Longennial economy: ecco le nuove sfide
Cicli lavorativi alternati a pause, reinvenzioni professionali, nuove vulnerabilità e priorità che cambiano nel tempo. È questo il nuovo orizzonte delle generazioni tra i 30 e i 40 anni, destinate con ogni probabilità a vivere più a lungo dei propri genitori, ma soprattutto a farlo in modo profondamente diverso.
È attorno a loro che si delinea la longennial economy: un nuovo paradigma economico e sociale che ridefinisce tempi e bisogni della vita, spostando il baricentro della protezione non più soltanto sull’età anziana, ma sull’intero ciclo dell’esistenza. Per il comparto assicurativo si apre così una fase di trasformazione strutturale: dalle polizze ibride alla previdenza integrativa, dai servizi personalizzati per la salute al supporto abitativo, la protezione non può più limitarsi alla vecchiaia, ma deve abbracciare ogni fase della vita.
A sottolinearlo è il World Property and Casualty Insurance Report 2025, pubblicato dal Capgemini Research Institute, che evidenzia come l’invecchiamento globale stia accelerando la metamorfosi dell’intero comparto assicurativo. Il documento – frutto di un’indagine condotta su scala internazionale tra compagnie, intermediari e policyholder – mette in luce le nuove esigenze di una popolazione che invecchia e vive più a lungo, ma anche in modo meno prevedibile rispetto a chi l’ha preceduta: con traiettorie lavorative irregolari, esigenze abitative più complesse, una maggiore attenzione al benessere e alla prevenzione.
Secondo Capgemini, entro il 2050 l’evoluzione demografica globale ridisegnerà in profondità le logiche dell’industria assicurativa. Le polizze del futuro saranno sempre più preventive, digitali e modulari: progettate per intercettare i bisogni prima che si manifestino, costruite su misura grazie a dati predittivi, aggiornabili in tempo reale in base ai cambiamenti della vita individuale.
Cambieranno anche i consumi delle fasce più longeve, orientati meno verso i beni durevoli e più verso i servizi: viaggi, ristrutturazioni, assistenza domiciliare, benessere psicofisico. Serve però un cambio di passo sul fronte tecnologico: se l’88% degli operatori riconosce il valore strategico dei dati predittivi e dell’intelligenza artificiale, solo il 17% dispone oggi delle capacità tecnologiche per affrontare davvero il cambiamento.
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