Ucraina, riaprono le scuole in formato guerra: dad, flessibilità e lezioni di Pronto soccorso
KIEV – La scuola flessibile. In classe o a distanza, all’estero o ovunque sia casa; con i professori o con l’aiuto di chiunque possa provare a insegnare qualcosa. Si riparte come si può, nell’Ucraina in guerra: sotto il sole splendente di Kiev, ieri pomeriggio migliaia di bambini e ragazzini hanno invaso le strade tornando a casa in divisa, sorridenti come se la guerra non ci fosse. Ma c’è: quest’anno il numero di bambini iscritti alla prima elementare è diminuito del 20% rispetto all’anno scorso. Il crollo è progressivo e impressionante: 252mila contro i 314mila dell’anno scorso. Tre anni prima dell’invasione, con il paese già in guerra nel Donbass occupato, erano 443.000.
Le cittadine distrutte vicino al fronte e i bombardamenti a distanza, gli sfollati interni e i fuggiti all’estero. Chi resta e chi va, i professori che rimangono in classe e quelli che gettano la spugna. E le scuole di frontiera, e quelle abbandonate dagli studenti e occupate dai militari, o usate temporaneamente d’estate dai soldati e distrutte dalle bombe. E’ un campo minato pure la scuola. Il nuovo anno scolastico inizia nel segno distintivo della duttilità, per provare a salvare il salvabile dribblando la guerra e le partenze, la paura e i funerali. E’ un piccolo miracolo quello con cui il governo ucraino tiene insieme i pezzi di questo sistema ridotto in frammenti da ricomporre ogni giorno. Ogni scuola stabilisce autonomamente il calendario delle vacanze, per esempio, in base alla situazione sul fronte della sicurezza. Si può studiare a scuola, ma è sempre previsto anche l’apprendimento a distanza e quello “individuale”, cioè gli studi esterni, la forma familiare o domiciliare e il patrocinio pedagogico. In presenza, a distanza o con un sistema misto, magari con lezioni online e laboratorio in aula; o con alcuni studenti online e altri a scuola.
Chi sceglie? Le amministrazioni locali militari o miste, ma insieme ai genitori. E se la famiglia non è d’accordo, può scegliere l’apprendimento a distanza o un programma individuale o ricorrere a studi esterni. Si può cambiare anche più volte durante l’anno scolastico, perché la guerra ridisegna ogni giorno la mappa del pericolo. Potranno studiare a distanza i bambini e i ragazzi che ora vivono all’estero, o che ci andranno durante l’anno. E potranno sempre ricorrere alla “Dad” gli studenti che vivono nelle zone contigue alla prima linea, e anche quelli che sono nei territori occupati dalla Russia. Il risultato è che, secondo il ministero dell’Istruzione, lo scorso anno hanno studiato a distanza tra 400mila e 450mila bambini in Ucraina, e circa 350mila all’estero.
Con un bilancio devastato dalla guerra e completamente dipendente dagli aiuti, il governo sta comunque investendo per costruire scuole sicure e mettere in sicurezza quelle che non lo sono: costruisce scuole sotterranee e crea rifugi negli istituti esistenti, ma i tempi sono lunghi e i soldi insufficienti. Sono in costruzione 170 scuole con rifugi, e nel corso di quest’anno dovrebbero aprire 150 istituti sotterranei. Il governo promette che entro il 2027 tutte le scuole avranno il loro rifugio. Per i bambini che oggi vivono all’estero, valgono tutti i formati possibili per mantenere stretto il legame con il paese d’origine e con la sua cultura: scuola locale e scuola ucraina posso interagire in mille modi previsti e catalogati, ma vale anche lo studio parallelo nei centri educativi ucraini; chi vuole può studiare solo nel sistema scolastico del paese che lo ospita, ma il ministero invita a mantenere il legame con l’Ucraina sfruttando le consulenze individuali e l’orario flessibile. E c’è un Modello di programma educativo specifico anche per gli studenti sotto occupazione.Ci sono migliaia di situazioni diverse e la medicina, per tutte, è la flessibilità.
