La nuova politica Bei sull’energia: addio fossili, sì al nucleare
Mille miliardi di euro per finanziare la transizione verde europea. È l’obiettivo fissato dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) nella nuova Climate Bank Roadmap 2026–2030, la seconda fase del piano che consolida il ruolo dell’istituto di Lussemburgo come “banca climatica” dell’Unione. Il traguardo non riguarda solo i prestiti diretti della Bei, ma il volume complessivo di investimenti pubblici e privati che la banca punta a mobilitare nei prossimi cinque anni, grazie a un effetto leva sui propri finanziamenti annuali. Oggi pari a circa 90 miliardi di euro, di cui oltre la metà già destinata a progetti sostenibili.
Con la roadmap, la Bei definisce il nuovo perimetro della finanza verde europea. Almeno il 50% dei finanziamenti annui sarà riservato a iniziative legate al clima e all’ambiente; 30 miliardi di euro andranno all’adattamento, per interventi su acqua, agricoltura, città resilienti e infrastrutture critiche.
Nel quadro di questa strategia si inserisce il documento “Energy Sector Orientation – Powering Competitiveness, Climate and Strategic Autonomy”, la bussola energetica della roadmap che traduce in scelte concrete i target climatici e industriali europei. Nel documento, viene illustrata la decisione di cambiare missione e strumenti, passando da banca infrastrutturale a motore industriale della transizione.

Tra le decisioni più forti c’è lo stop definitivo ai progetti che interessano i combustibili fossili – gas, petrolio o carbone – se non dotati di tecnologie di abbattimento o compensazione delle emissioni, come sistemi di cattura e stoccaggio della CO2 (Ccs) o soluzioni equivalenti di rimozione del carbonio. È una svolta formale e politica: la banca di fatto rinuncia a sostenere infrastrutture fossili “tradizionali”, inclusi gasdotti e centrali convenzionali, orientando la propria finanza verso soluzioni a zero o basse emissioni. Contestualmente, apre per la prima volta al sostegno esplicito di tecnologie nucleari di nuova generazione — dai Small Modular Reactors (Smr) ai progetti di fusione — riconoscendole come “tecnologie pulite emergenti essenziali per la decarbonizzazione di lungo periodo”.
La Bei riconosce inoltre che l’energia europea costa troppo: fino a tre volte di più rispetto a Stati Uniti e Asia. Per questo, il documento lega strettamente energia e industria, promuovendo investimenti in rinnovabili, reti, accumuli e produzione europea di tecnologie pulite. Secondo la Commissione europea, serviranno 584 miliardi di euro entro il 2030 solo per le infrastrutture elettriche. Una sfida che la Bei intende sostenere in piena coerenza con il Grid Action Plan.
Nel 2024 i prestiti al comparto energetico hanno già raggiunto 31 miliardi di euro, più del doppio rispetto al 2021. L’obiettivo ora è duplice: abbassare i costi dell’energia e ricostruire la base industriale europea. La banca punta a catalizzare investimenti privati con un effetto leva stimato di 1 a 10, attraverso nuovi strumenti di garanzia, fondi di venture debt e obbligazioni verdi, inclusi i green bonds dell’Unione.
Due le altre grandi novità. Per la prima volta la digitalizzazione dell’energia entra tra le priorità Bei: reti intelligenti, AI e cybersecurity diventano pilastri della nuova resilienza europea contro shock climatici, informatici e geopolitici. In parallelo, la Bei sarà anche uno degli strumenti centrali del Global Gateway, la piattaforma europea di cooperazione con Africa, America Latina e Mediterraneo per progetti energetici e materie prime critiche. L’obiettivo è consolidare la sicurezza energetica attraverso la diversificazione delle fonti e dei partner, sostenendo partenariati come le Just Energy Transition Partnerships (Jetp).
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