Se l’orizzonte è di lungo termine

“Gestione finanziaria coerente ed efficace di lungo periodo, protezione del patrimonio, monitoraggio nel tempo e corretta trasmissione intergenerazionale”. Sono le priorità espresse dalla clientela private nell’analisi di Andrea Rotti, ceo di Ersel Banca Privata. Esigenze che, sebbene da contestualizzare rispetto agli andamenti congiunturali, consentono tuttavia una programmazione di lungo periodo che tenga conto anche dei cambiamenti strutturali nell’economia e nella società, dalla doppia transizione ecologica e digitale alla longevità.

“L’attività di consulenza non può che partire dall’ascolto delle esigenze del cliente e degli obiettivi a livello personale e familiare. Solo successivamente si mette a punto una pianificazione che tenga conto non solo della gestione finanziaria, ma anche del patrimonio complessivo, con attenzione, laddove necessario, alle eventuali quote di aziende familiari e degli immobili, e degli aspetti fiscali”, aggiunge Rotti. Il quale rivendica l’importanza di garantire un approccio sartoriale, nella considerazione che ogni cliente richiede una gestione peculiare e questo vale a maggior ragione a fronte di patrimoni articolati.

Ersel è stata fondata a Torino nel 1936 come Studio Giubergia, divenendo nel 1984 la prima società di fondi comuni autorizzata in Italia. Dopo la fusione con Banca Albertini, storica boutique finanziaria milanese, e la conseguente trasformazione in banca, Ersel ha accelerato il percorso di crescita sempre sotto la guida delle famiglie azioniste che detengono tuttora la larga maggioranza del capitale. “Questo ci consente di abbinare professionalità e indipendenza, oltre a un rapporto diretto con i clienti”, aggiunge il ceo della società.

“Oggi abbiamo una taglia sufficiente per far fronte a tutte le sfide dell’industria, con 22,5 miliardi di masse, all’interno delle quali le attività di private banking presentano un’incidenza del 65% di soluzioni di risparmio gestito e di consulenza evoluta, un dato che conferma la qualità del servizio. Forti di una solidità patrimoniale tra le più alte in Italia, con un CET1 ratio al 38%, vogliamo proseguire nella crescita, sia a livello di bankers che di gruppo, con un piano triennale 2026-2028 nel quale evidenzieremo una direttrice di evoluzione autonoma, sostenibile e coerente con il posizionamento del gruppo”.

Una delle sfide principali che il settore si trova ad affrontare è il grande passaggio generazionale atteso della ricchezza dei clienti e unitamente a ciò anche la formazione di una nuova generazione di banker. Si stima infatti che i passaggi di ricchezza dalla generazione attuale a quelle successive, nei prossimi 5 anni riguarderanno 280 miliardi e nei prossimi 8 oltre 300 miliardi di euro. “Questa dinamica, se ben presidiata può rivelarsi un’opportunità, in un mercato del private banking che manifesta trend di crescita favorevoli, grazie al grado crescente di soddisfazione della clientela seguita da intermediari professionali e specializzati”, riflette Rotti.

Quanto alle view di mercato, per Ersel è l’ora di un check-up alla luce di quanto accaduto negli ultimi mesi. “Considerati i tanti fronti in evoluzione, dalle politiche commerciali ai conflitti nel mondo, è verosimile che la volatilità resti elevata anche nei prossimi mesi. Uno scenario che richiede ampia diversificazione sia a livello geografico che settoriale”, racconta Rotti. Quindi, sul versante azionario l’indicazione è di puntare in primo luogo sulle società che presentano politiche generose sul fronte dei dividendi, visto che la congiuntura lascia meno spazio, rispetto ai passati esercizi, a un’impennata della redditività aziendale. Quanto al reddito fisso, invece, per Ersel lo scenario è favorevole soprattutto alle emissioni con duration intermedia, meno sensibili agli interventi delle banche centrali.

“Nei nostri portafogli c’è spazio anche per componenti di nicchia del reddito fisso come le obbligazioni subordinate, bancarie in primis, e per un’esposizione ai bond dei Paesi emergenti in valuta forte internazionale”. L’orizzonte di lungo termine consente, infine, di riservare una quota del portafoglio ai private markets, cioè agli investimenti al di fuori del quotato. “Dal private equity al private debt, fuori dai listini ufficiali è possibile puntare a rendimenti più elevati, ma a patto di accettare una ridotta liquidità. Attraverso club deal, creiamo cordate di investitori che si affiancano alla banca e ai suoi azionisti, per garantire il massimo allineamento degli interessi”.

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