Chiunque abbia interrotto gli studi “per causa di guerra o viaggi all’estero ha il diritto di essere reintegrato nella scuola al livello corrispondente alla sua età”, dice il ministero. E da quest’anno gli studenti delle classi 10-11 avranno due ore in più a settimana della materia “Difesa dell’Ucraina”: si insegneranno basi pratiche di “primo soccorso, uso dei droni e lotta alla disinformazione” senza alcuna differenza di genere, ragazzi e ragazze insieme a imparare la guerra dai veterani e dagli specialisti. Così è la scuola in tempo di guerra. Un tempo in cui il tasso di fertilità è crollato a 0,9 figli per donna, lontanissimo dal “tasso di sostituzione” di 2,15-2,17 figli per donna che sarebbe necessario per mantenere stabile la popolazione: nella prima metà del 2025 sono nati 86.795 bambini, 1,5 volte in meno rispetto a prima dell’invasione su vasta scala. Il numero di bambini iscritti in prima elementare è diminuito del 20% in un anno, e continuerà a diminuire secondo le stime. Secondo il presidente della Commissione scolastica del Parlamento, “in tutta l’Ucraina si calcolano quest’anno 3,5 milioni di studenti, di cui 35.361 nei territori occupati e 302.889 all’estero”. Saranno attive 12mila scuole, avverte, di cui oltre 8.000 in presenza, 2.500 in modalità mista e 1.500 a distanza. A oggi, 1.779 scuole sono state danneggiate dai bombardamenti e altre 226 distrutte. Le scuole con meno di 45 studenti saranno chiuse o comunque non verranno più finanziate dallo Stato.
Per i bambini e i ragazzi ucraini le conseguenze sono pesantissime: ansia, disturbi del sonno, paura costante. Psicologi ucraini denunciano un aumento di casi di depressione infantile, soprattutto tra i bambini che hanno vissuto più di metà della loro vita sotto assedio. L’apprendimento diventa più difficile: secondo uno studio dell’Unicef, oltre la metà degli studenti ucraini ha perso competenze di base in matematica e lettura. Save the Children calcola che dall’invasione “400.000 minori hanno trascorso 580 giorni senza entrare in classe e altri 780.000 minori alternano una settimana di didattica a distanza e una di lezioni in presenza. E ora quasi 1,2 milioni di scolari tra 6 e 17 anni, uno su tre, iniziano il loro quarto anno scolastico consecutivo di istruzione con interruzioni, con un impatto devastante sull’apprendimento ma anche sul benessere mentale e sullo sviluppo sociale dei più giovani”. Chi vive vicino al fronte “ha perso il 25% in più di giorni di studio rispetto alle lunghe chiusure scolastiche per il Covid. La causa principale – spiega Save the Children – è l’assenza di rifugi antiaerei sicuri”. “I bambini hanno perso le competenze acquisite, non leggono e non scrivono più come prima e fanno anche più fatica a ricordare le informazioni. L’apprendimento online ha avuto un impatto negativo sul loro sviluppo e non sono più interessati alla lettura”, dice una mamma di 36 anni che ha raccontato la sua storia alla Ong: ha sette figli, vive nella regione di Kharkiv dove le scuole sono chiuse per mancanza di rifugi e vicinanza al fronte, e tutta la famiglia ha accesso a un solo dispositivo per la didattica a distanza. La priorità è andata ai figli più grandi. “In oltre tre anni di guerra – dice Sonia Khush, direttrice di Save the Children in Ucraina – centinaia di migliaia di bambini e adolescenti non hanno mai messo piede in un’aula scolastica. Le parti in conflitto in Ucraina devono porre fine ai terribili attacchi contro scuole e altre infrastrutture civili, e le gravi violazioni contro i minori devono cessare immediatamente”.
Condividi questo contenuto: