Addio a Pistorio, il padre dei chip europei

ROMA – Si è spento il profeta dei chip europei, quello che è riuscito a trasformare un’azienda sull’orlo del baratro, la Sgs-Ates, nel campione dei microprocessori, portandola alla fusione con i francesi di Thompson nel 1987. Pasquale Pistorio, il papà della St Microelectronics, è morto ieri a Milano a 89 anni.

L’ingegner Pistorio, come tutti lo chiamavano, era nato ad Agira, provincia di Enna, e si era laureato nel 1963 al Politecnico di Torino in Elettrotecnica. Ha detto no all’Olivetti, preferendo diventare un venditore di transistor della Motorola. Primo passo di una rapida scalata della società che lo ha portato negli Usa, a Phoenix in Arizona, negli anni ‘70 occupando posizioni sempre più importanti. Era ad un passo dal vertice, ma Pistorio ha preferito imboccare una strada diversa. Nel 1980 ha scelto di tornare a casa e ha accettato la sfida del salvataggio della Sgs, realtà dell’universo Iri – al comando c’era Romano Prodi – in grave difficoltà. Sfida vinta. Sotto la sua guida, durata 20 anni, è cresciuta un’azienda che oggi è tra le protagoniste mondiali del settore, quotata a New York, Parigi e Milano. Ha creato nella sua Sicilia, a Catania, l’Etna Valley, costruendo un equilibrio nella governance della St tra Italia e Francia, evitando che Parigi potesse prevalere. Rapporto che ora sembra entrato in crisi.

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Pistorio ha lasciato nel 2005 quella che era diventata una multinazionale dei chip che fatturava 9 miliardi di dollari. Ma non è andato in pensione. È stato in Confindustria con la delega all’innovazione, nei cda di Fiat, Brembo e Telecom Italia, di cui è stato presidente nel 2007, e ha creato una fondazione per aiutare i bambini nei Paesi in via di sviluppo. Quando la sfida era difficile, come ricorda Marco Bardazzi nel libro Silicon Europe, Pistorio rispondeva così: «È scientificamente provato che l’albatros è un uccello che non può volare, perché è troppo pesante. Ma lui non lo sa e continua a volare».

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