Superager, ecco come gli over 80 sono riusciti a mantenere il cervello di un cinquantenne
La socialità è la chiave comune per aprire le porte di una vecchiaia più lunga con una mente più sana. È quanto emerge dal nuovo studio recentemente pubblicato sulla rivista Alzheimer’s@Dementia nel quale i ricercatori della Northwestern University hanno aggiornato i risultati di 25 anni di ricerca sulle persone over 80 con funzioni cognitive straordinarie, con una memoria di un 50enne, per le quali è stato coniato il termine di SuperAger, che possiamo tradurre in italiano con il termine Super Anziani.
A 80 anni con la memoria di un ventenne: gli indizi che segue la scienza
Per la ricerca sono stati reclutati oltre 290 partecipanti, e sono state realizzate 77 autopsie cerebrali, monitorando nel tempo le funzioni neuropsicologiche, scegliendo come marker principale la memoria episodica, perché decade più velocemente con l’età.
I ricercatori hanno dimostrato come una vita sociale attiva sia collegata ad una perdita di minor tessuto cerebrale nella corteccia cingolata anteriore rispetto ai coetanei. Una regione collegata ai processi decisionali, alle emozioni e alla motivazione. Nello specifico i SuperAger hanno più neuroni fusiformi di von Economo, correlati al comportamento sociale, all’empatia e alla memoria. È stata anche riscontrata una migliore conservazione del sistema colinergico correlato all’attenzione ed alla memoria.
Posso sapere quanto velocemente sto invecchiando?
Il campione seguito nel tempo ha evidenziato diverse variabili, ma con il tratto identitario comune della socialità e delle relazioni interpersonali. I Super Anziani sono più attivi nella società, con incontri familiari, volontariato, gruppi creativi, ampia rete affettiva. Peraltro, l’isolamento sociale è un noto fattore di rischio per la demenza, che in Italia riguarda oltre un milione di persone.
Le sei regole d’oro per la salute mentale
Fermo restando il ruolo della predisposizione genetica e dei fattori biologici, si tratta di una conferma del valore per la qualità della vita delle relazioni, già riconosciuto più in generale per la tutela della salute mentale. Si riafferma il paradigma biopsicosociale per il benessere mentale in senso generale. L’OMS Europa nel recente policy paper “Scaling up mental health services within the PHC approach: lessons from the WHO European Region” sul tema del ruolo dell’assistenza primaria per una migliore salute mentale, ha evidenziato come i fattori sociali siano da tenere in grande considerazione da parte dei medici di famiglia.
Vivere a lungo, il ‘come’ conta più del ‘quanto’. E quasi sempre dipende da noi
Già nel 2022 l’OMS ha realizzato una vera e propria guida pratica, tradotta nel 2024 anche in italiano “A toolkit on how to implement social prescribing”, che prevede per le persone più fragili una utilizzazione, organizzata e accompagnata, delle risorse culturali e sociali, già presenti nei territori nei quali vivono, valorizzando l’esperienza di sé e la relazione con l’altro e con la comunità. Si tratta della partecipazione ad attività individuali o di gruppo, all’attività fisica, alle attività artistiche, occupazionali o di volontariato.
In sintonia con queste evidenze scientifiche il PANSM, Piano di Azioni Nazionale per la Salute Mentale 2025-2030, per il quale il ministro della Salute Orazio Schillaci ha già chiesto specifici finanziamenti, prevede un apposito capitolo dedicato all’integrazione socio sanitaria.
Invecchiamo meglio. I 70 anni sono i nuovi 60?
La bozza del PANSM, proposto dal Ministero della Salute ed attualmente in fase di valutazione da parte delle Regioni, sul tema della integrazione sociosanitaria indica alcuni obiettivi da raggiungere nel prossimo quinquennio: dal budget di salute al supporto all’abitare, dai percorsi di inclusione lavorativa alla stessa prescrizione sociale.
In conclusione, la pubblicazione dello studio dei ricercatori della Northwestern University evidenzia il valore della socialità, accompagnata da un senso di autonomia e di indipendenza, come uno scudo protettivo nei confronti del deterioramento mentale.
Impegno sociale, relazioni, motivazioni, emozioni ed empatia, sono le caratteristiche comuni che si ritrovano nei Super Anziani ma sono anche fattori determinanti per la salute mentale di tutti.
*Direttore Dipartimento di Salute Mentale ASL Roma 2
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