Claudia Cardinale, morta la diva ribelle del cinema italiano
È morta Claudia Cardinale. L’attrice aveva 87 anni, accanto a lei i figli nella sua casa di Nemours, vicino a Parigi, dove risiedeva stabilmente da qualche anno.
Musa di cineasti come Federico Fellini e Luchino Visconti ha attraversato la storia del cinema italiano. Indimenticabile come Angelica ne Il Gattopardo ed ex prostituta piena di coraggio per Sergio Leone nel western C’era una volta il west. La notizia è stata data dalla famiglia tramite l’agenzia France Press, mentre tutti i quotidiani francesi aprono con la notizia: “La mitica attrice italiana Claudia Cardinale è morta a 87 anni” titola Le Figaro. Anche Le Monde, che esce nel pomeriggio di domani, ha in prima pagina “La musa del cinema italiano muore a 87 anni”. “Morte di Claudia Cardinale, c’era una volta in Italia” titola Libération.
Ritratto di Claudia Cardinale di metà anni Sessanta
150 film e una lunga lista di premi da Berlino a Venezia
Dal primo film I soliti ignoti di Mario Monicelli fino agli ultimi lavori, di giovani autori, Claudia Cardinale ha realizzato più di 150 film. Così “la ragazza che non voleva fare il cinema” è diventata l’icona dell’italianità grazie alla collaborazione con i più grandi registi italiani da Visconti a Fellini, da Comencini a Ferreri, da Leone a Blake Edwards. Ha lavorato anche per Hollywood da cui però è fuggita. Lunga anche la lista di premi: dai David di Donatello per la Ragazza con la valigia di Valerio Zurlini e Il Giorno della civetta di Damiano Damiani ai Nastri d’argento dall’Orso d’oro alla carriera del Festival di Berlino del 2002 al Leone d’oro alla carriera al Festival di Venezia nel 1993.
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Nata a Tunisi da genitori siciliani
Era il 15 aprile 1938 a Tunisi quando da genitori di origine siciliana (“mio papà dell’Isola delle Femmine, mia mamma di Trapani”) nasceva Claude Joséphine Rose Cardinale, Claude “un nome maschile, e per parecchio tempo sono stata un maschio, di nome e di fatto: ho rifiutato con violenza la femminilità” come raccontato nella sua biografia Io, Claudia. Tu, Claudia (con Anna Maria Mori).
“La più bella italiana di Tunisi”
Dopo l’infanzia a Tunisi il cinema arriva attraverso un concorso di bellezza Fuori dalla sua scuola “vennero due registi francesi, Jacques Baratier e René Vautier, per cercarmi e io scappai. Poi, tramite la direttrice, fecero chiamare mio padre per chiedergli l’autorizzazione a scritturarmi ma io non ne volevo sapere”. Una piccola partecipazione sedicenne in un film con Omar Sharif (“non ho memoria del film, mi rivedo solo in abiti orientali, con le trecce, in mezzo a un aranceto”) e poi il suo destino fu deciso da un concorso di bellezza. “Mia mamma era nel comitato organizzativo del concorso, io l’aiutavo. Al momento della proclamazione mi fecero salire sul palco, io trascinai mia sorella, mi misero la fascia: La più bella italiana di Tunisi”. Il premio era un viaggio alla Mostra del cinema di Venezia, era il 1957. “Arrivai con i miei abiti in stile africano, sulla spiaggia avevo il bikini che qui ancora non c’era. I fotografi non facevano che scattare, ma io continuavo a dire che non volevo fare film. Sull’aereo di ritorno a casa Epoca titolava La ragazza che si rifiuta di fare cinema”. Il sogno di Claudia era essere un’esploratrice e in qualche modo, girando grazie al cinema, di mondo ne aveva esplorato. A Venezia però Claudia aveva visto il suo primo film in sala Le notti bianche di Visconti (un segno del destino) e la magia del cinema piano piano cominciava a farsi strada nell’animo ribelle di questa giovane donna.
