Cinema, si riapre il dialogo con il governo. Andrea Occhipinti: “Clima costruttivo”

Si è riaperto il dialogo. Una lista infinita di sigle che abbracciano tutta la filiera del cinema si è riunita al Quattro Fontane di Roma per confrontarsi dopo l’incontro tra una delegazione rappresentativa del settore cinematografico e il ministro Alessandro Giuli, avvenuto venerdì mattina al ministero della Cultura, alla presenza anche del sottosegretario Lucia Borgonzoni. All’incontro nella sala cinematografica romana hanno parlato Dario Indelicato, fondatore del movimento “Siamo ai titoli di coda”, ma anche Simonetta Amenta, presidente di Agici (Associazione generale industrie cine-audiovisive indipendenti). In platea anche il regista Andrea Segre e l’attore e regista Michele Riondino. Giuseppe Fiorello riassume: “Abbiamo trasformato tutto quello che di negativo è successo dopo i David di Donatello in qualcosa di positivo. Non si può dire che il cinema va bene. Ci sono lavoratori che non hanno spazio per esprimersi e altri che non hanno lavoro”. All’incontro erano presenti anche Claudio Santamaria, Stefano Massenzi, Corrado Azzollini, Stefano Rulli e Vittoria Puccini.

Per fare un bilancio su criticità e prospettive, abbiamo intervistato il produttore Andrea Occhipinti.

Com’è nata la sua partecipazione all’incontro con il ministro Giuli?

“Mi ha chiamato Claudio Santamaria, dicendomi che dopo l’intervista rilasciata a Repubblica era stato contattato dal ministro, che gli aveva espresso il desiderio di incontrarlo. Claudio ha risposto che gli sarebbe piaciuto andarci portando un gruppo di persone, e così mi ha proposto di partecipare. Dopodiché c’è stata un’assemblea organizzata da Dario Indelicato e Andrea Segre, dove si è confermata la composizione della delegazione”.

C’è però stata una contestazione da parte dell’Anac?

“Sì, ma con un piccolo equivoco. Non saprei dirle con precisione, ma comprendo che alcune sigle non siano state coinvolte. Tuttavia, non si trattava di una delegazione ufficiale in rappresentanza delle associazioni, ma di un incontro informale, nato spontaneamente. Il ministro aveva letto l’intervista di Claudio e ne aveva condiviso lo spirito di dialogo”.

Cosa si aspettava da questo incontro e cosa è realmente successo?

“Siamo andati soprattutto in ascolto. Ci ha sorpresi positivamente. È stato un confronto aperto, in cui abbiamo apprezzato molte considerazioni, come il riconoscimento dell’importanza strategica del settore e la consapevolezza che ci siano problemi da affrontare insieme. Giuli ha riconosciuto anche i ritardi e l’incertezza che ha rallentato il sistema. Ma ha espresso la volontà di risolvere questi problemi con un atteggiamento costruttivo, che abbiamo molto apprezzato”.

Avete parlato anche delle polemiche su Elio Germano?

“No, non siamo entrati nel merito. Il ministro ha solo detto che sono molto orgogliosi del fatto che Elio Germano sia docente al Centro Sperimentale. Hanno ribadito che quella scuola è tra le migliori d’Europa e avere una figura come Germano è motivo di vanto. Il loro atteggiamento su questo è stato chiaro. Giuli ha spiegato di aver detto al Quirinale che il cinema va bene anche per strategia, per trasmettere una immagine di stabilità e affidabilità, anche per rassicurare gli investitori stranieri”.

Qual è la sintesi del documento congiunto?

“In sostanza il documento riassume ciò che ci siamo detti: che ci siamo incontrati, che il confronto è stato costruttivo, che vogliamo collaborare. Siamo contenti che il decreto attuativo, atteso da tempo, sia finalmente uscito. E che ci siano più risorse per la Direzione Generale, che ha una mole di lavoro enorme”.

L’incontro sarà seguito da altri?

“Credo di sì. Non necessariamente con le stesse persone, ma si è aperta una disponibilità all’ascolto anche da parte del mondo del cinema, pur nei limiti oggettivi. È chiaro che non si può incontrare tutti”.

Il ministro si è detto disponibile. Ma Giorgia Meloni in una recentissima intervista ha detto “Ho visto cifre folli, il vero clan sono i progressisti: ora basta.”. Come interpreta questo scarto tra le due posizioni?

“Giuli ha sottolineato che l’intervista a cui si riferiva si concludeva con toni costruttivi. Certo, questo pregiudizio c’è da tempo: che il cinema sia di sinistra. Ma è un luogo comune. Se raccontiamo problemi sociali, se affrontiamo certe tematiche, allora siamo di sinistra? Non lo so. È una visione riduttiva. Ma nel decreto non abbiamo percepito questa narrazione”.

