La censura trumpiana su Whoopi Goldberg, a rischio i comici delle tv

NEW YORK – Nel paesaggio fratturato dell’America trumpiana, quattro uomini seduti dietro le loro scrivanie notturne sono diventati, senza volerlo, gli interpreti civili della libertà d’espressione. Ma intanto la censura di Donald Trump potrebbe abbattersi presto su una donna afroamericana, considerata la matriarca del daytime: Whoopi Goldberg. Lei non ha una scrivania, ma un tavolo rotondo. Non fa monologhi, ma media discussioni come in una riunione di condominio, e non si limita a fare satira: incarna la coscienza popolare, un po’ vecchia amica saggia un po’ zia rock che passa l’erba al nipote. Nell’America trumpiana che vuole reprimere il dissenso, Whoopi – sopravvissuta di Hollywood che ha attraversato Broadway, Oscar, commedie di culto come Sister Act – non è contenibile, e questo è un problema per Trump.

Così, dopo aver ottenuto la testa di Jimmy Kimmel, il capo della commissione delle telecomunicazioni Brendan Carr ha puntato “The View”, programma che la star conduce ogni mattina su Abc assieme ad altre donne. «Penso che valga la pena – ha dichiarato Carr in un podcast conservatore – appurare se ‘The View’ e altri show siano considerati programmi d’informazione in buona fede e quindi esenti dal regime di dare pari opportunità istituito dal Congresso». Nel 2022 lo stesso Carr aveva definito su X la satira politica «una delle più vecchie e importanti forme di libertà d’espressione». Tre anni dopo quell’idea è stata stracciata e il governo non si nasconde più. Il presidente ha minacciato il ritiro delle licenze alle tv che lo criticano. Considerato come le compagnie televisive si sono piegate ai suoi ordini, nessuno è più sicuro del posto. Si attende solo di capire chi sarà il prossimo a saltare.

Chiuso lo storico show di Kimmel per le battute contro i Maga: “Spegneremo tutte le tv nemiche”

I quattro comici televisivi più importanti sono andati in onda nel segno di «stasera, siamo tutti Jimmy Kimmel». Mentre il conduttore di origini italiane si incontrava con i vertici Disney per discutere il futuro del suo show, Stephan Colbert, primo dei silurati da Trump (il suo programma finirà con questa stagione), in “The late show” sulla Cbs ha usato il personaggio satirico del Colbert Report per fare una parodia della situazione, ironizzando sulla «crisi di libertà di parola». «Con un autocrate – ha poi avvertito – non puoi cedere un millimetro». Jon Stewart, considerato il pioniere, quello che ha trasformato la satira televisiva in accusa costante, stavolta ha presentato una versione satirica del suo “Daily Show” definendola «approvata dal governo». «Alcuni pessimisti – ha detto – potrebbero sostenere che la preoccupazione di questa amministrazione per la libertà di parola sia solo un cinico stratagemma per nascondere un’inedita concentrazione di potere». «Alcuni lo direbbero – ha aggiunto, fissando la telecamera – io no. Io penso che sia fantastico». Seth Meyers, volto di “Late Night”, più secco e meno teatrale, è il chirurgo della satira: le sue dissezioni quotidiane delle notizie sono da sala operatoria. Si rivolge a un pubblico che vuole capire, prima di andare a dormire. «Ho sempre creduto che Trump fosse un visionario, un innovatore, un grande presidente e persino un golfista ancora migliore – ha detto tra le risate del pubblico in studio – e se avete visto qualcosa di negativo che ho detto su di lui, beh è stata l’intelligenza artificiale». Poi, serio: «È un privilegio e un onore avere come amico Jimmy Kimmel». Del quartetto sgradito alla Casa Bianca, Jimmy Fallon è il più leggero, ma un altro a cui la base Maga conta le ore che lo separano dall’epurazione. «Quando mi sono svegliato – ha detto al “The tonight show” – ho trovato tipo cento messaggi di mio padre che dicevano: mi dispiace ti abbiano cancellato lo spettacolo. Non ero io, ho risposto». «A essere onesto – ha aggiunto – non so cosa potrà accadere». Dovessero venire epurati tutti, l’unica scrivania da cui verrà raccontata l’America resterà la Resolute Desk, nello Studio Ovale, da cui Trump ogni giorno si autocelebra, determinato a trascinare il Paese fino a un punto, ha detto la leggenda dei comici David Letterman, da «cui non ci riprenderemo più».

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