Arriva il ricorso di Trump. Il destino dei dazi sarà deciso dalla Corte suprema
La validità dell’impianto delle tariffe reciproche verso il resto del mondo, cardine della politica di Donald Trump, sarà alla fine giudicato dalla Corte Suprema. Nella notte di mercoledì l’amministrazione ha presentato il ricorso contro la bocciatura decisa dalla Corte d’appello federale del 29 agosto scorso esprimendosi a favore di gruppo di importatori di vini.
La Casa Bianca ha chiesto di “esaminare rapidamente la richiesta di preservare le ingenti tariffe doganali imposte in base a una legge del 1977 pensata per le emergenze” Oltre a difendere la legittimità della serie di ordini esecutivi sul commercio, il Dipartimento di Giustizia chiesto alla corte di accelerare la sua revisione, decidendo se riprendere il caso entro il 10 settembre e tenendo la discussione a novembre. Il nuovo mandato della Corte inizia il 6 ottobre.
Victor Schwartz, l’imprenditore di vini italiani che ha fatto causa contro i dazi di Trump
“La posta in gioco in questo caso non potrebbe essere più alta – ha affermato il procuratore generale D. John Sauer nel documento – Il Presidente e i funzionari del suo gabinetto hanno stabilito che i dazi stanno promuovendo la pace e una prosperità economica senza precedenti e che la negazione dell’autorità tariffaria esporrebbe la nostra nazione a ritorsioni commerciali senza difese efficaci e spingerebbe l’America sull’orlo della catastrofe economica. Questa decisione getta un’ombra di incertezza sui negoziati internazionali che il Presidente ha portato avanti negli ultimi cinque mesi attraverso l’imposizione di dazi doganali, mettendo a repentaglio sia gli accordi quadro già definiti che i negoziati in corso”.
Gli avvocati delle piccole imprese che contestano le tariffe non si oppongono alla richiesta del governo e concordano sulla necessità di una soluzione in tempi brevi. Uno degli avvocati, Jeffrey Schwab del Liberty Justice Center, ha dichiarato in una nota di essere fiducioso di poter vincere la causa.
“Queste tariffe illegali stanno causando gravi danni alle piccole imprese e mettendo a repentaglio la loro sopravvivenza. Auspichiamo una rapida risoluzione di questo caso per i nostri clienti”, ha affermato Schwab.
Conflitto tra poteri
La controversia in termini giuridici riguarda l’attribuzione dei poteri tra governo e congresso e l’uso estensivo da parte di Trump della legge International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) per affrontare il deficit commerciale, nonché tariffe separate annunciate a febbraio come leva economica su Cina, Canada e Messico per frenare il traffico di fentanyl e droghe illecite negli Stati Uniti.
L’IEEPA conferisce al presidente il potere di gestire “una minaccia insolita e straordinaria” nel contesto di un’emergenza nazionale ed era stata storicamente utilizzata per imporre sanzioni ai nemici o congelarne i beni. Prima di Trump, la legge non era mai stata utilizzata per imporre dazi. Competenza che costituzionalmente spetta al potere legislativo. Il Dipartimento di Giustizia di Trump ha sostenuto che la legge consente l’introduzione di tariffe in base a disposizioni di emergenza che autorizzano un presidente a “regolamentare” le importazioni o a bloccarle completamente. Una parte dell’ottimismo del governo nasce anche dal fatto che la Corte ha una solida maggioranza conservatrice (6 giudici nominati dai Repubblicani, di cui tre direttamente da Trump, contro 3 democratici).
Stop ai dazi, così Donald Trump può aggirare la sentenza (a prescindere dalla Corte Suprema) di Massimo Ferraro 01 Settembre 2025
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Gli effetti e gli altri ricorsi
Il ricorso era stato annunciato da Trump nei giorni scorsi accompagnato dall’avvertimento che “se i dazi saranno rimossi potremmo diventare un paese del terzo mondo”, riferendosi anche all’eventualità che le somme riscosse in questi mesi dalle dogane possano dover esser restituite. Inoltre il regime dei dazi è una fonte di entrate decisiva per finanziare i tagli alle tasse decisi nell’ultima legge di bilancio. Ma lo scontro sarà anche politico visto che è pendente anche un altro ricorzo contro i dazi presentato da 12 stati americani – Arizona, Colorado, Connecticut, Delaware, Illinois, Maine, Minnesota, Nevada, New Mexico, New York, Oregon e Vermont – la maggior parte dei quali governati dai Democratici.
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