La neuroscienziata sfata il mito: “Né maschile né femminile, il cervello umano non ha sesso”
MANTOVA – L’idea che esistano un cervello femminile e uno maschile è l’ultimo luogo comune che ci portiamo dietro. “Non esistono due cervelli, come non esistono ormoni maschili e femminili o uomini che vengono da Marte e donne che vengono da Venere”, dice Martina Ardizzi, neuroscienziata docente all’università di Parma.
Studi recenti hanno dimostrato che il cervello non segue affatto modelli rigidi ma è un mosaico di caratteristiche diverse, spesso condivise tra i sessi. Ardizzi ha conquistato l’attenzione del pubblico curioso del Festivaletteratura di Mantova spiegando a una platea numerosa perché parlare di femminile e maschile per il cervello è un mito da smontare (ieri, giovedì 4 settembre, in Piazza Mantegna).
Il nostro cervello è più fluido di quanto si racconta?
“Nelle ultime ricerche scientifiche si dimostra che il nostro cervello è molto plastico e che reagisce agli stimoli ambientali. È difficile distinguere tra ciò che è biologico e ciò che è legato all’ambiente”.
Parliamo allora di ormoni. Non distinguono uomini e donne?
“Neanche gli ormoni sono riconducili a differenze marcatamente biologiche. Quello che sembra l’ormone maschile per eccellenza, il testosterone, fluttua a seconda delle condizioni ambientali e sociali. Fermo restando naturalmente che gli uomini ne hanno un po’ di più”.
Può fare un esempio?
“In un recente esperimento è stato chiesto ad attori maschi e attrici femmine di interpretare ruoli dominanti e si è osservato che dopo l’interpretazione il testosterone aumentava soprattutto nelle donne. Segno evidente che anche gli ormoni sono reattivi alle stimolazioni ambientali. Il nostro cervello fa esattamente lo stesso gioco: è vero che nasciamo con un dato corredo cromosomico ma anche la socializzazione di genere ne influenza lo sviluppo. Quello che la scienza ha messo in luce è che il cervello non è dimorfico sessualmente, ossia non presenta due forme diverse”.
E che cosa si è scoperto sulle emozioni? Un altro luogo comune è che le donne siano emotivamente più esposte degli uomini…
“Il modo in cui funzionano un cervello maschile e uno femminile anche riguardo alle emozioni non è così diverso. Le donne sono considerate più emotive semplicemente perché culturalmente è stata data loro la possibilità di esprimere più liberamente alcune emozioni. Alcune, non tutte però. Se una donna mostra rabbia in genere viene considerata isterica”.
Ci sono altri condizionamenti culturali che hanno indotto a pensare che ci fossero due cervelli diversi?
“Le abilità spaziali, ad esempio. La capacità di muoversi nello spazio attraverso l’esplorazione di genere. Un maschio viene lasciato più libero di esplorare lo spazio e gli vengono permessi giochi più legati al movimento”.
La matematica era ritenuta una disciplina più maschile, altro falso mito.
“Una ricerca pubblicata quest’anno su Nature ha riportato i risultati di un’indagine condotta su tutti i bambini della prima classe elementare francesi. Si è dimostrato che all’ingresso nella scuola le abilità matematiche di maschi e femmine sono identiche. Con il tempo, dopo appena quattro mesi, si osserva la prima biforcazione. Di nuovo sono altri fattori a intervenire, è evidente. Fattori non biologici. Sono tanti gli esempi. Pensiamo al linguaggio: quello delle bambine si sviluppa più velocemente non perché siano biologicamente diverse ma perché ricevono stimolazioni diverse. Con le bambine si parla di più”.
Il falso mito delle differenze biologiche dei cervelli ha ricadute sociali?
“Certo, dimostra che le stimolazioni che vengono dall’ambiente sono importanti. Dobbiamo lavorare su quelle”.
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