Paul Richardot “Nella vita e nei romanzi è tutta una questione di naso”

Hélias Révol è un giovane dotato di un olfatto eccezionale. Assunto da una società di profumi che crea fragranze capaci di evocare ricordi, ha il compito di trasformare le memorie dei clienti in fragranze su misura. Compito pericoloso, come capirà venendo in contatto con i segreti aziendali e con un’indagine su un caso di violenza sessuale. Fino a dover scegliere tra successo e coscienza. È questa la trama di Fragrancia (Garzanti), thriller d’esordio del francese Paul Richardot, giovane e già affermato “naso” dell’alta profumeria francese. Che qui spiega come tra odori e memoria ci sia un legame inscindibile, che potrebbe diventare addirittura pericoloso. E che avverte: il benessere, persino la felicità, passano anche dal fare silenzio, anche olfattivo, nel caos che ci circonda.

Il mondo dell’alta profumeria sembra un universo ovattato, dove entrare in punta di piedi. Apparentemente più da storia romantica che da thriller. Perché ha scelto questo genere?
«Confesso subito il mio debito. Ho costruito un intreccio giallo su un mondo che conosco bene. Avevo il tema e anche una fonte di ispirazione: Il profumo di Patrick Süskind, che negli anni Ottanta fu un bestseller mondiale. Il suo protagonista, Jean-Baptiste Grenouille, si muove nella Francia del XVIII secolo ed è un killer. Quindi diciamo che è stato lui ad aprirmi la strada. Strada peraltro poco frequentata: la letteratura sui profumi è fatta di manuali o autobiografie. Non di romanzi, non di opere di immaginazione pura. Così ho pensato: il giallo apre mondi per il lettore, e può essere la chiave per conoscere un universo come quello dove mi muovo».

Nel romanzo una misteriosa sostanza, l’svm, provoca una sorta di shock a livello neuronale, tale da riportare chi la annusa nel proprio passato; da qui a farne l’oggetto di un contrabbando pericoloso il passo è breve. Anche nella realtà il crimine incrocia il suo mondo?

«Quando studiavo profumeria mi raccontarono un aneddoto che risale agli anni Settanta. Come sa, i profumi hanno una base alcolica. Qualcuno chiese a un profumiere di creare una fragranza che si potesse anche bere. L’idea era di contrabbandarla in modo clandestino nei paesi in cui l’alcol era proibito. L’idea di una “mafia del profumo” non è poi così improbabile. Sappiamo per certo che c’è un mercato grigio dei profumi: non solo contraffazione, ma scontri sulle materie prime, che a volte sono molto costose e molto rare. La vaniglia, o l’iris ad esempio. Io tuttavia immagino qualcosa di un po’ diverso, a partire dalla capacità evocativa degli odori, dai loro codici segreti».

I codici segreti degli odori sono ciò che Hélias, il suo protagonista, sa decifrare. Soffre di ansia sociale e gli altri per lui sono un mistero. I profumi gli offrono una chiave. C’è qualcosa di autobiografico?

«Hélias non è attrezzato dal punto di vista emotivo. Renderlo così sensibile agli odori è un espediente narrativo per aiutarlo a vincere il suo handicap e renderlo interessante: per lui gli eventi che per altri sono la normalità diventano quasi insormontabili, mentre eccelle nelle situazioni estreme. Non so se ci sia un punto di contatto con me. Forse le tecniche mentali».

Tecniche mentali?

«Sì, entrando alla Scuola superiore di profumeria, a Parigi, ho capito che non puoi fare il “naso” se non apprendi qualche stratagemma per catalogare e ricordare gli odori. Ti ritrovi a testare quattro tipi di lavanda: sono comunque lavanda, quindi come li distingui? Pensi, ad esempio “questo ha una sfumatura di banana”. E la banana poi la associ a qualcos’altro, con una tecnica. Ognuno ha la sua».

Ad esempio?

«Alcuni ricordano i colori. A me la banana, ad esempio, ricorda il vetro scuro. Altri fanno delle associazioni musicali, o evocano ricordi di infanzia. Siamo liberi nel modo in cui “recuperiamo” gli odori».

Questo ci riporta al misterioso ingrediente al centro della storia: risveglia la memoria del passato ed è così potente da diventare una droga. È un catalizzatore delle sue conoscenze sul profumo?

«Le tecnologie che cito nel libro esistono e vengono utilizzate in profumeria. L’unica cosa che non esiste è questa droga, l’svm che stimola la memoria del passato».

Crede che sarà possibile creare qualcosa del genere in futuro?

«Non lo so. Sarebbe come aprire un vaso di Pandora. In teoria è fantastico poter suscitare ricordi olfattivi e quindi emozioni legate al passato. Potrebbe aiutare molte persone. Ma sappiamo bene che se esistesse qualcosa del genere, non verrebbe usato per fare del bene, piuttosto per “drogarsi di passato” e non tornare al presente. E poi diventerebbe un modo per fare soldi e solo i più ricchi potrebbero accedervi. Ecco perché l’ho trovata un’invenzione interessante. Nel romanzo sia la mafia che l’azienda immaginaria puntano su questa tecnologia proprio per incrementare i profitti».

Lei perché ha scelto questo settore?

«C’è un motto che mi piace molto: arrivare per caso, restare per amore. Al liceo avevo letto Il profumo e scritto una tesina sugli odori e come modificano il nostro comportamento. Poi la Scuola di profumeria ha aperto i battenti e ho scoperto che per accedere non serviva la matematica, che è sempre stata la mia bestia nera. Così ho tentato l’ammissione. Dopo la Scuola ho avuto l’opportunità di rilevare la Maison Violet, un’antica casa di profumeria, e farla entrare nel presente. Sono rimasto in questo mondo, direi, per le sue sorprese».

Qualcuna di queste sorprese ci riguarda tutti?

«C’è molto rumore nel mondo in cui viviamo: siamo circondati da atmosfere profumate ovunque. Si tratta di odori sintetici, artificiali. Diventa difficile respirare bene, respirare, per così dire, il silenzio. Dobbiamo ridurre l’inquinamento olfattivo: deodoranti, detersivi, eccetera. Dobbiamo comprare ciò che è “senza profumo”. Le vere sorprese arrivano se abbiamo il naso e la mente liberi per gli odori che contano davvero per noi».

I suoi quali sono?

«Il monoi. Il profumo del fiore di tiaré. Un profumo molto solare, molto bianco, che mi ricorda le vacanze in Corsica da bambino. E il flacone di Capsule di Lagerfeld, che mi piaceva da ragazzo. Mi fa pensare al passaggio all’età adulta».

IL LIBRO

Fragrancia di Paul Richardot, Garzanti. Trad. A. Mola, pagg. 224, euro 18

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