Zingaretti: “Salto di qualità dell’escalation militare, frutto del caos trumpiano”

«Sorvolando lo spazio aereo della Polonia con i droni, i russi hanno compiuto un atto ostile contro l’Europa e la Nato: una vicenda che non solo è gravissima in sé, ma segna il salto di scala di una pericolosa escalation militare», riflette Nicola Zingaretti, capodelegazione del Pd al Parlamento europeo. «Tutto questo è figlio di un disordine prodotto anche dalle dissennate scelte di Donald Trump, sostenuto senza battere ciglio dalla destra italiana», aggiunge.

Putin, legittimato da Trump con il bilaterale in Alaska, si sente forte al punto da sfidare l’Europa e la Nato?

«Non c’è dubbio. È la strategia del caos, che conferma una grande verità: a ogni latitudine le destre al governo aumentano l’insicurezza di tutti. Trump e Putin, sebbene con i dovuti distinguo, stanno abbattendo un equilibrio mondiale, che è sempre stato precario, ma che per ottant’anni ha garantito la pace in Europa. Un modello antieuropeista e nazionalista che va combattuto, non blandito e assecondato, come si ostinano a fare Meloni e Salvini».

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Il suo è un invito al governo italiano a prendere le distanze?

«La provocazione di Putin e l’arroganza di Netanyahu che bombarda un paese del Golfo ci dicono una cosa molto chiara: il ritorno del sovranismo ci trascina verso l’abisso della guerra, è la storia a dircelo. E verso una società diseguale, che favorisce i ricchi e penalizza chi fa più fatica. Il loro amico Trump ha portato le tasse dei dazi, noi 270 miliardi di investimenti con il Pnnr che Meloni non voleva e di cui oggi beneficia. Ecco perché oggi più che mai serve un’alleanza per l’alternativa che parli il linguaggio della speranza: tutto quanto sta avvenendo non è un caso, è l’universo della destra dominato dalla legge del più forte».

Dopodiché a Strasburgo il M5S ha votato con la Lega contro l’ingresso accelerato nella Ue.

«Ed è stato un errore, in particolare in questa fase del negoziato. Non è certamente un voto che avvicina una pace giusta e duratura: rischia solo di alimentare un’idea di isolamento e quindi di insicurezza dell’Ucraina».

Non è l’unico punto di frattura, l’altro riguarda le spese militari: il M5S è assolutamente contrario ad aumentarle, come Avs, il Pd è diviso al suo interno. Riuscirete prima o poi a trovare una quadra?

«Ma perché non guardate a cosa accade nella maggioranza di governo, che sul punto è spaccata in tre? La nostra posizione è chiara, con M5S e Avs si può arrivare a una convergenza. Siamo tutti per l’integrazione europea, per rafforzare la politica estera comune e avviare un modello comune di difesa. Le scelte compiute un anno fa a Bruxelles hanno favorito solo il riarmo nazionale di alcuni Stati. Questo rende l’Europa più forte e sicura? Non mi pare. C’è un urgente bisogno di rivedere radicalmente quelle scelte. Qui lo hanno capito tutti, chi resiste sono alcuni Paesi, guarda caso guidati dalle destre».

A questo proposito, Vannacci ha detto di preferire Putin a Zelensky e Salvini gli ha dato ragione. È un problema per l’Italia?

«Salvini e Vannacci sono la stessa cosa, anti-europei e quindi anti-italiani. È invece evidente che mai come oggi gli interessi del nostro Paese coincidono con quelli di un rilancio del progetto europeo. Da soli siamo piccoli e non in grado di affrontare le sfide del futuro. Ma il problema più serio è che Salvini è vicepremier e l’Italia paga un prezzo enorme nell’essere il principale sabotatore dell’Europa. Siamo tutti d’accordo che serve un’altra Europa, ma non sarà certo una coalizione che ha all’interno questi soggetti a realizzarla».

L’altro fronte caldo è il Medioriente, su cui l’Europa non ha saputo trovare risposte.

«E ancora una volta la colpa è dei governi nazionalisti, compreso il nostro, che continuano a coprire i massacri a Gaza. Yair Golan, leader dei democratici israeliani, convinto sionista, da tempo denuncia la deriva autocratica imboccata dalla democrazia israeliana sotto la spinta di un movimento messianico di estrema destra che è il collante della maggioranza di Netanyahu. Le stragi, la violazione del diritto internazionale, la persecuzione dei palestinesi fanno parte di questa strategia. Occorre battersi con ogni mezzo per fermarli perché in gioco c’è la vita di un popolo e il futuro della democrazia in Israele».

Von der Leyen parlando in aula ha finalmente battuto un colpo, ma non è un po’ tardi?

«Meglio tardi che mai. Ha fatto bene a dire che la Commissione vuole imporre sanzioni, bloccare i pagamenti e il sostegno bilaterale a Israele. Anche se temo che sarà fermata da molti governi, quello italiano in testa, che in questo modo — fatte salve alcune frasi di circostanza — diventano complici di Netanyahu. Per fortuna, a salvare l’onore dell’Italia, ci ha pensato il presidente Mattarella, che anche oggi ha pronunciato parole chiare di verità e di giustizia».

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