Il cinema per Gaza. Venice4Palestine: “Condanniamo il genocidio”. Biennale: “Aperti al confronto”
Il Lido di Venezia si prepara ad accogliere non solo il red carpet e il glamour della Mostra del Cinema ma anche mobilitazioni e proteste legate al dramma in corso a Gaza, con l’obiettivo dichiarato di rompere il silenzio e dare voce all’orrore di un conflitto che continua a mietere vittime civili.
Dalla sigla Venice4Palestine arriva una lettera aperta nella quale si esortano le istituzioni e i settori del cinema, dell’arte, della cultura e della formazione a essere più coraggiosi e chiari nella condanna del genocidio in corso a Gaza e della pulizia etnica in tutta la Palestina per mano del governo e dell’esercito israeliani. È stata inviata alla Biennale e alla Mostra del Cinema, firmata da centinaia di esponenti del cinema italiano e internazionale riunitisi sotto la sigla V4P, fra gli altri, Marco Bellocchio, Laura Morante, Abel Ferrara, Alba e Alice Rohrwacher, Toni e Peppe Servillo, Matteo Garrone, Valeria Golino, Fiorella Mannoia. “In merito alla vostra Lettera aperta ricevuta oggi sulla Palestina, ricordiamo che la Biennale di Venezia e la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica sono sempre stati, nella loro storia, luoghi di confronto aperti e sensibili a tutte le questioni più urgenti della società e nel mondo”. Così l’ufficio stampa della Biennale ha risposto. “Ne sono testimonianza innanzitutto le opere presentate, e ciò accade quest’anno con il film The Voice of Hind Rajab della regista Kaouther Ben Hania, in Concorso, ed è accaduto l’anno scorso con Of Dogs and Men di Dani Rosenberg, in Orizzonti. Vanno ricordate peraltro le parole espresse sul tema dal Presidente della Biennale e dal Direttore della Mostra il 22 luglio scorso alla presentazione del programma di Venezia 82, nonché le dichiarazioni in occasione dell’apertura della Biennale Architettura 2025 e della Biennale Arte 2024, e la lectio magistralis di Luciano Violante Domicidio, tenuta il 17 giugno scorso all’Arsenale”. La Biennale scrive infine “che è, come sempre, aperta al dialogo”.
Laura Morante: “Su Gaza noi artisti dobbiamo alzare la voce, restare zitti è da mostri”
Alcuni di questi artisti avevano già condiviso l’appello del collettivo #NoBavaglio, firmato da nomi di spicco del panorama artistico italiano come Fiorella Mannoia, Valeria Golino, Moni Ovadia, Corrado Guzzanti, Laura Morante, Gabriele Salvatores, Paolo Rossi e molti altri. “Condanniamo il genocidio in corso a Gaza e tutte le guerre globali” si legge nel documento, che rivendica anche la libertà d’espressione, il diritto all’informazione, e il ruolo sociale e politico dell’arte. Il testo sostiene apertamente la manifestazione convocata per sabato 30 agosto, alle ore 17, presso Santa Maria Elisabetta al Lido.
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Accanto a questo, viene rilanciato anche l’appello diffuso durante l’ultimo Festival di Cannes e aggiornato alla luce dell’aggravarsi della situazione a Gaza. Firmato da figure di rilievo internazionale come Pedro Almodóvar, David Cronenberg, Alfonso Cuarón, Yorgos Lanthimos e Mark Ruffalo, il testo prende spunto dalla tragica uccisione della fotogiornalista Fatma Hassona – protagonista del film Put Your Soul on Your Hand and Walk di Sepideh Farsi – per ribadire la responsabilità etica del mondo artistico. “Rifiutiamo di permettere che l’arte sia complice dell’orrore. Bisogna reagire. Bisogna chiamare le cose con il loro nome”, recita l’appello.
Anche la selezione ufficiale della Mostra non resta indifferente. Due film affrontano direttamente la questione palestinese: The voice of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania, che racconta la storia vera di una bambina rimasta intrappolata in un’auto sotto attacco a Gaza, e Who is still alive di Nicolas Wadimoff, che dà voce ai sopravvissuti in fuga dalla Striscia di Gaza.
Gaza, denunciato un ufficiale per la morte di Hind Rajab, la bimba uccisa mentre chiedeva aiuto
Il film della regista tunisina Kaouther Ben Hania ricostruisce un fatto di cronaca accaduto il 29 gennaio 2024 quando i volontari della Mezzaluna rossa ricevettero la telefonata di una bimba, Hind Rajab, rimasta intrappolata in un’auto a Gaza, al momento unica sopravvissuta della sua famiglia dopo un attacco dell’esercito israeliano. Gli audio delle telefonate in cui la bimba disperatamente chiede aiuto, resi noti da Repubblica, sono diventati simbolo e prova dei crimini di guerra commessi nella Striscia. Il direttore Alberto Barbera durante la presentazione del programma si è commosso raccontando la storia del film e si è augurato che la proiezione susciti “emozione e non polemiche”, anche per il metodo che è stato utilizzato, ovvero ricostruire in fiction la storia ma utilizzando le autentiche telefonate della bambina con lo zio, la mamma che non era in auto e i volontari.
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