Mattarella a Cassino: “L’Italia ripudia la guerra e deve costruire ponti di dialogo”
“Far memoria di tragedia, una battaglia così sanguinosa, come quella di Cassino – che ha inciso nelle carni e nelle coscienze del nostro popolo e di popoli divenuti nostri fratelli – è anche un richiamo a far cessare, ovunque, il fuoco delle armi, a riaprire una speranza di pace, di ripristino del diritto violato, della dignità riconosciuta a ogni comunità”, dice il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, da Cassino per la cerimonia commemorativa dell’ottantesimo anniversario della distruzione della città.
Il 15 marzo del 1944 gli alleati colpirono la città di Cassino con un raid nel quale vennero impiegati centinaia di aerei. Cassino venne rasa al suolo, conoscendo così la stessa sorte toccata un mese prima all’abbazia. Il bombardamento aveva come obiettivo la distruzione del caposaldo dal quale i tedeschi fermavano l’avanzata degli alleati verso Roma e fu uno degli episodi più discussi e criticati della campagna guidata dalle forze Usa in Italia. Nella Costituzione c’è “una affermazione solenne: il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Sono le poche parole dell’articolo 11 che contiene le ragioni, le premesse del ruolo e delle posizioni del nostro Paese nella comunità internazionale: costruire ponti di dialogo, di collaborazione con le altre nazioni, nel rispetto di ciascun popolo – le parole del presidente della Repubblica parlando alla cerimonia – Mentre un sentimento di pietà si leva verso i morti, verso le vittime civili, non può che sorgere, al contempo, un moto di ripulsa da parte di tutte le coscienze per la distruzione di un territorio e delle sue risorse, per l’annientamento delle famiglie che lo abitavano, nel perseguimento della cieca logica della guerra, quella della riduzione al nulla del nemico, senza nessun rispetto per le vittime innocenti. Lutti e sofferenze, pagate in larga misura dalla incolpevole popolazione civile, a partire dal funesto bombardamento del 15 febbraio contro l’Abbazia, nel quale, con i monaci, perirono famiglie sfollate, tante persone che vi si erano rifugiate contando sull’immunità di un edificio religioso, espressione di alta cultura universalmente conosciuta. Ma la guerra non sa arrestarsi sulla soglia della barbarie”.
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