La ragazza che rifiutava il cinema messa a contratto
La ragazza che non voleva fare il cinema, tornata dalla Mostra di Venezia, a 19 anni scopre di essere incinta (un rapporto nato da una violenza iniziata quando lei aveva 17 anni che però le darà suo figlio Patrick), rifiuta di abortire, lo confessa solo alla sorella e a un’amica. Poi dall’Italia arriva la proposta di un contratto in esclusiva per la Vides – Produzioni e Claudia accetta per togliersi da Tunisi e per sfuggire alla delicata situazione “mi rendo conto che sta lì tutta la mia possibile salvezza” ricorda nel libro. Il suo primo film italiano è I soliti ignoti di Mario Monicelli: “Allora non parlavo italiano e sul set tutti urlavano, io pensavo litigassero. Nella scena in cui sbatto la porta in faccia a Renato Salvatori finii per dargliela veramente addosso, lo rovinai – racconta – Monicelli mi prese da parte e, paterno, mi disse: Claudia nel cinema si fa finta”. Incinta fa tre film poi è costretta a dirlo al produttore Franco Cristaldi che la manda in Inghilterra a partorire, in segreto, al ritorno lei è diventata una sua dipendente in tutto e per tutto, ha un contratto “all’americana”, non può fare niente senza il permesso della Vides. Per anni il figlio Patrick venne presentato come suo fratello, lei madre ventenne, una decisione di cui si era detta pentita.
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Il boom di popolarità: Monicelli, Germi e l’incontro con Visconti
Se la vita privata di Claudia Cardinale è stata bloccata da quella prima violenza, fisica, e da quella seconda, emotiva, costretta a nascondere a tutti, prima di tutto al bambino, quel figlio nato fuori dal matrimonio, quella cinematografica è decollata in quegli anni. Dopo Monicelli venne Germi con Il maledetto imbroglio, dove lei era la servetta “salvata” da sicura incriminazione dal commissario interpretato dallo stesso regista, poi la ragazza che rifiuta Il bell’Antonio – Marcello Mastroianni perché impotente, poi La viaccia di Bolognini e Cartouche di Philippe de Brocacon con quello che diventerà uno dei suoi più cari amici, Jean-Paul Belmondo (“eravamo molto uniti”). Nel 1960 intanto c’è stato il primo incontro con Luchino Visconti (“avevo un piccolo ruolo – ricorda – ma il mio ricordo più importante è Visconti con un megafono in mano che, durante una rissa, urlava Non mi ammazzate la Cardinale”) e anche il primo con Alain Delon, anche se le scene insieme erano poche. “Sono ancora convinta che Rocco sia il migliore film che ha fatto Alain – dice – poi ne abbiamo girati tanti insieme, compreso Il Gattopardo dove eravamo la coppia per eccellenza: Tancredi e Angelica. Visconti voleva assolutamente che ci mettessimo insieme, mi diceva Claudia quando lo baci, voglio vedere la lingua. Ma non l’abbiamo mai fatto, siamo rimasti sempre amici”. E il dolore per la morte dell’amico le impedirà un anno fa di andare al funerale di Delon.
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L’anno della svolta: “Il Gattopardo”, “8 e 1/2” e “La ragazza di Bube”
Il 1963 è stato un anno intenso per Claudia, costretta a fare la spola tra la Sicilia e Roma per girare contemporaneamente con Visconti (Il Gattopardo) e Fellini (8 e 1/2) (“i due erano furiosi, poi divennero amici, ma allora non erano affatto contenti, uno mi voleva bionda e l’altra mora, facevo la tinta una volta la settimana, per Visconti era teatro puro il copione da seguire alla lettera, con Fellini tutta un’improvvisazione”) e in quello stesso anno gira anche La ragazza di Bube dal romanzo di Carlo Cassola che le consegna il Nastro d’argento per la migliore attrice protagonista.
