La magnifica Italia del volley, così De Giorgi ha scacciato l’incubo Polonia: “Possiamo gestirla”
Un’Italia magnifica, nel momento più temuto. L’Italia più bella di Fefè De Giorgi, quando contava di più. Tre a zero alla Polonia, ancora meglio che nella sorprendente finale di tre anni fa a Katowice. 25-21, 25-22, 25-23 a suggellare una superiorità manifestata soprattutto nei passaggi più complicati della semifinale che sembrava a molti la finale anticipata. Se è stato davvero così lo si capirà domani a Manila dalle 12,30, contro un outsider come la Bulgaria tornata dopo 55 anni in finale, battendo 3-1 la Repubblica Ceca. In un curioso incrocio del destino, si troveranno uno contro l’altro il presente e il passato della panchina azzurra: De Giorgi contro Gianlorenzo Blengini, che guidò gli azzurri fino ai quarti delle Olimpiadi di Tokyo, lasciando il posto al collega pugliese che vinse subito Europei e Mondiali.
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La sesta finale della storia
Per l’Italia si tratta della seconda finale mondiale consecutiva, la sesta della sua storia dopo le edizioni del 1978 a Roma (argento), 1990 a Rio de Janeiro (oro), 1994 ad Atene (oro), 1998 a Tokyo (oro) e 2022 a Katowice (oro). Giannelli, Romanò, Michieletto e Bottolo, Gargiulo e Russo, più Balaso libero: l’Italia è entrata in campo con il sestetto base, ma soprattutto con l’atteggiamento di chi non ha paura già esibito nel 9-0 a Ucraina, Argentina e Belgio. Senza complessi di inferiorità contro una corazzata che aveva inflitto due mortificanti 3-0 agli Europei di Roma davanti al presidente Mattarella e nell’ultima finale di Nations League a Ningbo. Romanò ha messo a terra più punti del fuoriclasse Wilfredo Leon (15 a 14), l’Italia ha piazzato 34 attacchi vincenti a 30, ha tenuto a muro (9-10) e ha dominato al servizio: 7 ace a 3. Qualche vantaggio è arrivato dai tanti errori polacchi nella fase iniziale del match, soprattutto di Sasak che all’ultimo momento aveva sostituito il baluardo infortunato Kurek. Ma anche quando i polacchi hanno trovato il ritmo partita, i muri di Kochanowski, il braccio dinamitardo di Leon, Giannelli e compagni hanno gestito una Polonia che giocava al suo livello. Il minimo svantaggio iniziale (10-13) è stato commentato da De Giorgi con queste parole durante il time out: “Sono situazioni che possiamo gestire”. Aveva ragione: con un muro di Romanò su Leon carambolato sulla schiena di Kochanowski e un diagonale di Michieletto, l’Italia è passata in vantaggio, allungando (Gargiulo ha scaricato sul muro, Romanò ha sfoderato un diagonale tagliente) e chiudendo con un diagonale di Bottolo.
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La rimonta da 1-4 a 6-6 nel secondo set
Con un muro di Gargiulo su Semeniuk l’Italia ha completato una rimonta da 1-4 a 6-6 nel secondo set. Romanò è salito in cattedra, trafiggendo Sasak e Leon, poi scaricando l’ace, avviando anche la seconda frazione verso la conclusione, scritta da due giocatori appena entrati: Anzani al centro e Sani in battuta, così lucido da trovare il punto del 2-0 con il primo dei suoi due ace. Anche nel terzo set l’Italia ha reagito con calma alla riscossa polacca che non poteva che arrivare. Sul 5-10 De Giorgi ha avvertito: “Stiamo perdendo di qualità”. In questa fase l’Italia ha spento le illusioni: Romanò ha piazzato la parallela precisa, Giannelli ha alzato il muro e deviato, Porro appena entrato ha messo un bel diagonale, Romanò ha liberato due volte il sinistro su invito di Giannelli, Russo è stato deviato fuori da Leon. Sul 19 pari ancora protagonisti i nuovi entrati: Anzani ha alzato il muro, Sani ha fatto ace dopo quello di Michieletto. Un’azione infinita si è conclusa col diagonale del nuovo entrato Porro. Michieletto ha liberato il sinistro con tre match point a disposizione, realizzando il terzo in pipe. Il colpo che vale la finale.
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