Navi più pulite e sicure: le nuove regole dell’Imo
Entro il 2026 arriveranno le regole internazionali per usare idrogeno e ammoniaca come carburanti navali, mentre per i combustibili alcolici – cioè metanolo ed etanolo – le linee guida saranno pronte nel 2028. È la roadmap fissata dall’Imo, l’agenzia Onu che regola il trasporto marittimo, e riportata nel nuovo rapporto di Lloyd’s Register, autorevole ente inglese di classificazione e consulenza marittima. L’obiettivo è chiaro: accelerare la decarbonizzazione dello shipping, un settore che da solo genera circa il 3% delle emissioni globali di CO2. Ma la transizione verso nuovi carburanti richiede standard di sicurezza per gestire sostanze difficili e potenzialmente pericolose.
L’idrogeno liquido, ad esempio, va trasportato a -253 gradi e stoccato in serbatoi con membrane e sistemi a vuoto. Solo con infrastrutture di questo tipo potrà diventare una commodity globale, come oggi il Gnl. L’ammoniaca, priva di carbonio e quindi a emissioni quasi zero in termini di CO2, pone altri problemi: è tossica e corrosiva, perciò va gestita con tecnologie di contenimento e procedure dedicate. Metanolo ed etanolo, già usati in alcuni settori, hanno il vantaggio di essere più maneggevoli, ma la loro densità energetica è inferiore e serve una filiera di produzione sostenibile, a partire dal “metanolo verde” ricavato da idrogeno rinnovabile e CO2 catturata.
Accanto alla sfida dei carburanti, il rapporto mette in luce un’altra criticità: i container persi in mare. Ogni anno migliaia di casse finiscono negli oceani durante le tempeste, rappresentando un rischio per la navigazione e una minaccia per l’ambiente. Per affrontare il problema, l’Imo ha varato un piano che prevede software di stivaggio più sofisticati, standard più rigidi per i sistemi di fissaggio e nuove procedure di segnalazione dei container dispersi. Qui l’obiettivo è ridurre drasticamente gli incidenti e migliorare la sicurezza delle rotte globali.
Le scadenze – 2026 per idrogeno e ammoniaca, 2028 per metanolo ed etanolo – segnano un calendario preciso che obbliga armatori, cantieri e porti a ripensare flotte e infrastrutture. La transizione richiede investimenti ingenti, innovazione tecnologica e nuove competenze, ma apre anche opportunità: chi saprà muoversi per primo potrà guadagnare un vantaggio competitivo in un mercato destinato a cambiare rapidamente. Per i consumatori, significa che nei prossimi anni le merci che viaggiano per mare – cioè oltre il 90% del commercio mondiale – arriveranno a bordo di navi molto diverse da quelle di oggi: più pulite, meno inquinanti e più sicure.
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