Quali sono le criticità del nuovo decreto? E quali le soluzioni proposte?

“Il decreto è un correttivo necessario, rispetto al precedente. Mira a rafforzare il corpo centrale dell’industria, con attenzione anche ai piccoli. Però, se ci sono meno risorse, nei progetti grossi il tax credit è decrescente. Include anche i fondi regionali e delle Film Commission, ormai cruciali. Elimina il vincolo tra eventi e società primarie: basta avere una società di distribuzione. Si alleggeriscono alcuni obblighi rispetto a prima, forse si può migliorare ancora”.

Quali sono i nodi futuri da affrontare nei tavoli di lavoro?

“Il tema delle commissioni. Si tratta di organismi che gestiscono grandi fondi. È fondamentale che chi assegna queste risorse abbia le competenze adeguate. Non tutti i componenti delle attuali commissioni le hanno, a mio avviso. Serve una selezione più oggettiva, meno politica. Perché se non hai familiarità con il linguaggio cinematografico, rischi di fare danni”.

Quindi il problema non è solo il selettivo, ma anche la sua gestione?

“Esattamente. Il selettivo, a differenza del tax credit, entra nel merito del contenuto e viene deciso da una commissione. Più potere si dà a queste commissioni, più aumenta il rischio di scelte discutibili. Il tax credit, invece, è neutro e ha funzionato. Ricordo quando con Il Divo di Sorrentino siamo andati a girare in Michigan e New Mexico proprio per via del tax credit. Poi lo abbiamo strutturato meglio con la legge del 2016. Adesso anche l’Inghilterra ci ha copiato, alzandolo al 40 per cento, per non perdere produzioni americane”.

I set sono ripartiti?

“In realtà non si sono mai fermati. Il tax credit ha sempre funzionato. Però è chiaro che la certezza normativa dà più sicurezza, soprattutto alle piccole imprese. Se il decreto è definitivo, le aziende possono ottenere credito per girare i film”.

Alla fine dell’incontro, avete chiesto al ministro di riferire a Meloni?
“Sì, gli abbiamo chiesto di riferire alla luce dell’intervista e di riportare le precisazioni fatte. Non siamo una ‘banda di corrotti’, come si è sentito dire. E non siamo il Superbonus 110 per cento. Nel nostro caso il 66 per cento degli investimenti viene da piattaforme, televisioni, produttori. Lo Stato incentiva una spesa che altrimenti andrebbe all’estero. E per ogni euro speso nel cinema, se ne generano tre e mezzo. Il cinema, in più, ha un effetto moltiplicatore. Guardi cosa è successo con The White Lotus in Sicilia”.

Dunque, possiamo parlare di un cauto ottimismo?

“Sì, siamo un po’ più tranquilli rispetto a prima. Perché c’è stato un abbassamento dei toni e abbiamo avuto alcune certezze: che il governo tiene al settore, che lo considera strategico, che il ministro vuole tutelarlo”.

E qual è il prossimo passo, anche simbolicamente?

Non c’è una data fissata, ma credo che ce ne accorgeremo se si proseguirà su questa strada. Anche se si abbassano i toni e gli attacchi personali. Mi auguro che si cambi pagina”.

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Ecco il comunicato congiunto:

Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha ricevuto oggi, col sottosegretario Lucia Borgonzoni e il direttore generale Cinema e Audiovisivo Nicola Borrelli, una delegazione di alcuni esponenti del mondo del cinema per illustrare i contenuti del decreto interministeriale di riforma delle agevolazioni fiscali a favore dell’industria cinematografica. Il provvedimento, entrato oggi in vigore con la pubblicazione odierna sul sito del MiC, va a modificare i criteri di assegnazione e riconoscimento del tax credit per le aziende cinematografiche e dell’audiovisivo, correggendo alcune distorsioni e inserendo maggiore equità, efficienza ed efficacia nell’utilizzo delle risorse pubbliche. Il provvedimento, oltre a rimodulare i requisiti da soddisfare per la richiesta del credito d’imposta per le opere cinematografiche, televisive e web, documentari, animazione, cortometraggi e videoclip, introduce due nuovi obblighi per i beneficiari di tale misura fiscale.Il primo riguarda la trasparenza delle spese di produzione: per una maggiore tracciabilità dei costi, le fatture, i documenti di spesa e la documentazione attestante i pagamenti di importo superiore ai 1.000 euro dovranno ora riportare obbligatoriamente l’indicazione del titolo dell’opera a cui si riferiscono. Prima era sufficiente l’attestazione del revisore dei conti della società produttrice per annoverare il costo tra quelli imputabili alla produzione di un’opera cinematografica. Il secondo concerne l’obbligo per il produttore beneficiario del credito di imposta a reinvestire entro cinque anni dal suo riconoscimento una quota dei proventi dell’opera nello sviluppo, nella produzione o nella distribuzione in Italia e all’estero di una o più nuove opere difficili, ossia: documentari; cortometraggi; opere prime e seconde; opere di giovani autori; opere di animazione non in grado di attrarre risorse finanziarie significative dal settore privato; con un costo di produzione inferiore ai 3.500.000 euro, ridotto a 1.000.000 euro per i documentari e 200.000 euro per i cortometraggi. Sono inoltre classificate come opere difficili sia i film che hanno ottenuto contributi selettivi, sia i film con un costo di produzione inferiore ai 3.500.000 euro, sia i film distribuiti in meno del 20% degli schermi attivi e che, in tutti e tre i casi, non siano in grado di attrarre risorse finanziarie significative dal settore privato.Il decreto, inoltre, modifica i requisiti di circuitazione per accedere ai contributi selettivi e introduce la sanzione dell’esclusione per cinque anni dal tax credit per i beneficiari colpevoli di dichiarazioni mendaci, omessa documentazione o falsa documentazione o inadempienti riguardo l’obbligo di reinvestimento in opere difficili.La delegazione del cinema prende atto con soddisfazione del rafforzamento della struttura della Direzione Generale Cinema e si augura che ciò possa permettere di sbloccare e velocizzare le tante procedure rimaste in sospeso come ad esempio i contributi automatici il tax credit distribuzione.Inoltre la delegazione ha manifestato le seguenti proposte: – Continuare i tavoli tecnici per introdurre sia i controlli di qualità che permettano di evitare utilizzi incoerenti del credito fiscale sia massimali che limi9tino la possibilità di accumulo eccessivo del credito in singole imprese o gruppi di imprese-? Vigilare sull’effettivo assolvimento degli obblighi di investimento per televisioni e piattaforme e delle sotto-quote cinema, come strumento di sostegno al cinema che non incide sulla finanza pubblica.Recupero anno contributivo 2024 e 2025 e un bonus una tantum per le lavoratrici e i lavoratori.Costituzione di un osservatorio permanente sul settore per tracciare i reali numeri dell’indotto. ?Costituzione di un welfare permanente e con criteri di accesso democratici per i lavoratori e le lavoratrici del settore. ?Abbassamento dei giorni per il raggiungimento dell’anno contributivo ai fini pensionistici.”L’incontro di oggi – dichiarano gli esponenti della delegazione – si è svolto in un’atmosfera di rinnovato dialogo, che ci auguriamo metta fine ad attacchi contro il cinema che riteniamo pericolosi e dannosi per tutto il Paese. Sono state chiarite l’importanza e l’urgenza di far funzionare con più efficienza e equilibrio il sistema dei sostegni pubblici al settore cine-audiovisivo, per superare la situazione critica di molte imprese e di molti lavoratori e per evitare distorsioni e errori avvenuti in passato. I ritardi accumulati negli ultimi mesi hanno spesso costretto le imprese a indebitamenti molto onerosi, i cui interessi bancari rischiano di vanificare il sostegno pubblico al settore. Molti lavoratori e artisti sono senza lavoro o hanno lavori molto saltuari da quasi due anni. Per questo continueremo tutti insieme a vigilare democraticamente sul futuro operato del Ministero”. “Il dialogo e il confronto – dichiara il Ministro Giuli – prevalgono sempre sulla sterile contrapposizione e sui pregiudizi, come dimostra il tenore dell’incontro di oggi che ha permesso di condividere con autorevoli esponenti del mondo del cinema i contenuti di un provvedimento molto atteso, che riformula il profilo le regole del tax credit per l’industria cinematografica ovviando alle distorsioni che avevano reso questo strumento costoso, inefficace e inefficiente nelle sue finalità. La circostanza ha consentito di instaurare un rapporto di reciproca fiducia e concordia”. Il sottosegretario al Ministero della Cultura Lucia Borgonzoni dichiara: “Momento di distensione e chiarificatore di cui si sentiva bisogno. Il lavoro di ascolto del settore proseguirà sempre più forte, perché il cinema per noi è uno strumento fondamentale di cultura e occupazione. Andavano corrette delle storture nel sistema, ma solo a vantaggio di chi onestamente e con passione, ci lavora.”

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