Usa, scatta lo shutdown: congelata l’amministrazione. Scontro tra dem e repubblicani

WASHINGTON – L’ordine è partito dalla Casa Bianca poco prima della mezzanotte, firmato dal direttore del bilancio Russel Vought. “Eseguite i vostri piani per uno shutdown ordinato”, era la disposizione data ai dipartimenti e alle agenzie che governano gli Usa. Così, a mezzanotte e un minuto, in America è iniziato il blocco delle attività non essenziali dello stato, con i relativi licenziamenti del personale e stop dei servizi. Effetto e dimostrazione pratica della spaccatura politica e ora della paralisi che affligge il Paese, poco più di otto mesi dopo l’inizio del secondo mandato di Donald Trump. Il motivo stavolta sono i tagli alla sanità pubblica voluti dall’amministrazione, per finanziare le riduzioni delle tasse, ma il braccio di ferro è più ampio e da entrambe le parti cerca di porre le basi per sconfiggere gli avversari alle elezioni midterm del novembre 2026.

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La legge stabilisce che ogni anno entro il primo ottobre il Congresso deve approvare 12 leggi individuali e separate, per finanziare le “spese discrezionali”, che sono circa un quarto del totale nel bilancio federale. Le altre, come quelle per le pensioni o il pagamento degli interessi sul debito, sono invece obbligatorie e procedono in automatico. Raro che tutte le 12 leggi vengano votate in tempo, e quindi in genere si ricorre ad una “stopgap continuing resolution”, che proroga le spese statali, bloccandole però al livello esistente, senza quindi la possibilità di aumentarle o diminuirle. Quando ciò non accade scatta lo “shutdown”, ossia il blocco progressivo delle attività dello stato federale.

Questo è successo a mezzanotte e un minuto, perché prima i democratici hanno impedito il passaggio al Senato della misura “stopgap” proposta dai repubblicani, e poi i repubblicani hanno fatto altrettanto con quella dei democratici. Il partito di Donald Trump attualmente ha la maggioranza in entrambe le aule, però per superare la pratica del “filibustering” ha bisogno di 60 voti in quella alta, che al momento non possiede. Quindi l’opposizione ha in sostanza un potere di veto, che ha usato per impedire il passaggio della “continuing resolution” e quindi provocare lo shutdown.

Il motivo principale della sfida sta nel fatto che per finanziare i tagli alle tasse contenuti nel “Big Beautiful Bill” firmato da Trump il 4 luglio scorso, il Gop fa scadere alcuni sussidi offerti da Obamacare, ossia la riforma sanitaria voluta da Barack, e taglia altri elementi dell’assistenza pubblica. Ciò significa che le famiglie pagheranno tra 400 e 600 dollari in più al mese per l’assicurazione, secondo i calcoli del leader democratico al Senato Schumer. Circa 4 milioni di americani perderanno l’assistenza a partire dall’inizio del prossimo anno e 20 milioni vedranno aumentare i prezzi delle polizze. Il Congressional Budget Office stima che a causa di questi provvedimenti, altri 10 milioni di cittadini resteranno senza copertura entro il 2034.

I democratici sono convinti che questi effetti avranno un impatto devastante su Trump e il suo partito, spingendoli alla sconfitta nelle elezioni midterm del prossimo anno e quindi paralizzando l’agenda legislativa del presidente. I repubblicani invece sono certi che gli elettori scaricheranno la colpa del blocco sui loro avversari, punendoli alle urne. Il capo della Casa Bianca lo ha detto esplicitamente: “Lo shutdown ci permetterà di eliminare un sacco di posti di lavoro e programmi che piacciono ai democratici”. Quindi li ha accusati di voler regalare la sanità gratuita agli immigrati illegali, anche usando un finto video generato dall’intelligenza artificiale che mostra il capo dell’opposizione alla Camera Hakeem Jeffries col sombrero e i baffi. Jeffries ha risposto pubblicando una foto di Trump sorridente con Epstein, con su scritto: “Questa invece è vera”.

Così da mezzanotte e un minuto sono iniziati i blocchi delle attività, che ad esempio riguardano i musei e i parchi nazionali, ma si estenderanno progressivamente anche ad altri aspetti delle attività statali. In totale, rischiano di essere lasciati a casa 334.904 dipendenti del dipartimento alla Difesa, 34.711 al Commercio, 32.460 alla Sanità e i servizi, 16.651 al dipartimento di Stato, 14.874 a quello per i veterani e 14.184 alla Homeland Security, che gestisce anche l’immigrazione, oltre a 13.432 persone all’Ambiente, 12.840 alla Giustizia, 12.213 ai Trasporti, 9.775 al Lavoro.

Gli americani pagheranno il prezzo, in termini di servizi e posti di lavoro perduti, ma il punto dei due partiti è proprio questo. Far sentire al Paese il dolore provocato dai loro avversari, per posizioni ideologiche che nel caso dei repubblicani privilegiano i tagli alle tasse e alla spesa, e nel caso dei democratici la preservazione della sanità pubblica. Poi toccherà agli elettori decidere cosa preferiscono e quindi chi punire.

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