Sclerosi multipla, i cibi ultraprocessati peggiorano la malattia
Un acceleratore dell’infiammazione cronica, quella fiamma che non si spegne mai nelle persone con sclerosi multipla e che lavora silenziosamente, causando una progressione della malattia, anche se invisibile. Sono i cibi ultraprocessati, cioè molto lavorati, più volte al centro negli ultimi anni di ricerche scientifiche che li hanno correlati all’aumentato rischio di sviluppo di diverse malattie. Ora è il turno della sclerosi multipla, come dimostra uno studio presentato al congresso europeo che riunisce esperti e pazienti, Ectrims.
Merendine, pasti pronti e junk food non sono da considerarsi cause della malattia ma amplificano i processi già esistenti nelle persone con Sm. I dati sono eloquenti: fra le oltre 450 persone coinvolte nello studio, il gruppo che ne consumava di più ha avuto il 30% in più di ricadute di malattia rispetto al gruppo che seguiva un’alimentazione più sana. Non solo, i grandi consumatori di cibi molto processati presentavano anche un aumento significativo delle lesioni cerebrali che sono considerate un indicatore della progressione della malattia.
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Perché i cibi ultraprocessati aumentano l’infiammazione
“Additivi come emulsionanti e conservanti possono compromettere l’integrità dell’intestino, permettendo a tossine batteriche di entrare nel flusso sanguigno e attivare una risposta immunitaria che può raggiungere il cervello”, spiega Gloria Dalla Costa, neurologa alla Harvard T.H. Chan School of Public Health, di Boston, autrice dello studio. “In più, il consumo di questi cibi può modificare la composizione lipidica delle membrane, rendendo la mielina – la guaina protettiva dei nervi – più vulnerabile agli attacchi del sistema immunitario”.
Non si tratta di sostituire le terapie farmacologiche consolidate, ma di affiancarle, in modo simile a come oggi si consiglia la supplementazione di vitamina D o la cessazione del fumo. La riduzione del consumo di cibi ultra-processati è un “intervento a basso rischio e potenzialmente ad alto beneficio”, come lo definisce Dalla Costa. Soprattutto se si riesce ad agire tempestivamente. Lo studio presentato, infatti, ha coinvolto persone con Sindrome clinicamente isolata (Cis), la prima manifestazione della Sm, e dimostra che l’infiammazione agisce da subito, anche senza segni evidenti.
Una svolta nella diagnosi: i nuovi criteri McDonald
Ogni ritardo nella diagnosi rappresenta quindi una finestra di opportunità persa, un periodo in cui il danno neurologico può accumularsi senza essere contrastato da trattamenti efficaci. Per questo motivo, l’aggiornamento dei criteri diagnostici internazionali, noti come Criteri McDonald, frutto di un lavoro di anni di neurologi e persone con Sm, annunciata qualche giorno fa con la pubblicazione su The Lancet Neurology, è un’ottima notizia. I nuovi criteri, infatti, introducono modifiche sostanziali per semplificare e accelerare il percorso diagnostico, aumentando anche la precisione. “I nuovi criteri rappresentano un cambiamento concreto nella diagnosi della sclerosi multipla: sono più sensibili e permettono un accesso più rapido alle cure, soprattutto nei casi più gravi. Resta fondamentale il ruolo del clinico, che interpreta i dati e distingue la SM da altre patologie simili. Una diagnosi tempestiva consente di iniziare subito i trattamenti efficaci, migliorando in modo significativo il decorso della malattia e offrendo alle persone la possibilità di affrontarla con maggiore consapevolezza per il proprio futuro”, sottolinea Mario Alberto Battaglia, Presidente di Fism la fondazione di Aism.
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Il risultato più tangibile di queste innovazioni è la drastica riduzione dei tempi di diagnosi. Se nel 2001 la media era di quattro anni, oggi – seguendo le nuove indicazioni – è possibile arrivare a una diagnosi certa in pochi mesi. “Come Aism, ci impegniamo affinché questi aggiornamenti vengano recepiti nella pratica clinica italiana, perché ogni giorno perso nella diagnosi è un giorno perso nella possibilità di prevenire la progressione di malattia”, conclude Paola Zaratin, Direttore della Ricerca Scientifica di Aism/Fism.
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