L’arrivo a Hollywood, la villa di Paul Newman, l’amicizia con Rock Hudson
Di quell’epoca anche l’esordio a Hollywood con Blake Edwards in La pantera rosa (1963), girato in Italia. In America ci andò poi per davvero. “Arrivai a Los Angeles e Paul Newman mi lasciò la sua casa perché stava andando a lavorare a New York – raccontava – Sono stata lì un po’ di tempo, sono diventata molto amica di Rock Hudson. Facevamo finta di stare insieme per coprire la sua omosessualità, ma poi a un certo punto ho deciso di rientrare in Italia perché io sono un’europea e i ritmi americani mi stavano stretti”. Lavorò con tanti altri registi internazionali da Werner Herzog a Manoel de Oliveira ma decise di non rimanere in America perché Hollywood stava stretta alla diva ribelle del cinema italiano.
Pazza per gli animali: i baci al caimano e l’abbraccio con il ghepardo
“Io sono un po’ pazza: una volta mentre giravo con Rock Hudson eravamo vicino a un fiume e ho visto un caimano, sono scesa nel fiume a baciarlo – raccontava – Rock è praticamente svenuto. Un’altra volta ero sul set di Il circo e la sua grande avventura con Rita Hayworth e John Wayne e io sono entrata nella gabbia dei leoni per abbracciarli. Il regista è impazzito. Una volta, per beneficienza, ho fatto un servizio fotografico sdraiata in un letto con un ghepardo, la foto è stata venduta ovunque. Io amo gli animali e so che se tu fai loro capire che non hai paura loro non ti fanno del male”.
Con Pasquale Squitieri
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L’incontro con Pasquale Squitieri: “la mia libertà”
Nel 1974 arrivò il film che rivoluziona la sua vita nel privato, per anni era stata l’amante più o meno segreta del produttore Cristaldi che alla fine l’aveva pure sposata in America e, contro il suo volere, aveva pure affiliato il figlio Patrick, il rapporto complesso tra i due (“non l’ho mai chiamato per nome, sempre Cristaldi” ricorda) arriva al capolinea. Claudia gira a Napoli I guappi con Pasquale Squitieri e subito se ne innamora. “Pasquale Squitieri per me ha rappresentato la libertà. Con lui la mia antica ribellione era tornata più viva che mai, annullando quindici anni di passività. Ero tornata ‘la ragazza’ decisa e determinata, allergica alle etichette e alle impostazioni”. Con Squitieri, Claudia è stata per 27 anni, ha avuto una figlia (che si chiama Claudia, come lei) e ha girato sette film tra cui Claretta. Il suo ultimo progetto, l’eredità artistica lasciata a lei e a Ottavia Fusco, vedova di Squitieri, l’adattamento della pièce di Paul Simon è stato il suo modo di rendergli omaggio dopo la morte nel 2017.
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Gli ultimi film a servizio degli ideali e dei giovani autori
Dopo aver lavorato con i registi più grandi, a 80 anni Claudia Cardinale ha scelto di mettersi a servizio degli esordienti, dei giovani autori. In Francia gira Le fils (Il figlio) sul tema dell’omosessualità (“mi piace difendere tutte le minoranze”) e poi Una gita a Roma con Philippe Leroy, debutto alla regia dell’attrice Karin Proia e Nobili bugie, opera prima di Antonio Pisu, figlio dell’attore Raffaele. “A me piace sostenere i giovani, in Italia c’è un grosso problema di finanziamenti e quindi se posso aiutarli per il loro primo film io sono contenta”. A una giovane attrice che inizia un percorso, la musa di Visconti e Fellini che consigli darebbe? “Intanto le direi che deve essere molto forte dentro di sé, perché la cosa più importante per un’attrice è riuscire a diventare un’altra davanti alla macchina da presa e poi tornare a essere se stessa appena se ne va via dal set. Per questo bisogna avere una grande forza interiore”. E di sicuro lei l’ha avuta.
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