Perché le donne senza fattori di rischio hanno lo stesso infarti e ictus? La risposta in uno studio
Colesterolo e glicemia sotto controllo. Pressione arteriosa nella norma. Niente fumo. Eppure…. Eppure, soprattutto nelle donne, infarto e icstus arrivano lo stesso, anche fino alla metà dei casi. Inattesi, visto che mancano i classici fattori di rischio. Bisogna cambiare marcia. E la ricerca propone nuove strade.
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Ora, infatti, per scoprire le donne comunque a rischio ma che non vengono identificate dagli attuali algoritmi che considerano i classici parametri, potrebbe arrivare un semplice esame del sangue con la misurazione della Proteina C Reattiva ad alta sensibilità che si riassume nella sigla hsCRP. Grazie a questo semplice test si potrebbero superare i limiti degli algoritmi che disegnano il rischio cardiovascolare e “beccare” le donne “insospettabili” che corrono i maggiori pericoli, con un anticipo di molti anni. Quindi, grazie al test, si potrebbe arrivare presto a scoprire già intorno ai 40 anni chi seguire con maggior attenzione e studiare piani di prevenzione su misura. A disegnare questo futuro è uno studio condotto dai ricercatori del Mass General Brigham di Boston, sulla base delle informazioni della banca dati “Women’s Health Study”.
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L’indagine ha scoperto che l’hsCRP, un marcatore di infiammazione, può aiutare a identificare le donne a rischio ma che non vengono individuate dagli attuali algoritmi di screening. A fare la differenza, in particolare, sarebbe lo stato di infiammazione dell’organismo, che viene valutato proprio grazie a questo semplice esame. I risultati dell’indagine sono stati presentati al Congresso della Società Europea di Cardiologia (ESC) di Madrid e pubblicati sullo European Heart Journal.
Infarto & Co.: per le donne serve prevenzione (e cure) su misura di Federico Mereta 18 Giugno 2025
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Attenzione alle donne “Smurf-less”
I numeri lo dicono. Molti casi di infarti ed ictus si verificano in persone apparentemente sane, senza i classici “fattori di rischio modificabili standard” che i medici spesso chiamano “SMuRF”. Per questo si presta grande attenzione alle donne “SMuRF-Less”, visto che fin dalla prevenzione le donne sono spesso sottodiagnosticate e sottotrattate. E quindi non vengono inserite in protocolli di prevenzione mirata. “Le donne che soffrono di infarto e ictus ma non presentano fattori di rischio modificabili standard non vengono identificate dalle equazioni di rischio che i medici utilizzano nella pratica quotidiana – conferma il coordinatore dello studio Paul Ridker, del Mass General Brigham’s Heart and Vascular Institute. Eppure i nostri dati mostrano chiaramente che le donne apparentemente sane che presentano infiammazione sono a rischio sostanziale nel corso della vita. Dovremmo identificare queste donne intorno ai 40 anni, quando possono iniziare la terapia preventiva, non aspettare che la malattia si manifesti a 70 anni, quando spesso è troppo tardi per fare una vera differenza”.
Il peso dell’infiammazione
Lo studio ha preso in esame 12.530 donne inizialmente sane senza fattori di rischio modificabili standard, a cui è stato misurato il biomarcatore infiammatorio hsCRP all’inizio dello studio. Poi, le donne coinvolte sono state seguite per trent’anni. Cosa emerge? Nonostante l’assenza dei classici elementi di rischio, le donne con infiammazione definita da livelli di hsCRP superiore a 3 milligrammi per decilitro hanno mostra un rischio aumentato del 77% di malattia coronarica, del 39% di ictus e del 52% di qualsiasi evento cardiovascolare maggiore nel corso della vita. L’esame hsCRP misura i livelli della proteina C reattiva prodotta dal fegato in risposta all’infiammazione nel corpo. L’esame può quindi aiutare a riconoscere infiammazioni croniche del tutto silenti (non registrabili con il test standard per la Proteina C Reattiva) che, stando allo studio, possono essere associate a un rischio cardiovascolare aumentato, anche in assenza di altri sintomi evidenti.
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Una conferma per la prevenzione di genere
Lo studio conferma una precedente ricerca dello stesso gruppo, coordinata da Paul Ridker, che associava tre diversi parametri per definire il rischio al femminile. Lo studio è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine. In questo caso, oltre a hsRCP, sono stati considerati anche Colesterolo LDL e Lp (a) o lipoproteina (a). Valutando questi indici una sola volta, e senza aspettare l’arrivo della menopausa, secondo l’indagine si può sapere come e quanto una donna potrà essere esposta al rischio di infarto, ictus ed altre serie problematiche cardiovascolari nei trent’anni successivi. L’obiettivo rimane quello della prevenzione personalizzata, grazie ad un intervento aggressivo e mirato (sulla scorta di questo screening semplice) per prevenire infarti, ictus e non solo nelle donne, ancora troppo spesso sottodiagnosticate su questo fronte.
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