Sole e malattie reumatiche: quando l’estate può riattivare i sintomi

“Stavo finalmente meglio, dopo mesi di cure e fatica. Una settimana al mare sembrava il premio perfetto. Ma al rientro, mi sono ritrovata di nuovo KO: dolori, febbricola, macchie sulla pelle. Era il lupus. Non avevo idea che il sole potesse scatenarlo”. Chi convive con una malattia autoimmune spesso scopre a proprie spese che non tutte le energie che ci arrivano dall’esterno fanno bene. Il sole, simbolo per eccellenza di benessere e vitalità, può diventare un nemico invisibile per alcune persone affette da patologie reumatologiche. Non si tratta di una semplice scottatura: nei casi più delicati, l’esposizione ai raggi UV può innescare una vera e propria tempesta infiammatoria interna, fino a riattivare una malattia apparentemente sotto controllo. O peggio, rivelarne una che fino a quel momento era silente.

Pelle al sole, non solo scottature: attenzione a intolleranze e orticaria

Le malattie reumatologiche fotosensibili

Secondo Maria Sole Chimenti, professore associato di Reumatologia, allergologia e Immunologia Clinica presso l’Università di Roma Tor Vergata, alcune malattie reumatologiche di origine autoimmune risentono in modo particolarmente negativo dell’esposizione ai raggi solari. Le principali sono il lupus eritematoso sistemico, il lupus cutaneo, la dermatomiosite, la sindrome di Sjögren (sebbene in misura più lieve), la connettivite mista e la connettivite indifferenziata.

“In questi pazienti – spiega Chimenti – i raggi ultravioletti possono provocare un danno cellulare a livello cutaneo. Questo danno porta al rilascio di materiale nucleare, come frammenti di Dna e proteine intracellulari, che vengono riconosciuti come estranei da un sistema immunitario predisposto. Il risultato è l’attivazione di una risposta autoimmune che può estendersi oltre la pelle, coinvolgendo articolazioni, reni, cuore o altri organi interni”. In soggetti geneticamente predisposti ma fino ad allora asintomatici, un’eccessiva esposizione al sole può fungere da “innesco” per l’attivazione di una patologia che non si era ancora manifestata clinicamente.

Pelle in vacanza, non solo danni da sole: come proteggerla dalle infezioni

I segnali da riconoscere dopo l’esposizione solare

Gli effetti negativi della luce solare non si esauriscono con il semplice eritema o la scottatura. Se da un lato le lesioni cutanee come macchie, rash fotosensibili o prurito possono essere i segnali più immediati, dall’altro è importante prestare attenzione anche a sintomi sistemici più generici, ma significativi. “Stanchezza anomala e persistente, dolori articolari o muscolari migranti, febbricola, mal di testa, confusione mentale o quella che i pazienti definiscono ‘nebbia cognitiva’ – prosegue Chimenti – possono essere manifestazioni di una riattivazione infiammatoria sistemica. Se questi sintomi si presentano entro pochi giorni da una giornata di esposizione al sole, vanno interpretati come possibili segnali d’allarme. In questi casi è fondamentale non sottovalutarli e rivolgersi al reumatologo”.

Un neo al sole può diventare un melanoma? Sei cose da sapere prima, durante e dopo l’esposizione

Il paradosso del caldo: quando il sollievo inganna

Molti pazienti riferiscono un miglioramento dei sintomi articolari durante l’estate. “In effetti – spiega la reumatologa – il caldo può favorire la vasodilatazione, migliorare la circolazione, rilassare la muscolatura e ridurre la rigidità articolare. Questa percezione soggettiva di benessere è reale, soprattutto nei pazienti con artrosi o forme reumatologiche non infiammatorie”. Tuttavia, nei soggetti con malattie autoimmuni sistemiche fotosensibili, come il lupus o la dermatomiosite, il sole può avere un effetto opposto. L’attivazione anomala del sistema immunitario da parte dei raggi UV può infatti causare riacutizzazioni anche gravi. È quindi fondamentale distinguere tra sollievo soggettivo legato al caldo e rischio reale associato all’esposizione solare. Se dopo il sole ci si sente meglio, senza altri sintomi, il caldo può essere stato un alleato. Se invece compaiono rash cutanei, stanchezza, febbricola o nuovi dolori, è probabile che il sole abbia attivato una risposta immunitaria dannosa”.

Farmaci e fotosensibilità: cosa sapere

Anche la terapia farmacologica può interferire con la reazione alla luce solare. Alcuni dei farmaci più utilizzati in ambito reumatologico sono potenzialmente fotosensibilizzanti come spiega la professoressa Chimenti: “I cortisonici, ad esempio, possono aumentare il rischio di danni cutanei, pigmentazioni e infezioni. I Fans, in particolare il ketoprofene, il piroxicam e il naprossene, possono provocare reazioni fotoallergiche o fototossiche, anche se assunti per via sistemica o usati localmente. Il metotrexato, altro farmaco largamente impiegato, può determinare una reazione simile a una scottatura anche senza esposizione diretta. L’idrossiclorochina, pur essendo generalmente utilizzata nel lupus proprio per la sua azione di controllo cutaneo, può in alcuni soggetti predisposti aumentare la sensibilità alla luce. È fondamentale che i pazienti in trattamento siano informati di questi possibili effetti e si attengano scrupolosamente alle indicazioni del proprio specialista, soprattutto in estate o in vista di vacanze in località soleggiate”.

Attenti al sole se prendete alcuni farmaci: ecco quali

Come proteggersi: le strategie efficaci per l’estate

La fotoprotezione nei pazienti reumatologici deve essere affrontata come un vero e proprio intervento preventivo. Usare una crema solare ad alta protezione (SPF 50+) è un gesto importante, ma non è sufficiente da solo. È necessario adottare comportamenti specifici: evitare l’esposizione al sole nelle ore centrali della giornata, tra le 11 e le 16, indossare indumenti leggeri ma coprenti, meglio se in tessuti con filtro UV, utilizzare cappelli a tesa larga e occhiali da sole con protezione certificata. “È altrettanto importante – conclude Chimenti – applicare correttamente la crema solare, almeno 20-30 minuti prima dell’uscita, riapplicandola ogni due ore e dopo ogni bagno. Le zone del corpo spesso trascurate come collo, orecchie, dorso delle mani e dei piedi devono essere protette con la stessa attenzione. Infine, mantenere una buona idratazione, evitare sforzi fisici prolungati nelle ore più calde e monitorare costantemente il proprio stato di salute sono accorgimenti fondamentali”. Al minimo segnale di malessere, anche se non specifico, è bene contattare il proprio medico curante.

Condividi questo contenuto: