Attenzione ai farmaci anti obesità, possono ridurre l’efficacia della pillola contraccettiva
I farmaci antidiabetici che permettono di combattere l’obesità sono sempre più utilizzati, e di recente alla semaglutide si è aggiunto un altro principio attivo, la tirzepatide, disponibile anche in Italia da ottobre scorso. E la maggiore diffusione sta facendo emergere, nel bene e nel male, alcune caratteristiche di questi principi attivi. Era già stato notato un aumento della fertilità nelle donne che li utilizzano, ma adesso è emerso chiaramente che questi farmaci possono ridurre l’efficacia della pillola contraccettiva, tanto che in Gran Bretagna l’MRHA, l’agenzia incaricata di verificare la sicurezza dei farmaci, consiglia alle donne in età fertile che ne fanno uso di aggiungere al contraccettivo orale, almeno nelle prime settimane di somministrazione, un altro sistema contraccettivo come IUD e profilattico. Un’avvertenza tanto più rilevante se si considera che questi farmaci non dovrebbero essere assunti durante la gravidanza, perché non ci sono ancora dati sufficienti a garantirne la sicurezza.
“Volevo farcela da solo. Ma contro il sovrappeso bisogna giocare ad armi pari”
Entrambi i principi attivi riducono l’appetito mimando gli ormoni naturalmente prodotti dall’intestino in risposta all’assunzione di cibo: In particolare, la semaglutide è un agonista per il GLP1 (Glucagon-like peptide-1) mentre la tirzepatide ha una doppia azione che riguarda anche un altro ormone, denominato GIP (Gastric Inhibitory Polipeptide) “, spiega Livio Luzi, ordinario di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Milano. “C’è da dire che di questi farmaci sappiamo ancora relativamente poco e ci possono essere sorprese, anche positive: uno studio recente sembra segnalare un effetto protettivo degli analoghi del GPL-1 nei confronti della malattia di Alzheimer “.
Farmaci per l’obesità: oltre la metà dei pazienti dimagrisce già con la prima terapia
Tra gli effetti dei farmaci, soprattutto della semaglutide, c’è quello di rallentare lo svuotamento dello stomaco, e proprio questo potrebbe essere uno dei motivi per cui interferiscono nell’assorbimento dei medicinali. Non esistono ancora molte ricerche sul tema, ma un articolo pubblicato nel 2024 da un gruppo di ricercatori inglesi prendendo in esame i pochi studi disponibili mostra che la tirzepatide, e in misura minore la semaglutide, riducono la concentrazione nel sangue di etinilestradiolo, un estrogeno sintetico che è uno dei componenti delle pillole contraccettive, oltre a rallentarne l’assorbimento. Ma bisogna considerare anche che tra gli effetti collaterali – soprattutto della semaglutide – ci sono vomito e diarrea che potrebbero interferire con l’assorbimento dei contraccettivi: in generale, infatti, quando si manifestano questi disturbi si consiglia di aggiungere un contraccettivo meccanico per evitare gravidanze indesiderate.
Interferisce più tirzepatide che semaglutide
“Conosciamo ancora poco questi farmaci, ma è possibile che il rallentamento dello svuotamento gastrico abbia questo effetto, sui contraccettivi orali, ma anche su altri farmaci che sono assorbiti attraverso lo stomaco e o il primo intestino – spiega Luzi – non si tratterebbe neanche di un caso isolato perché la stessa cosa si verifica con altri farmaci come la levotiroxina che si usa per trattare l’ipotiroidismo”. La cosa curiosa semmai, osserva lo specialista, ”è che a interferire con i contraccettivi orali sia soprattutto la tirzepatide, che dà minori effetti collaterali – nausea e vomito – rispetto alla semaglutide”.
La perdita di peso associata a maggiore fertilità
Ma non è da escludere che sia il dimagrimento stesso a giocare un ruolo, ” sappiamo come la perdita di peso sia associata a una maggiore fertilità”, ricorda Luzi, “tenendo conto anche che oggi la prescrizione di questi farmaci per trattare l’obesità in donne giovani è aumentata in maniera esponenziale”. Sappiamo ancora poco, invece, degli effetti di questi principi attivi sulla fertilità maschile, anche se alcuni studi sembrano segnalare, in soggetti obesi, un possibile aumento della fertilità legato al miglioramento della qualità degli spermatozoi.
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