Rohrwacher e Elio Germano, lo sdegno per Gaza. E quell’idea dell’attore: “Penso spesso di lasciare”
Hanno condiviso il set di Tre ciotole, il film tratto dall’ultimo libro in vita di Michela Murgia, nelle sale italiane dal 9 ottobre. Alba Rohrwacher ed Elio Germano, protagonisti della nuova cover story di Vanity Fair, si raccontano e prendono posizione: sull’industria del cinema, su Gaza, sui rapporti personali e sui social network.
E sulla situazione a Gaza Alba Rohrwacher sottolinea: “La mia è l’unica che ritengo possibile. L’incredulità, lo sconforto assoluto, lo sdegno, il dolore. L’impotenza. La politica scellerata di Benjamin Netanyahu è inaccettabile, un crimine. Il genocidio in atto va fermato. Seguo con ammirazione e solidarietà il viaggio della Global Sumud Flotilla. Più in generale non posso credere che l’uomo sia oggi ancora pronto ad armarsi e combattere e uccidere. Che occasione persa la nostra, la possibilità miracolosa della vita su questo pianeta e l’ottusità di essere rimasti all’età della pietra”.
Sul mondo del cinema l’attrice fa notare come il problema “è che è ancora profondamente sessista, nei contenuti e nella quotidianità. La differenza rispetto a quando ho cominciato – evidenzia Rohrwacher – è che ora se ne parla. Dovremmo guardare ai francesi, che sono più avanti di noi. Prima di ogni film prevedono una formazione obbligatoria per tutta la troupe. Si mantiene l’attenzione alta e, per certi versi, si crea un clima di paura. Del resto, per cambiare le cose, bisogna sempre passare per delle forzature. Così anch’io mi sono resa conto di essere abituata a un sistema che non riconosce le proprie falle”.

Mentre Elio Germano su Gaza rivela: “Quando decidi di tacere su quello che sta succedendo in Palestina o di non parlare di politica sul palco di Sanremo, stai facendo più politica di uno che si schiera apertamente, perché incidi molto di più nell’immaginario collettivo. I social – aggiunge Germano – sono pieni di gente che discute se è giusto o sbagliato che io mi schieri, non sul contenuto del mio messaggio, non su ‘sta cazzo di guerra per cui muoiono bambini mentre noi parliamo. E poi, qualsiasi cosa faccia diventa un simbolo. Nel 2014 andai al Festival di Venezia per Il giovane favoloso. Al Lido scesi dalla barca e feci gli scatti di rito. A un certo punto un fotografo mi disse: “Germano, in bocca al leone! Gli risposi: ‘Daje’ accompagnato dal pugno. Un’ora dopo agenzie e quotidiani titolavano che ero arrivato con il pugno alzato. Il giorno successivo la querelle si alimentò”.
Sul ministro della Cultura Alessandro Giuli Elio Germano fa notare: “Agli ultimi David di Donatello ho assistito con estremo disagio alle sue esternazioni di fronte al presidente della Repubblica, ha parlato di una situazione rosea del cinema nonostante non sia così: il comparto è fermo da un anno e mezzo, ho toccato con mano la disperazione di professionisti, fonici, macchinisti, falegnami, molto ambiti all’estero, che stanno senza lavoro. E la responsabilità è anche di questo governo. Morale: stavo andando via quando un ragazzo con un telefonino mi ha fermato e mi ha chiesto che cosa pensassi. Non ho saputo mentire e gli ho risposto che mi sarebbe piaciuto che il ministro incontrasse i rappresentanti di categoria per avere il polso di quello che stava accadendo. Niente di esagerato, o no? Invece apriti cielo”. Infine una considerazione sull’idea di lasciare il cinema: “Lo penso in continuazione – confessa Elio Germano – l’ho pensato dopo quello che è successo con Alessandro Giuli”.
Sull’esistenza del “circolino degli attori” Germano non ha dubbi: “Certo, esiste dice – e per un motivo, però: oggi i film vengono finanziati dal ministero oppure dai privati tipo le banche, eccetera, che di cinema non ne capiscono. Quali film finanziano? Quelli dall’incasso sicuro. Una mezza sicurezza è data dagli attori che funzionano, un’altra mezza dalla storia e allora ci si ispira a libri, fumetti e personaggi realmente esistiti. Io so benissimo quanti soldi dà una banca se c’è il mio nome nel cast: come i calciatori, abbiamo una valutazione di mercato, con degli zeri di meno, che oscilla in base al box office”.
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