La propaganda russa non si ferma: Mosca si candida a ospitare le Olimpiadi

Ennesima operazione di sportwashing – almeno interno – della Russia, che vuole candidarsi alle Olimpiadi, estive o invernali che siano. Se potesse farlo – le prime edizioni disponibili sono i Giochi del 2036 o del 2040 – sarebbe una buona notizia, perché significherebbe che il conflitto in Ucraina sarebbe finito. Al momento, però, questa volontà è solo propaganda del Cremlino.

Ad alimentarla è il ministro dello sport e presidente del Comitato olimpico russo, sospeso dal Cio dal 2023, Mikhail Degtyarev, che ha spiegato in una intervista all’agenzia di stampa russa Tass che il Paese punta ai Giochi olimpici e ha sottolineato di avere le infrastrutture, l’esperienza e l’ospitalità necessarie. “Presenteremo sicuramente le nostre candidature in futuro e saremo pronti a organizzare le Olimpiadi al più alto livello possibile, come abbiamo fatto nelle due precedenti occasioni – ha assicurato –. Prima o poi ripristineremo tutte le relazioni e apriremo la strada ai Giochi, ne sono sicuro. Faremo offerte per ospitare sia le edizioni invernali che quelle estivi”.

La Russia ha ospitato fino a ora i Giochi estivi a Mosca nel 1980, quando il Paese faceva parte dell’Unione sovietica, e le Olimpiadi invernali di Sochi nel 2014. Riflettendo sui tentativi passati di creare eventi sostitutivi durante i periodi di divisione globale col Cio, Degtyarev ha sostenuto che tali competizioni mancavano del vantaggio competitivo e dell’unità globale offerti dagli eventi olimpici ufficiali. “Il nostro percorso si estende solo lungo il pieno ritorno alla famiglia olimpica”. Un segnale distensivo alla nuova presidente Kirsty Coventry. La situazione però è di rottura con lo sport mondiale, Cio o Fifa che siano, da quando è scoppiata la guerra nel 2022. E le tensioni si sono ulteriormente intensificate nell’ottobre 2023, quando il Cio ha sospeso il Comitato olimpico russo sino “a nuovo avviso”. Che non arriverà prima della fine della guerra.

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Il ministro ha continuato a criticare l’uso del boicottaggio e l’interferenza politica nel Movimento olimpico, sostenendo che lo sport dovrebbe servire a unire, non a dividere. “Cosa ci insegnano i Giochi? Non ci devono essere boicottaggi. Abbiamo avuto il boicottaggio nel 1980 e poi abbiamo annunciato il nostro (a Los Angeles, ndr): era tutto sbagliato allora, proprio come lo è oggi per quanto riguarda la discriminazione che i nostri atleti nazionali devono affrontare. Dobbiamo lasciarci tutto alle spalle”. Forse Degtyarev dimentica che c’è una guerra in atto.

Intanto c’è una polemica violenta nel mondo dello scherma e la Federazione russa ha fatto ricorso contro l’esclusione dei suoi atleti dalle gare di slittino (anche come “neutrali”) alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Ai Giochi invernali organizzati in Italia il prossimo anno non ci saranno nemmeno gli atleti russi delle squadre, nell’hockey su ghiaccio sarebbe stata una grande sfida fra i professionisti Usa e i campioni di Mosca. Sinora i russi, purché non siano appartenenti a gruppi militari, hanno potuto gareggiare solo come “neutrali”, è successo anche a Parigi 2024. Ma anche questa formula, voluta dal Cio, non è che regga molto e crea pareri discordanti e problemi infiniti fra le varie Federazioni internazionali.

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