Caso Almasri, il relatore in Giunta: “Si proceda per Piantedosi, Nordio e Mantovano”
Il relatore in Giunta per le autorizzazioni della Camera, Federico Gianassi (Pd), ha concluso la relazione chiedendo all’organo parlamentare di concedere l’autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e del sottosegretario Alfredo Mantovano indagati nell’ambito della vicenda del generale libico Almasri. Il voto della Giunta è previsto per il 30 settembre, mentre in Aula si voterà il 9 ottobre.
Una richiesta, quella di Gianassi, ampiamente attesa. Se bocciata, come appare certo, si passerà a una proposta di maggioranza (il relatore sarà Pietro Pittalis di Forza Italia) che andrà direttamente in aula per il voto definitivo. Non sarà comunque però la partita finale. Se l’autorizzazione verrà respinta, le vittime dei reati di Almasri potrebbero ricorrere alla Corte europea.
La relazione di Gianassi
Nella sua relazione, Gianassi ha sottolineato che “alla luce di quanto emerso, deve affermarsi che i Ministri Nordio, Piantedosi e il sottosegretario Mantovano non abbiano perseguito né un interesse costituzionalmente rilevante né un preminente interesse pubblico, ma abbiano compiuto una scelta di mero opportunismo politico, fondata su timori generici e non suffragati da evidenze concrete, che mostrano la debolezza del Governo italiano dinanzi a bande armate che operano all’estero e che violano i diritti umani commettendo crimini internazionali”.
Il deputato del Pd ha proseguito: “La debolezza del Governo rispetto a potenziali ricatti di milizie armate e a ritorsioni generiche non sono sufficienti per consentire alla Giunta di concedere ai Ministri accusati di avere violato la legge l’immunità dal processo penale. La loro condotta ha determinato una grave violazione degli obblighi internazionali dell’Italia e ha compromesso l’interesse superiore della comunità internazionale a vedere perseguiti i responsabili di crimini di guerra e contro l’umanità. Le scriminanti previste dall’articolo 9 della legge costituzionale n. 1 del 1989 non possono dunque trovare applicazione”.
Secondo Gianassi, “resta, infine, la responsabilità politica di avere occultato la natura reale delle decisioni assunte, presentandole al Parlamento come inevitabili conseguenze giuridiche, quando in realtà sono state il frutto di un calcolo politico censurabile e di un cedimento a pressioni esterne. Una condotta che ha minato la credibilità internazionale dell’Italia e la trasparenza interna del rapporto fiduciario tra Governo e Parlamento”,
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