nei paesi ad alto reddito del Nord America e dell’Europa occidentale, non è stata affatto osservata una diminuzione della prevalenza dell’asma. In particolare, l’Europa centrale ha mostrato un aumento della prevalenza dell’asma del + 35,21%, negli adolescenti. L’incidenza di asma aumenta con l’aumento dell’SDI, ovvero l’indice sociodemografico, verosimilmente per un maggior inquinamento ambientale, un aumento dell’industrializzazione e dell’esposizione ad allergeni ambientali nelle regioni con un SDI elevato. Ma anche un migliore accesso all’assistenza sanitaria e una maggiore consapevolezza della patologia e delle possibili conseguenze se non adeguatamente trattata contribuiscono a una diagnosi dell’asma più accurata: ecco spiegato il perché dell’aumento dei casi di asma diagnosticati.
I casi di asma nel 2050
Entro il 2050, utilizzando un modello predittivo per stimare la prevalenza dell’asma pediatrico, un gruppo di ricercatori capitanati da Kim T.H. ha ipotizzato che la prevalenza globale di asma sarà di 2.780,87 ogni 100.000 abitanti (95% UI, 1.805,76–4.041,08), mantenendo il trend in riduzione con un ulteriore calo di circa il 6,8%. E, a sorpresa, il numero dei casi di asma pediatrico sarà inferiore anche in Europa. Purtroppo però la spiegazione di questo calo non è quella che avremmo gradito sentire. Le previsioni dei ricercatori indicano infatti che la società si invecchierà, con un tasso di natalità in progressivo calo e una popolazione pediatrica che diminuirà progressivamente: si collega così la riduzione dell’asma al cambiamento demografico.
Numeri che vanno spiegati
Si prevede in particolare una diminuzione dei casi di asma in Europa centrale, principalmente dovuta a una riduzione della popolazione pediatrica. Per una riduzione e un contenimento effettivo della patologia in età pediatrica sono necessari interventi più proattivi e politiche effettive. In Europa centrale preoccupano i sempre crescenti tassi di sovrappeso e obesità – fattori di rischio per l’asma pediatrico tra bambini e adolescenti – che ci ricordano l’importanza di una corretta educazione agli stili di vita.
La prevenzione: alimentazione, inquinamento e stili di vita
Negli ultimi anni, l’impatto che diversi nutrienti svolgono sull’asma è stato oggetto di un numero crescente di studi, che hanno evidenziato i fattori dietetici che possono contribuire alla gestione dell’asma. Una dieta ricca di frutta e verdura è da anni consigliata a chi soffre di asma. Ma non solo. Recenti evidenze suggeriscono il ruolo dei micronutrienti nello stress ossidativo e nelle risposte infiammatorie. In particolare, lo zinco sembra svolgere una funzione importante nella regolazione dell’infiammazione e della risposta immunitaria. A sostegno di questa tesi, studi scientifici hanno dimostrato che i pazienti asmatici presentano una diminuzione della concentrazione di zinco nel siero, nei capelli o nell’espettorato. E soprattutto un’associazione inversa tra l’assunzione di zinco nella dieta e l’asma nella popolazione pediatrica in sovrappeso o obesa.
A riprova del ruolo di una alimentazione sana e bilanciata. L’esposizione secondaria e terziaria al fumo di sigaretta, nonché i livelli di inquinamento indoor e outdoor sono fattori che non vanno trascurati parlando di asma nei bambini ancora prima che vengano al mondo. Infatti, L’esposizione intrauterina al particolato fine (PM2.5), in particolare durante il primo e il secondo trimestre di gravidanza, è associata a un aumento del rischio di asma infantile, interferendo con la completa maturazione del sistema immunitario fetale e lo sviluppo polmonare. Inoltre, alcune evidenze scientifiche hanno indicato che l’esposizione materna all’ozono e al biossido di azoto durante la gravidanza è collegata a una maggiore suscettibilità all’asma nel nascituro.
Elena Bozzola, pediatra Società Italiana di Pediatria, Presidente Onlus “Il bambino ed il suo pediatra”
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