Shanghai, Djokovic vomita ancora durante il match con Vacherot: “Prossima domanda, per favore”
Vacherot ha fatto un’impresa, il primo a riconoscerlo è Djokovic che dopo la sconfitta stringe le mani dell’avversario a rete e gli dice: “Sei stato unbelievable”. Ma Nole non si reggeva in piedi. Ha sofferto il caldo afoso, c’era anche nei giorni precedenti, l’aveva già patito, ma dopo tanti match faticosi con afa e umidità folle il fisico del campione, 38 anni, non ha retto.
Ha chiesto tre volte l’intervento del fisioterapista fin dal quarto game, faceva spostamenti minimi, ha mollato tanti punti per cercare di arrivare in fondo al match. E non ritirarsi.
Anche per questo Vacherot ha ottenuto tanti vincenti, ma è stato comunque bravo: è la prima volta che un tennista non tra i primi 200 in classifica riesce a raggiungere una finale di un Master 1000. Ma Djokovic non era lui.
Ha vomitato di nuovo, come aveva fatto dei sedicesimi di finale contro Yannick Hanfmann. Si è piegato più volte. Si è accasciato a terra. Come sia riuscito ad arrivare alla fine del match è un mistero per umani con fisici normali. Ma anche per lui è difficile da spiegare. Glielo chiedono dopo il match, gli chiedono qual è il suo stato fisico e di salute: “Prossima domanda, prego”, risponde.
È già stato detto che il torneo di Shanghai è stato tra più inumani, mostruosi, folli che il calendario potesse proporre? Sì, è già stato detto. Ma le immagini di Sinner che deve usare la racchetta per camminare, Djokovic che vomita, Rune che chiede se gli organizzatori stiano aspettando il morto dovrà far riflettere prima o poi. Meglio prima.
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