Venezia, “Dreams in Transit”: l’arte porta cento rifugiati in piazza San Marco

Mentre al Lido sul red-carpet sfilano le star del Cinema mondiale, in piazza San Marco una doppia teoria di cento rifugiati occupa la facciata delle Procuratie, ora casa di The Human Safety Net.

Sono immagini di grandi dimensioni, in bianco e nero, che si stagliano contro il cielo della più bella piazza di Venezia, forse del mondo, che obbligano il pensiero a spostarsi verso altri confini, e sono l’incipit della mostra Dreams in Transit, che prosegue all’interno del palazzo.

Un’installazione di forte impatto, che si ispira al progetto Inside Out dell’artista francese JR, lanciata da The Human Safety Net, fondazione creata dalla Compagnia assicurativa Generali, organizzato in collaborazione con Art for Action foundation.

Ricordiamo che Inside Out è una grande operazione globale di arte partecipata e attivismo sociale, ideata nel 2011 da JR (premiata con il TED Prize): su un furgone allestito come set fotografico, in decine di migliaia di persone si sono fatte ritrarre e le loro fotografie in bianco e nero sono state esposte in spazi pubblici di oltre 140 paesi, diffondendo messaggi legati alla diversità, ai diritti civili e all’uguaglianza.

“Nelle immagini esposte in piazza San Marco c’è una differenza fondamentale rispetto al lavoro di JR, a cui abbiamo chiesto la possibilità di proseguire con il format da lui creato, qui le persone sono fotografate di spalle, non mostrano i volti, l’anonimato è garantito. L’idea è venuta alla fotografa che ha realizzato gli scatti, Sarah Makharine, che ha lavorato in passato con JR, che ci ha dato l’ok per procedere in questo modo. Le immagini di schiena aumentano la curiosità, inducono a interrogarci su chi sono realmente, in particolare se costretti ad osservarli, come succede qui, dal basso verso l’alto”. A sottolineare questo aspetto, dettaglio non trascurabile, è Amandine Lepoutre, CEO di Art for Action foundation, durante l’inaugurazione. “Quando ci avviciniamo e ci concentriamo sulle immagini possiamo avvertire le loro incredibili storie. Io, che ho partecipato a ogni singolo shooting, ho potuto realmente ascoltarle, e osservandoli di spalle possiamo intuire l’intensità dei loro sguardi rivolti verso il futuro”, aggiunge Amandine Lepoutre, lasciando trasparire una certa emozione.

Se l’installazione in esterno dura pochi giorni, fino al 7 settembre, “ottenere una settimana di permesso, tra allestimento e smontaggio, non è poco”, la parte della mostra che prosegue nelle sale interne rimarrà invece aperta fino al 15 marzo.

Quindi, il percorso nella casa di The Human Safety Net propone opere di Leila Alaoui, Ange Leccia, Anouk Maugein, Lorraine de Sagazan, Sarah Makharine e si concentra su quel momento di sospensione che segue la migrazione, che segna il passaggio tra il distacco dalla vita passata e la realizzazione di una nuova. La speranza, l’attesa, il timore di non farcela, tra ricordi e abbandoni, sono alcuni dei sentimenti che gli artisti hanno tradotto in opere, cercando di catturare gli stati d’animo di chi si appresta ad affrontare un futuro non semplice da costruire.

Così l’opera Laundrette firmata da Lorraine de Sagazan e Anouk Maugein, presenta un totem di lenzuola bianche, oltre 100 chili, ammassate a formare una pseudo torre di Babele che cita la Venere degli stracci di Pistoletto, e costringe a riflettere sulle professioni, spesso umili e di passaggio, su cui a volte s’infrangono sogni e speranze. A chiudere il percorso c’è invece un box audio/video che diffonde nell’etere i sogni dei rifugiati raccontati ad alta voce: un’esortazione a non abbandonarli.

“Questa esposizione ci ha permesso un approccio autenticamente partecipato; infatti, i protagonisti delle opere d’arte sono le persone che fanno parte dei nostri programmi”, spiega Emma Ursich, CEO di The Human Safety Net.

“La Fondazione nasce nel 2017 proprio con lo scopo di liberare il potenziale delle persone che vivono in condizioni di vulnerabilità affinché possano migliorare le condizioni di vita delle loro famiglie e della comunità. Ora siamo attivi in 25 Paesi, al fianco di 85 ONG, con due programmi: uno per le famiglie vulnerabili con bambini da 0 a 6 anni e l’altro per l’integrazione dei rifugiati attraverso il lavoro e l’imprenditorialità. E crediamo che l’arte aiuti a sensibilizzare e attivare reali cambiamenti”, conclude Emma Ursich.

Infine, come ha fatto notare nel suo intervento il presidente di The Human Safety Net, Gabriele Galateri di Genola, continua a stupire il progetto di restauro delle Procuratie, affidato allo studio di David Chipperfield e completato nel 2022, che ha trasformato il palazzo, acquistato nel 1832 come sede degli uffici veneziani di Generali, per diventare hub di cultura e inclusione sociale aperto a tutti.

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