Willem Dafoe al Locarno Film Festival: “Il potere può diventare un incubo”

Attenti alla “tossicità del potere”, parola di Willem Dafoe. “Si può costruire anche un impero, ma se non si sta attenti, se non si ha senso critico, se non ci si controlla, e non si mantiene un equilibrio… Ci si dimentica l’intenzione iniziale e si crea un incubo”. Willem Dafoe, parlando con Variety, riflette così sull’ultimo film di cui è protagonista, The Birthday Party, presentato giovedì 7 agosto, in piazza Grande, al Locarno Film Festival.

Anni Settanta, nella sua isola privata nel Mediterraneo, Marcos Timoleon, interpretato da Willem Dafoe, (sposato dal 2005 con l’attrice e regista italiana Giada Colagrande), un magnate stile Aristotele Onassis, decide di festeggiare in grande il compleanno della figlia Sofia (Vic Carmen Sonne), sua unica erede. Muovendosi tra ospiti di ogni genere, ciascuno arrivato al party con i propri obiettivi più o meno velati, Marcos punta a prendere una decisione importante riguardante il futuro di Sofia. Giovane che, però, ha ben altre notizie per lui. Tra di loro lo scontro è inevitabile, così come le sue conseguenze. Il film, girato a Corfù, è stato scritto (a partire dall’omonimo libro del greco Panos Karnezis) e diretto da Miguel Angel Jimenez. Nel cast, oltre a Dafoe e Sonne (conosciuta per La ragazza con l’ago, nominato agli Oscar 2025 come miglior film internazionale), anche la nota attrice spagnola Emma Suarez, che interpreta Julieta, la moglie del protagonista, e Joe Cole, ovvero John Shelby della serie televisiva inglese Peaky Blinders.

A convincere Willem Dafoe, 70 anni compiuti il 22 luglio, classe 1955, a dire sì a un personaggio come Timoleon è stato il “ricco ritratto dell’uomo e l’analisi della tossicità di quel tipo di potere, di patriarcato che rappresenta”. L’attore poi spiega: “ E’ più di un dramma familiare – tematica che di solito non interessa molto all’attore, quattro volte nominato all’Oscar – piuttosto, è un vero e proprio racconto che parla allo spettatore pure dei rischi della società in cui viviamo oggi, in cui di miliardari al potere senza troppi scrupoli ce ne sono eccome. Parla di ambizione, di eredità e che ciò che ha portato al successo il protagonista è la stessa cosa che lo condurrà alla rovina. E’ una storia così significativa, affascinante e vera che non mi stancherebbe mai”.

Una rappresentazione che supera il rischio di un ritratto “macchietta” del miliardario che vuole controllare tutto attorno a sé, persino la propria prole. Lo conferma anche il regista Miguel Angel Jimenez: “Volevo mostrare questa famiglia nel modo più umano e intimo possibile senza cadere nella tentazione di ridicolizzarli e giudicarli fin dall’inizio, nonostante rigetti completamente questa casta ricca, brutale, frivola, falsa e egoista”

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