Powell apre a un taglio dei tassi La Casa Bianca: “Troppo tardi”

New York – Jerome Powell ha aperto uno spiraglio sui tagli dopo mesi di chiusura, rianimando i mercati ma senza soddisfare Donald Trump. Nel suo atteso intervento alla convention annuale dei banchieri centrali a Jackson Hole, nel Wyoming, il presidente della Fed ha detto di essere disposto per la prima volta a tagliare i tassi di interesse ma ha avvertito che il mercato del lavoro è davanti a un calo rapido anomalo sia dell’offerta sia della domanda e registra già un aumento dell’inflazione legato alla politica dei dazi. «Le condizioni sono cambiate», ha avvertito, e ci sono «nuove sfide da affrontare» ma «le prospettive di base e il mutevole equilibrio dei rischi potrebbero giustificare un adeguamento del nostro orientamento di politica monetaria».

“L’IA non crea valore per le imprese”. Il report Mit che spaventa le Borse

I mercati finanziari hanno reagito positivamente: il Dow Jones sale dell’1,89%, toccando un nuovo record, e il Nasdaq avanza dell’1,88%. Il dollaro ha perso circa un punto nei confronti dell’euro. Ma negli stessi minuti in cui Powell presentava la relazione, Trump ha lanciato nuovi attacchi alla Banca Centrale: il presidente degli Stati Uniti ha minacciato di licenziare dal board della Fed Lisa Cook, accusata di frode immobiliare, se non si dimetterà. I toni usati da Powell nel suo discorso non hanno raffreddato il clima. Trump ha commentato: «I tagli? Troppo tardi. Doveva farlo un anno fa». Il tycoon chiedeva un intervento più sostanzioso di quello che Powell ha fatto trasparire (gli analisti parlano di 0,25 punti a settembre). La disamina preoccupata sull’economia non deve essere piaciuta all’amministrazione statunitense: il capo della Banca centrale americana ha parlato di «incertezze», «mercato debole», di «inflazione che già riflette l’impatto dei dazi» e di «politica migratoria che ha portato a un brusco rallentamento della crescita della forza lavoro». Tutti passaggi non in linea con la retorica dell’America dell’età dell’oro che la Casa Bianca ogni giorno evoca nel bollettino inviato ai media. «La crescita del Pil – ha dichiarato Powell – ha subito un notevole rallentamento nella prima metà di quest’anno, attestandosi a un ritmo dell’1,2%, circa la metà della crescita del 2,5 registrata nel 2024». Il calo, ha spiegato, «riflette in gran parte un rallentamento della spesa al consumo». «Come per il mercato del lavoro – ha continuato – parte del rallentamento del Pil riflette probabilmente una crescita più lenta dell’offerta o del prodotto potenziale». I rischi sull’inflazione, ha ricordato, sono al rialzo, e quelli sul mercato del lavoro sono al ribasso. E per valutare il reale effetto dei dazi sulle catene di approvigiornamento «ci vorrà tempo».

Dalle azioni ai Btp, dai bond aziendali all’oro: come rivedere il proprio portafoglio dopo l’estate

«Continuiamo a ritenere – ha detto ancora – che un tasso di inflazione a lungo termine del 2% sia il più coerente con i nostri obiettivi a doppio mandato. Riteniamo che il nostro impegno verso questo obiettivo sia un fattore chiave per mantenere ben ancorate le aspettative di inflazione a lungo termine». «L’esperienza – ha aggiunto – ha dimostrato che un tasso di inflazione del 2% è sufficientemente basso da garantire che l’inflazione non rappresenti un problema nelle decisioni di famiglie e imprese, offrendo al contempo alla banca centrale una certa flessibilità politica per fornire accomodamenti durante le fasi di recessione economica». L’accenno al possibile avvio di una politica meno rigida nel caso di rialzo dell’inflazione a causa dei dazi può rappresentare un’altra svolta. «La stabilità del tasso di disoccupazione – ha ricordato Powell – e di altri indicatori del mercato del lavoro ci consente di procedere con cautela mentre valutiamo eventuali modifiche alla politica monetaria».

Condividi questo contenuto: