Piano della salute mentale: gli psicologi: “No a una visione che punti solo sulla psichiatria”

Equipe ‘di transizione’ dedicate agli adolescenti affetti da psicopatologia conclamata o in fieri, di età fra i 14/16 ed i 20/22 anni, specializzate anche nei nuovi fenomeni di dipendenza in crescita tra i giovani. Ed ancora: nuove figure come quella del Case Manager, il cui obiettivo è fornire un supporto personalizzato al paziente, permettendo ai servizi di salute mentale di prendersi cura in modo adeguato dei casi gravi.

Sono alcune delle novità del nuovo Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale Pansm 2025-2030, a cura del Tavolo tecnico per la salute mentale, trasmesso dal ministero della Salute alla Conferenza unificata Stato-Regioni per l’approvazione.

Secondo gli psicologi, in questo nuovo Piano si è voluto però scegliere una visione che punta troppo all’aspetto psichiatrico della cura. Una via che rischia di compromettere l’equilibrio tra le dimensioni biologica, psicologica e sociale che dovrebbe guidare ogni politica pubblica sulla salute mentale.

La Conferenza Stato-Regioni

In vista della prossima seduta della Conferenza Stato-Regioni, nella quale sarà discusso il Piano Nazionale di Azione per la Salute Mentale, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) ha trasmesso ufficialmente al Ministero della Salute, alla Conferenza Stato-Regioni, ai presidenti di regioni e province e ai loro assessori, una nota di proposte di modifica e di emendamenti per correggere alcune criticità rilevanti contenute nel testo.

Se togli lo psicologo, resta solo il disagio

Puntare sulla prevenzione

“Il documento – sottolinea la Presidente CNOP, Maria Antonietta Gulino – rischia di compromettere l’equilibrio tra le dimensioni biologica, psicologica e sociale che dovrebbe guidare ogni politica pubblica sulla salute mentale. Non solo attenzione e cura della psicopatologia. Prevenire, intervenire precocemente e offrire una risposta appropriata e integrata sono obiettivi da perseguire, oggi più che mai”.

I punti critici

Tra i principali nodi sollevati dal CNOP ci sono: la collocazione impropria dello ‘psicologo di primo livello’ all’interno dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM), anziché nelle Case di Comunità e nei Distretti, in contrasto con i modelli regionali sperimentali già attivi e con il disegno di legge nazionale sullo psicologo di assistenza primaria; il rischio di una “psichiatrizzazione” dei percorsi sin dall’infanzia, che vanifica il valore della prevenzione e della promozione della salute e del benessere psicologico;la riformulazione della missione dei Consultori Familiari, sempre più vincolata a funzioni peritali su richiesta dell’Autorità Giudiziaria, anziché orientata al sostegno e all’accompagnamento delle famiglie, delle donne, dei minori, lungo tutto il ciclo di vita.

Il ruolo dello psicologo di base

“Collocare il cd Psicologo di base all’interno dei Dipartimenti di Salute Mentale DSM è un errore ed è in contrasto con i modelli sperimentali regionali e con il testo unificato del disegno di legge nazionale sullo Psicologo di assistenza primaria, sostenuto da tutte le forze politiche. La sua corretta collocazione è nei Distretti Sanitari o nelle Case di Comunità, contesti di prossimità e punti cardine per le cure primarie. In questi contesti lo psicologo può intervenire precocemente sul disagio psicologico e sui primi segnali di malessere. Per una prevenzione reale ed efficace, lo psicologo di assistenza primaria non ha il compito di avviare trattamenti terapeutici, ma intercetta e risponde ai bisogni di salute oppure orienta correttamente l’utente, laddove necessario, alla rete dei Servizi territoriali”.

Secondo Gulino, per quel che riguarda l’operatività nei Consultori Familiari “non si può confondere l’intervento psicologico con quello giudiziario o peritale né accettare una visione organizzativa in cui ogni risposta venga riportata dentro un modello esclusivamente psichiatrico, centralizzando funzioni che andrebbero invece distribuite in modo appropriato e rese accessibili anche ai cittadini con disagio lieve o moderato”.

L’appello

Il CNOP ha inviato una proposta affinché il Piano sia coerente con le sue stesse premesse oltre che con la normativa vigente, con i LEA e con i principi del DM 77/2022 sull’assistenza territoriale. L’obiettivo è dare centralità alla persona garantendole una risposta psicologica appropriata e di prossimità che abbia funzione preventiva, non solo di cura, e di promozione della salute psicofisica lungo tutto l’arco del ciclo di vita.

“Il nostro obiettivo – conclude la Presidente del Cnop – è rafforzare davvero la sanità territoriale, puntando su équipe multidisciplinari, su un’organizzazione chiara dei ruoli e sul pieno riconoscimento della professionalità psicologica, insieme a tutte le altre. È una questione di efficacia, appropriatezza, equità e rispetto dei bisogni dei cittadini”.

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